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Effetti negativi del Def sugli elettori: in sette giorni Renzi perde un punto percentuale di popolarità.

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matteo-renzi1-770x513Il Consiglio dei Ministri ha approvato, lo scorso venerdì, il tanto discusso Def (Documento di programmazione economica e finanziaria). Da quel momento per alcuni nei giorni precedenti sono scattate le polemiche e le critiche per la manovra economico-finanziaria decisa dal governo Renzi. E’ vero che all’interno del documento, per quel che concerne le stime della crescita futura del Pil, il governo ha previsto un +0,7 per cento e una ripresa più veloce nel 2016 e 2017 con l’1,4 per cento e l’1,5 per cento. Così come è vero che il pareggio di bilancio, per i conti pubblici, dovrebbe raggiungersi nel 2018. Tuttavia, ci sono aspetti non del tutto chiari agli italiani, su tutti: da un lato, il “tesoretto” di 1,6 miliardi di cui si sta parlando molto in questi giorni e, dall’altro, la questione tasse.

In particolare, durante la presentazione del Def in conferenza stampa, il premier Renzi ha promesso che nei prossimi due anni non vi sarà alcun aumento delle tasse per finanziare i tagli alla spesa pubblica. Sul secondo aspetto, il “tesoretto”, ossia 1,6 miliardi di euro che il governo si troverebbe in questo momento in avanzo, ha affermato che prossimamente si deciderà come utilizzarli. Il problema è però la poca chiarezza sulla fuoriuscita di questo “tesoretto”. Comunque, le prime indiscrezioni riportano la possibilità di un loro utilizzo per estendere il bonus degli 80 euro anche ad altre categorie che oggi non ne beneficiano. Aldilà di queste ipotesi, tuttavia, pare che la manovra economica da poco ufficializzata non stia avendo e non avrà effetti positivi sull’elettorato di Renzi e del Pd. Infatti, in una sola settimana, ossia l’ultima, dall’annuncio del Def alla sua approvazione, il Pd avrebbe perso lo 0,8 per cento, attestandosi attualmente a quota 37,6 per cento. Sono questi i dati delle intenzioni di voto registrate da Ixe’ e riportate in Agorà (sui Raitre). Lo stesso Renzi ha perso in sette giorni un punto percentuale di popolarità tra gli italiani, passando dal 39 per cento al 38 per cento. Quello che dovrebbe far preoccupare ancor di più il Presidente del Consiglio è, poi, il dato sulla percezione dell’imposizione fiscale: per il 73 per cento degli italiani le tasse sarebbero aumentate.

Con questi dati alla mano, pertanto, proprio ora che si prospetta un’ennesima ondata di tasse, delegata però dal governo agli enti locali e che ha scatenato l’ira dei sindaci italiani, non si comprende bene dove sia finito il Renzi buon riformista. Sembra piuttosto uno della vecchia sinistra che con le tasse ha avuto sempre un brutto rapporto. Il premier non capisce – o fa finta di non capire – che in questo modo la nostra Pubblica amministrazione continuerà ad essere inefficiente e percepita come parassita. L’Italia difficilmente uscirà dalla crisi grazie a queste manovre. Semmai dovesse accadere – ce lo auguriamo tutti quanto prima – sarà molto probabilmente per fattori esogeni, riguardanti il contesto europeo ed internazionale. Eppure i media nazionali continuano a parlare di ripresa e continuano a collegare le stime positive al lavoro dell’attuale governo. Poi basta guardare il calendario e ci si accorge che manca un mese e mezzo alle prossime elezioni amministrative: ecco spiegato il clima positivo sulla crescita del Paese. Magari prima del 31 maggio prossimo anche questo benedetto “tesoretto” di 1,6 miliardi avrà trovato “magicamente” i suoi destinatari.