Il riconoscimento da parte della Russia dei territori interni ai confini dell’Ucraina, nel Donbass, non è la guerra così come siamo abituati a pensarla ma ci somiglia molto. Quella che potrebbe in queste ore diventare l’invasione dell’Ucraina è in realtà la prima guerra dei tempi moderni, fatta di pressione mediatica esercitata a colpi di tweet, di attacchi hacker ai principali siti governativi. Tutte azioni che – ci auguriamo fino alla fine di no – precederanno il movimento dei carri armati russi schierati per ora a difendere i “confini” delle repubbliche filorusse.
Ma quella che in queste ore sta diventando una deriva nazionalista è in realtà una strategia che Putin ha costituito da lontano lasciando credere all’occidente di essere quel leader capace di lasciarsi alle spalle la guerra fredda inondando i paesi europei di gas. Alla farsa del “Putin buon amico” ci sono cascati in tanti. La Germania che ha costituito il gasdotto Nord Stream e noi italiani che dalla Russia compriamo il 40 % del nostro fabbisogno di energia prodotta dal metano, scegliendo di disimpegnarci in Libia dove pure avevamo improntato grossi investimenti per lo sfruttamento delle risorse naturali.
Proprio l’atteggiamento morbido e compiacente dei principali governi europei verso la personalità di Vladimir Putin, dittatore di fatto della Russia, gli ha permesso in questi anni di progettare con cura le invasioni di questi giorni di quei territori che egli considera il confine del “mondo russo”; quindi roba sua.
Eppure Putin aveva cominciato a svelare il suo volto quando ha cambiato la Costituzione pur di assicurarsi il potere assoluto in patria; quando ha praticamente condizionato le elezioni di Trump negli Usa; quando, soprattutto, ha invaso e successivamente annesso con un referendum farsa la Crimea senza che nessuno in Europa si scandalizzasse più di tanto. Per non contare ciò che ha combinato in Cecenia.
Oramai non si può più tornare indietro, la situazione lascia presagire che si darà in qualche modo voce alle armi con il pericolo che si spari in Donbass ma anche dal confine nord con la Bielorussia e sarebbe in quel caso una catastrofe.
Unione Europea, Gran Bretagna e Usa hanno applicato sanzioni stringenti contro la Russia. Hanno bloccato due grosse banche russe e il debito sovrano con l’obiettivo di togliere a Putin la capacità finanziaria. Con la speranza che gli stessi oligarchi russi che mantengono in mano a Putin la chiave del gas si ribellino e facciano in modo da metterlo da parte.
Sì perché la sola soluzione è quella di fermarlo, sconfiggendolo con sanzioni economiche dure e che non siano ipocrisia. Nell’immediato un nuovo equilibrio energetico per l’Europa non c’è e quindi è urgente e necessario che la Russia torni ad essere un interlocutore affidabile e soprattutto pacifico. Per l’Ucraina, per l’Europa, per il mondo intero.
