Shoah: quando gli uomini divennero topi.

La Giornata della Memoria, celebrata ogni 27 gennaio così come da risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (n. 60/7 del 01/11/2005), ricorda il genocidio perpetrato dai nazisti ai danni del popolo ebreo però, nel corso degli anni, è innegabile che questa ricorrenza abbia assunto significati diversi, universali.

Un giorno dell’anno che perpetua la memoria del momento esatto in cui l’umanità ha tentato di annientare se stessa.

E’ evidente, infatti, che il 27 gennaio fissi nella memoria delle generazioni attuali e future il ricordo di ciò che è stato affinché non capiti mai più.

Purtroppo sappiamo che orrori simili, anche se in scala ridotta, sono accaduti e continuano ad accadere ed è per questo motivo che ci piace pensare a questa data come un monito e allo stesso tempo come una commemorazione di tutte le vittime della follia umana, in qualunque tempo, in ogni parte del mondo, vittime di ogni tipo di violenza.

Occorre leggere, documentarsi e cercare di compenetrarsi nella reale essenza del dramma, così da capire che basta un semplice tentativo di ideale immedesimazione per rivivere l’orrore.

Ecco perché non bisognerebbe abusare di termini come deportazione, lager, olocausto; ogni volta si rischia di mancare di rispetto a coloro i quali si sono affacciati sul baratro dell’annichilimento di ogni residuo di umanità.

In tanti hanno provato a rendere il senso dell’orrore che si è consumato a cavallo degli anni 30 e 40, e forse uno dei più efficaci è stato Primo Levi con “se questo è un uomo”, ma personalmente ritengo assolutamente impressionante Maus di Art Spiegelman, un romanzo a fumetti che illustra gli ebrei come uomini dal volto di topo. Il solo pensiero che un essere umano possa essere annientato riducendolo a poco più di un ratto dovrebbe bastare a far riflettere tutti noi sulla necessità di ritrovare al più presto il senso della misura, dell’etica in ogni momento della nostra giornata, di insegnare alle nuove generazioni quale sia la distanza tra l’apogeo dell’essere uomini e l’ipogeo culturale di chi ancora non ha compreso la lezione.


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