Stesso Presidente, diverso settennato

Sergio Mattarella è stato rieletto Presidente della Repubblica italiana. Primo nella storia ad essere nominato per la seconda volta, circostanza non prevista dalla Costituzione e che lo stesso Mattarella aveva sottolineato più volte. Era successo anche a Giorgio Napolitano di essere rieletto ma in quel caso con la ferma prospettiva di non durare sette anni, cosa che – Dio lo protegga – farà Sergio Mattarella. 
Ma nonostante in Italia alla fine sia prevalsa la volontà di mantenere invariato l’assetto istituzionale per garantire la stabilità in questo difficile momento storico c’è da giurare che il secondo settennato di Mattarella non sarà uguale a quello passato ma completamente diverso. 
Questo per il modo in cui si è arrivati alla rielezione del Capo dello Stato. All’ottavo scrutinio i partiti dell’arco parlamentare sono arrivati letteralmente a pezzi. Addirittura i leader politici hanno dimostrato un tale livello di incapacità che fa pensare che la sera del 29 gennaio 2022, alle ore 20.20,  sia finita la seconda repubblica. 
Esce a pezzi il centrodestra: con Forza Italia che ancora rimane attaccato ai dictat di una vecchia cariatide come Silvio Berlusconi (che addirittura si voleva far assurgere al colle del Quirinale, sob…!!), incapace di far emergere nuovi leader tra i diversi è capaci esponenti che ne fanno parte; con la Lega, condotta al massacro da quel fanfarrone di Matteo Salvini. Fossi in Maria Elisabetta Casellari, Giorgia Meloni, Mara Carfagna, Licia Ronzulli, Maria Stella Gelmini, Anna Maria Bernini lo chiuderei in una stanza e lo picchierei con i tacchi a spillo. La sua demagogia sulla possibilità di eleggere una donna al Quirinale ha offeso il ruolo delle donne in politica. 
Esce a pezzi il centrosinistra: con il Movimento Cinque Stelle che è passato in questa legislatura dall’impeachment a Mattarella, con leader Luigi Di Maio alla supplica per farlo restare a capo della Repubblica, con leader Giuseppe Conte rimanendo dilaniato al suo interno, con gente che in privato non si saluta neppure; con il Partito Democratico che sembra portarsi dietro la sindrome dei perdenti e dietro l’eccessiva pacatezza da intellettuale del suo leader Errico Letta si dimostra incapace com’è di parlare all’elettorato di sinistra sui temi del lavoro, della lotta alla povertà, della riforma del welfare, del caro tariffe; con tutti gli altri partitelli come Italia Viva, Azione, Socialisti, Verdi impegnati ad assicurarsi la sopravvivenza attraverso il ricatto di togliere il loro appoggio alla maggioranza. 
In questo quadro c’è da giurare che mentre il Governo Draghi condurrà l’Italia fuori dalla pandemia – e speriamo verso la piena ripresa economica – ci saranno rese dei conti in entrambi gli schieramenti politici dai risultati imprevedibili. 
Ma tramontata la seconda repubblica perché si arrivi ad una terza che sia migliore della precedente è necessario che sia riformata la legge elettorale con la fondamentale reintroduzione delle preferenze per l’elezione dei parlamentari. 
È di vitale importanza per la democrazia italiana che sia il popolo a scegliere le persone capaci di assurgere a leader politici, premiando chi dal basso ha ben amministrato o chi dimostra alto senso delle Istituzioni. Il livello di stupidità di molti parlamentari – eletti oggi per la sola indicazione da parte dei partiti – dimostrato in questi giorni è stato ripugnante. 


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