Ha destato polemiche il cambio di denominazione del Ministero dell’Agricoltura nel nuovo governo guidato dalla Presidente Meloni. Infatti alla dizione Agricoltura, è stata aggiunta quella della cosiddetta Sovranità Alimentare. Apriti cielo. Una marea di polemiche, in primis da parte delle opposizioni, che addirittura hanno scomodato le politiche autarchiche del ventennio fascista. Niente che corrisponda al vero. Infatti basta fare una semplice ricerca sul portale Wikipedia per capire che il cambio di denominazione altro non è che una diversa visione delle politiche nazionali relative all’Agricoltura. Ecco la definizione di sovranità alimentare: “La sovranità alimentare è un indirizzo politico-economico volto ad affermare il diritto dei popoli a definire le proprie politiche e strategie sostenibili di produzione, distribuzione e consumo di cibo, basandole sulla piccola e media produzione. Secondo i sostenitori della sovranità alimentare, le nazioni devono poter definire una propria politica agricola e alimentare in base alle proprie necessità, rapportandosi alle organizzazioni degli agricoltori e dei consumatori.
” Ma approfondendo l’argomento si comprende come l’Italia non sia la prima nazione a voler tutelare la filiera dei prodotti agricoli nostrani che si sa sono tra i miglioridel mondo in maniera più congrua, impedendone la mistificazione e la falsificazione; privilegiando in questo caso, e legittimamente l’interesse nazionale. Infatti uno dei ministeri del Governo del Presidente francese Macron, si chiama proprio così: Agricoltura e Sovranità alimentare. Più volte poi il fondatore di Sloow Food: l’associazione internazionale no profit che si occupa di ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi lo produce, in simbiosi con l’ambiente e gli ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali, Carlo Petrini; ha ribadito il concetto di sovranità alimentare come un vero e proprio diritto dei popoli. Le politiche alimentari dei singoli stati devono essere indirizzate proprio alla tutela dei prodotti del proprio territorio senza condizionamenti esterni connessi ad interessi privati. Un’altra confusione, anche questa di matrice ideologica di chi la butta sempre in politica politicante, è quella di pensare che il concetto di sovranità alimentare, coincida con possibili divieti di scambiare o consumare prodotti tipici di altri paesi. Nulla di tutto ciò si evince dal concetto di sovranità alimentare. Piuttosto vi è la consapevolezza di dover rimettere di nuovo al centro dell’agenda politica, un settore come quello dell’agricoltura finora sottovalutato, e messo nel dimenticatoio. L’Italia negli anni sessanta era un paese essenzialmente basato sull’agricoltura. Poi il sogno industriale con l’abbandono dei campi e l’inurbazione forzata di grandi masse di popolazione nelle grandi città, vicino ai centri industriali. Poi, negli anni novanta, ci si è resi conto di quanto fosse stata una scelta sbagliata, l’abbandono della agricoltura, quando il paese si è accorto di essere dipendente di altre nazioni per il latte e per l’olio, ad esempio: prodotti tipici dell’agricoltura nazionale da sempre. Quindi il rapido ritorno a considerare l’agricoltura soprattutto quella di qualità come un asset strategico del made in Italiy che come si sa comprende il design, la moda ed il cibo, derivante da una filiera agricola tutelata e garantita. Quindi il sovranismo alimentare significa in primis non dipendere da esportazioni di altri paese per quanto concerne la lavorazione dei semi, da ciò deriva il dover favorire la ricerca universitaria con opportuni finanziamenti. Significa altresì tutelare la Dieta mediterranea,incentivare la coltura e la produzione di prodotti a kilometro zero. Tutelare la viticoltura italiana, i marchi dei nostri prodotti DOP(di origine protetta) e DOC (di origine controllata).Pensiamo alla pasta: un altro prodotto che identifica la nostra Italia. Sovranismo alimentare significa tutelare la produzione di grano duro,evitando il fermo della produzione imposto da regole comunitarie senza senso. Insomma il termine sovranismo non va sempre considerato nella sua accezione negativa, ma e soprattutto nel caso che ci interessa dell’agricoltura; significa fare gli interessi nazionali, perché avere una grande agricoltura che produce prodotti di qualità, significa aumentare le esportazioni favorendo l’incremento del Pil nazionale. Il sistema paese ha bisogno di una grande agricoltura, ed in particolare il Mezzogiorno con i suoi prodotti ed il suo cibo desiderato ed invidiato in tutto il mondo. Quindi se queste sono le premesse, ben venga il Ministero della Agricoltura e della Sovranità Alimentare.