Talenti all’estero. Un giovane cuoco casoriano si realizza a New York.

10985238_10152593454631447_4633948075756369010_nUn boom di italiani cerca fortuna all’estero, e una forte percentuale viene sfiorata da tanti giovani insoddisfatti o “curiosi”, perché stanchi di cercare invano un lavoro ed essere “precari a tempo indeterminato”. La fotografia dell’occupazione che emerge dai dati ogni anno è drammatica.
L’esperienza di un giovane casoriano, invece, restituisce un’immagine positiva e speranzosa di chi ha lasciato il Paese e ha lavorato sodo per raggiungere i propri obiettivi. Giuseppe Marrone, 29 anni, è da sempre appassionato di cucina e ispirato dai valori della sua famiglia. Curiosità e amore per la tradizione, i gusti e i sapori della sua terra, uniti a tanto impegno e duro lavoro lo vedono oggi proprietario di un apprezzatissimo ristorante di New York.  Ma dietro tutto questo c’è un’esperienza ricca di tappe importanti e formative, che emergono anche dall’intervista per “Il Giornale di Casoria”.

Qual è stato il tuo percorso di studi?
Sono diplomato presso l’ IPSSAR “Angelo Celletti” di Formia (LT).

Di cosa ti occupi oggi e dove?
Sette mesi fa, ho realizzato il mio sogno, quello di aprire un ristorante. Il “Forno Rosso” è situato a Brooklyn al 327 di Gold Street, New York. Sono executive chef e director of operations del ristorante. Da titolare, cerco di  migliorare tutti gli aspetti della mia attività: dal menù, alla scelta e al controllo degli alimenti utilizzati, alla gestione del personale, alla cura del cliente e della sua soddisfazione. Mi diletto a proporre sempre nuove formule di marketing per promuovere l’attività.
Offro anche servizi di catering in tutta New York, anche per gli eventi più esigenti come la settimana della moda, produzioni cinematografiche e feste private di celebrità.
Il prossimo mese aprirò un altro ristorante a New York, “Wallabout”, che avrà tutte specialità a base di pesce.

Guardando al passato, potresti raccontarmi le tappe più importanti del tuo percorso lavorativo?
Dopo il diploma, ho lavorato presso il famoso ristorante “San Domenico”, di Imola, sotto la guida del maestro chef italiano Valentino Mercatilli. Sono stato in Svizzera, a St. Moritz, al “Kulm Hotel” con l’executive chef Hans Nussbaumer, e poi mi sono spostato a Londra, all’hotel “The Ritz” con l’executive chef John Williams. Da lì, ho avuto un’altra importante esperienza lavorativa ai Caraibi. Queste pregresse esperienze mi hanno trasmesso tanto a livello esperienziale, sia sotto l’aspetto culinario che manageriale.

Hai avuto esperienze di lavoro a Napoli?
Ho lavorato presso il ristorante “Il poggio del Cardinale”, a San Giorgio a Cremano, ritenuto da molti uno dei migliori ristoranti di Napoli.

Cosa ti ha spinto a viaggiare e andare “altrove”?
Napoli è la città più bella del mondo, ma purtroppo l’Italia in generale sta cadendo sempre più in miseria. Non si dà la possibilità ai giovani di crescere, offrendo loro il giusto spazio. Non si ha fiducia nella forza delle nuove generazioni. Mentre per me, questo questo dovrebbe essere alla base dello sviluppo di una nazione… Povera Italia mia. Povera Napoli mia!

Quali le difficoltà incontrate all’estero, e quali i lati positivi delle tue esperienze lavorative.
Quando ho deciso di lasciare l’Italia per trasferirmi a Londra, mi spaventava la mancata conoscenza della lingua. Avevo difficoltà a comunicare con le persone del posto. “It’s normal things!” (È una cosa normale!). Pian piano, e con tanto impegno, sono riuscito a superarmi.
Durante quest’esperienza, molte persone mi hanno aiutato ad imparare in maniera più semplice la lingua: ricordo un amico londinese, che disegnava per me delle vignette per facilitare la mia comprensione dell’inglese. Questo mi ha incoraggiato tanto!

Raccontami un episodio che ti ha segnato particolarmente nei vari viaggi.
Non c’è un episodio in particolare. Ma una cosa è certa: ho sempre sognato di conoscere e confrontarmi con culture diverse e differenti background culinari.

Quali differenze lavorative hai riscontrato avendo viaggiato tanto?
Le differenze di lavoro tra l’Italia e il mondo? In Italia ti sfruttano. C’è ancora il luogo comune dell’“imparare il mestiere”, che significa lavorare 12 ore al giorno per una misera retribuzione di circa 30 euro. Una vergogna!

Con l’esperienza e la maturità che hai oggi, quale consiglio daresti ai tanti giovani affascinati dall’estero e spinti dal cercare “fortuna altrove”?
Credere in se stessi, lavorare duro per arrivare lontano e inseguire i propri sogni! L’America è il Paese delle opportunità, uno dei pochi dove puoi ancora realizzarli. Io ne sono una prova.


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