Oltre Dracula: il complesso di Santa Maria La Nova

Santa Maria la NovaDa giorni, folle di turisti, napoletani e stranieri (soprattutto americani e nordeuropei), accorrono al Complesso di Santa Maria La Nova, situata nel centro storico di Napoli, pressoché alle spalle di Piazza del Gesù, un luogo sempre affollato per locali e per le meraviglie artistiche. Ma perché hanno scelto di volere invadere questo complesso proprio in questo periodo?
Da alcune settimane è uscito un articolo sul giornale Il Mattino in cui si afferma che il celeberrimo Conte Dracula, conosciuto da tutti per i film e le saghe realizzate su di lui, fosse sepolto in una tomba collocata nel chiostro di Santa Maria La Nova. Sebbene, siano questioni interessanti(sono stati ricercatori stranieri ad avanzare questa ipotesi) e ancora del tutto nella fase sperimentale, il cosiddetto “fattariello” ha fatto in modo che molti si interessassero finalmente di questa struttura.
Fu eretta per volere del re Carlo I d’Angiò alla fine del XIII secolo e ha subito diverse fasi di costruzioni a causa di vari terremoti nei secoli addietro. È situata in Largo Santa Maria la Nova, in una zona frequentata ad oggi da numerosi passanti e fu ricostruita nel 1596 da Giovanni Cola di Franco. La facciata è di gusto rinascimentale ed è caratterizzata da due grandi scaloni laterali, paraste, lesene e un alto basamento in piperno. L’interno è a croce latina, navata unica e cappelle laterali. Ciò che abbaglia e meraviglia lo sguardo è lo splendido soffitto di legno dorato e decorato da ben 46 dipinti incassati, opera di importanti artisti come Belisario Corenzio e Fabrizio Santafede. L’interno è ricchissimo di decorazioni, di intarsi lignei e marmorei e costellato di dipinti e affreschi. L’altare maggiore è su disegno di Cosimo Fanzago mentre i numerosi affreschi, sono opera di Massimo Stanzione. Il complesso comprende anche il chiostro piccolo, con volte affrescate e monumenti funerari, l’ex refettorio ed il chiostro grande.
Si auspica che i lavori di ricerca continuino con la supervisione anche di ricercatori napoletani e che questo interesse dei cittadini si trasformi in orgoglio, non legato quindi solo al “fatto” ancora da verificare, ma per il patrimonio che la città custodisce da secoli e che aspetta soltanto che venga valorizzato il più possibile.


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