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Casoria. L’artista Rofo e la sua arte che rinasce dai rifiuti. Leggi l’intervista

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11065577_10205301025159562_2072571959_oL’artista Casoriana, che si identifica con lo pseudonimo ROFO, ha esposto per la prima volta le sue opere d’arte in data 21 e 22 marzo a Casoria, sfruttando l’iniziativa lanciata dal quartiere Stella. Così come nel mito dell’araba fenice il fantastico uccello rinascerebbe dalle sue ceneri in una metafora di resurrezione, così i vividi colori delle opere di questa eclettica artista nascono dal riciclo dei sacchetti di plastica dei rifiuti, che fusi dal calore rinascono a nuova vita, creando un sottile strato di colore e dando vita ad immagini e forme suggestive. Data la curiosità suscitata in molti dalla singolare tecnica artistica abbiamo deciso di intervistare l’artista.

Innanzitutto è d’obbligo chiederle il perché della scelta dell’anonimato, che rende impossibile rintracciarla a chiunque sia interessato a Lei o ai suoi lavori, anche eventualmente possibili acquirenti.
Ho conservato l’anonimato perché la mia decisione di esporre non è derivata dalla volontà di dare visibilità alle mie opere, ma solo dalla scelta di dare un piccolo contributo alla nobile iniziativa dei giovani del mio quartiere. Non avrei mai creduto che i miei lavori avessero potuto suscitare interesse.

L’idea di utilizzare i rifiuti per creare “arte” non è certo innovativa, il mondo dell’arte si è cominciato ad interessare ai rifiuti già a partire dalla seconda metà del XX secolo. Artisti come Andy Warhol, Arman, César, Burri, Pistoletto, Tàpies, Beuys, e poi Noble, Muniz, Smith, Ji Yong-Ho, Monticelli e Pagone, Ha Schult… ma questa tecnica non l’avevo ancora vista. Come è nata l’idea e quale ne è il senso.
L’idea mi è venuta seguendo un tutorial del programma di Rai 2 “detto fatto”, nel caso specifico però i sacchetti di plastica venivano fusi per creare un materiale con cui realizzare delle borse. La tecnica mi ha colpito così l’ho sviluppata utilizzandola per dare “voce” e “forma” a dei pensieri.

11120587_10205301054080285_864260028_nNella maggior parte dei casi gli artisti che creano coi rifiuti non si limitano ad un semplice uso estetico degli oggetti da scarto, ma li utilizzano per giungere ad un’interpretazione metaforica della condizione dell’uomo, insomma il rifiuto si vede, in tutta la sua bruttezza e carica allegorica. Anche in questo senso lei si differenzia dagli altri artisti, nelle sue opere, infatti, i rifiuti non si vedono, essi trasformano, rinascendo, appunto, a nuova vita. Per dirla con le parole di Andy Warhol “gli scarti sono probabilmente brutte cose, ma se riesci a lavorarci un po’ sopra e renderli belli o almeno interessanti, c’è molto meno spreco”.
Si, sono convinta che il riciclo sia un ottimo strumento per trasformare ciò che può sembrare uno scarto, anche talvolta tossico, in qualcosa di utile e piacevole. Ciò, oltre a permettere di preservare il nostro pianeta, può servire a creare lavoro, inoltre, dare una seconda vita ai rifiuti è un rimedio per combattere il problema dello smaltimento illegale da parte delle ecomafie.