Con la “dolorosa” sentenza Eternit dello scorso 19 novembre, la Corte suprema di Cassazione ha dichiarato prescritto il reato di disastro ambientale, annullando le condanne e i risarcimenti in favore delle parti civili. La causa, iniziata da circa 6 mila parti offese, concerneva la morte di circa 3 mila persone. Una sentenza che ha scatenato l’ira e le proteste dei familiari delle vittime presenti in aula. Emblematico lo striscione esposto da alcuni di loro con la scritta: “Ingiustizia è fatta”. Come consuetudine, poi, in un Paese come l’Italia si parla e si cerca di agire soltanto in seguito ad un fatto “grave”, perché tale è la sentenza Eternit: la responsabilità per la morte di migliaia di persone a seguito di uno dei peggiori disastri ambientali della nostra storia è cancellata, appunto, dalla prescrizione. In altri Paesi una cosa del genere non accadrebbe. In Paesi come Francia e Germania, normative semplici e consolidate garantiscono, infatti, sia il diritto dei cittadini che la punizione dei colpevoli. In Italia, invece, troppo spesso se la si può cavare con un colpo di spugna. Nonostante i richiami dell’Ue sulla questione, ogni anno più di 100 mila procedimenti finiscono nel nulla, ma niente è stato fatto fino ad oggi per cambiare il sistema.
Di conseguenza, in questi giorni, è tornata alla ribalta la questione della riforma della prescrizione. A farsi carico di alcune proposte è stato il Presidente del Senato Pietro Grasso che ha lanciato un messaggio chiaro alle due Camere: “Della prescrizione se ne parla da decenni, ora è successo un fatto che ha scosso le coscienze e oggi tutti sono d’accordo. Io vorrei che domani tutti fossero insieme a risolvere il problema”. Non più parole, dunque. L’ex procuratore nazionale Antimafia ha chiaramente evidenziato come la riforma della prescrizione, e più in generale della giustizia, necessiti di entrare stabilmente nell’agenda politica di Palazzo Madama e di Montecitorio. Anche il premier Matteo Renzi non ha mancato di sollecitare il mondo politico sul tema. Il ministro della giustizia Andrea Orlando ha quindi annunciato un ddl del governo che dovrebbe rivedere i termini della materia e dovrebbe avere un iter più celere a partire proprio da questa settimana.
Tuttavia, il governo italiano anziché scegliere vie impervie e inesplorate dovrebbe mutuare sistemi che in altri Paesi sono consolidati da anni. La prescrizione, in Francia e Germania, si interrompe appena l’autorità giudiziaria compie un qualsiasi atto d’indagine. Nel Regno Unito, invece, non esiste neppure. Vero è che anche in Italia si riparte da zero ogni volta che la giustizia interviene con un ordine di custodia cautelare, una richiesta di rinvio a giudizio, una sentenza di condanna, ma la c.d. legge “ex Cirielli” del 2005 – quando Silvio Berlusconi era premier – stabilisce che per i non recidivi, come la maggior parte dei politici e colletti bianchi coinvolti nelle inchieste, la prescrizione non possa essere superiore al tempo fissato dalla legge, che è legato alla pena massima prevista per il reato, aumentato di un quarto. In Germania, invece, il limite massimo comprese le interruzioni arriva al doppio dei termini originari.
E’ necessario, pertanto, che venga bloccato almeno temporaneamente il decorso della prescrizione ogni qual volta l’ipotesi accusatoria trovi un forte riscontro durante il processo. In questo modo, si potrà dare alla giurisdizione un tempo ragionevole per verificare la correttezza della decisione nei gradi di impugnazione.