Con 665 voti, al quarto scrutinio, quando era sufficiente la maggioranza assoluta, ossia almeno 505 voti, il Parlamento in seduta comune ha eletto Sergio Mattarella XII Presidente della Repubblica Italiana. Lo scorso 29 gennaio il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, lo ha proposto all’assemblea dei grandi elettori del Partito Democratico che ha deciso all’unanimità di votarlo a partire dalla quarta votazione. Dopo la fumata nera dei primi tre scrutini, il premier Renzi ha fatto appello a tutte le forze politiche auspicando “ampia convergenza sul nome di Mattarella” e chiarendo che non è un candidato del Pd ma una proposta per l’intero Paese.
Nato a Palermo il 23 luglio 1941, da giovane ha militato nella Gioventù studentesca di Azione Cattolica e poi nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana. E’ laureato in Giurisprudenza ed ha insegnato Diritto parlamentare all’Università di Palermo. Nel 2011 è eletto giudice della Corte Costituzionale. Definito “uomo dalla schiena dritta” per il suo carattere riservato ma deciso, nonché per la sua integrità politico-istituzionale. Fratello di Piersanti Mattarella, ucciso da Cosa Nostra nel 1980 quando era Presidente della Regione Sicilia, morto proprio tra le sue braccia. Da lì la sua scelta di fare politica, in memoria di suo fratello e per ribadire la forte opposizione alla mafia. Entra in Parlamento per la prima volta nel 1983, quando fu eletto alla Camera dei deputati tra le file della Dc. Vicino da sempre alla corrente “morotea” del partito, quella “di sinistra” che faceva riferimento ad Aldo Moro e Benigno Zaccagnini. Nel 1984 Ciriaco De Mita, segretario nazionale, lo scelse per “bonificare” la Dc siciliana dei Lima e Ciancimino. Mattarella lo fece scegliendo Leoluca Orlando, uno dei consiglieri del fratello Piersanti, come sindaco di Palermo.
E’ presente ancora in Parlamento nel 1987, nel 1992, nel 1996, nel 2001, e nel 2006, prima nel Partito popolare italiano, di cui fu promotore dopo la scomparsa della DC, poi nelle ultime legislature tra le file de La Margherita. Più volte Ministro. Nel 1987 (e fino al 1989) è Ministro dei Rapporti col Parlamento nei governi Goria-De Mita, poi passa alla guida della Pubblica Istruzione nel governo Andreotti VI nel 1989. Si dimise da quella carica nel 1990 dopo l’approvazione della legge Mammì che disciplinava il sistema radiotelevisivo pubblico e privato, legittimando le reti televisive di Silvio Berlusconi. In ultimo, è stato prima Vice-Presidente del Consiglio, poi Ministro della Difesa durante i governi D’Alema-Amato (1999-2001).
Il nome di Sergio Mattarella è, come molti sanno, legato anche alla legge elettorale Mattarellum, così denominata dal professore e politologo Giovanni Sartori. Quel sistema elettorale prevedeva i collegi uninominali e un maggioritario per il 75 per cento degli eletti. Una quota proporzionale assegnava poi il restante quarto dei seggi. A tutela dei piccoli partiti, inserì il meccanismo dello scorporo. Ha regolato le elezioni politiche del 1994, 1996 e 2001. Rimasta in vigore fino al 2005, quando a sostituirla fu la Legge Calderoli (c.d. Porcellum).
Come detto, Matteo Renzi aveva chiesto ampia convergenza sul suo nome, ma il feedback è stato parziale, per il no di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle. In particolare, i grillini hanno continuato a votare anche al quarto turno Ferdinando Imposimato, vincitore delle “Quirinarie”. Il no dei grillini si sarebbe basato anche sull’articolo del giornalista Lorenzo Sani, pubblicato sul blog di Grillo e che ricorda come Mattarella, da ministro del governo Amato, sostenne l’inesistenza del nesso tra l’utilizzo dell’uranio impoverito e l’insorgere delle patologie tra i militari italiani. Forza Italia, invece, si è opposta al nome di Mattarella, non per contrarietà alla sua persona ma, a detta degli esponenti azzurri, per il metodo errato scelto da Matteo Renzi.
La vittoria è comunque tutta renziana: il premier ha compattato il Pd su Mattarella, avendo già in tasca le riforme istituzionali e la legge elettorale e ha convinto parte dei moderati a votarlo, in primis Area Popolare che comprende Ncd e Udc. Il sì a Mattarella è venuto anche da Scelta Civica, Sel, e dal gruppo di Socialisti e Autonomie.
Sicuramente la figura di Sergio Mattarella è di alto profilo istituzionale, una figura che potrà difendere integralmente il “dettato Costituzionale”. Tuttavia, quello di Mattarella non è affatto un nome di rottura, né di cambiamento o “rottamazione” (si veda il programma governativo di Renzi), provenendo direttamente dalla Prima Repubblica e simbolicamente dimostrando l’incapacità del Paese di abbandonare il vecchio mito della Democrazia Cristiana.
E’, comunque, fuori dubbio quello che auguriamo al nuovo Presidente: riuscire nella missione di tenere unito il Paese. Un compito molto difficile, viste le fratture significative che caratterizzano da sempre l’Italia.