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Scuola di preghiera 2014. Shemà…in ascolto con la beata Maria Cristina

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prof. Santopaolo(Silvana Musy) Nei giorni 4, 11 e 18 dicembre 2014 i cittadini di Casoria si sono riuniti presso la Chiesa delle Suore Vittime Espiatici di Gesù Sacramentato per seguire gli incontri della “Scuola di preghiera 2014” guidati dal professore Luigi Santopaolo.

Il tema di questi tre appuntamenti è stato: la preghiera nell’Antico, nel Nuovo Testamento e nei Padri della Chiesa. Il primo giorno il docente ha suggerito ai presenti questo quesito: “Quando è nata la preghiera”? È notorio che  è legata alla storia degli uomini ed infatti nel libro della Genesi troviamo la risposta: Abele, Set ed Enoch fecero esperienza della preghiera, “ma è soprattutto a partire dal nostro padre Abramo che nell’Antico Testamento viene rivelata la preghiera” (CCC 2569) e molti altri continueranno a coltivare questa esperienza.

Nell’Antico Testamento, poiché presso gli Ebrei la religione coinvolgeva tutti gli aspetti della vita, le preghiere erano molteplici, a seconda delle varie attività della giornata.

La preghiera era diversa da quella del Nuovo Testamento in quanto constava, obbligatoriamente di tre parti: la prima doveva indicare a chi ci si rivolgeva, la seconda era la “memoria”, cioè il ricordo di ciò che aveva fatto il Signore e la terza parte: la lode o il  ringraziamento o la supplica o la confessione.

La principale preghiera ebraica, recitata la mattina e la sera, era ed è lo Shemà che in ebraico significa “ascolto”, perché la preghiera nasce innanzitutto dall’ascolto.  Nel Nuovo testamento, la prima preghiera che compare è il “Magnificat”, un inno in cui Maria ricorda l’Antica Alleanza ed inaugura la nuova alleanza in cui nostro Dio realizza “grandi cose”, proprio attraverso Lei.  La seconda preghiera che il Vangelo ci rivela è il “Benedictus”, in cui Zaccaria, padre di Giovanni il Battista, ricorda le misericordie del Signore, ed annuncia quella < “salvezza potente” tramite la quale Dio vuole “redento il suo popolo”, visitandolo dall’alto con la venuta di Cristo, “sole che sorge”>. (Lc 1,67-79)

Quando nacque Gesù, questi venne educato da Maria a pregare “secondo il suo cuore d’uomo” e spesso pregava da solo ringraziando Dio, insegnando così a noi che la preghiera è innanzitutto un ringraziamento. Difficile è saper pregare, difatti i discepoli chiesero a Gesù di insegnar loro a pregare e fu in quell’occasione che Gesù ci ha regalato il sublime  “Padre Nostro”  che ancora oggi costituisce l’esempio perfetto di preghiera cristiana.

Nel terzo incontro sono state illustrate le basi della fede cristiana: le Sacre Scritture, la Tradizione e  il Magistero della Chiesa cattolica. Noi abbiamo quindi più fonti che ci aiutano a rafforzare la nostra fede e, di conseguenza, migliorare la preghiera. Un esempio ci è stato tramandato dai Padri della Chiesa, la cui importanza  non è soltanto <di ordine letterario o storico, ma soprattutto si fonda sulla loro dottrina, desunta dalla Tradizione come fonte di fede. Ciò deriva dalla connessione strettissima che essi ebbero con il magistero infallibile della Chiesa. Furono in gran parte vescovi e la loro azione intellettuale fu come il respiro della Chiesa stessa. Ai loro tempi costituivano di fatto il magistero o almeno la parte principale di esso, in quanto tutta la Chiesa docente e discente mirava ad essi, delegava loro la propria difesa, ne accoglieva gli scritti e li circondava di approvazione e di lode. Questo complesso di circostanze li costituiva voce autorevole nella Chiesa e legava il loro operato alla responsabilità del suo magistero.> (da “Cathopedia”). La preghiera presso di loro era chiamata <“esicasmo”, cioè la preghiera del cuore, che consisteva nella ricerca dell’armonia tra le parole e il battito del cuore> (da Luigi Santopaolo), tanto è vero che usavano piegare il capo sul petto per  adattare meglio la preghiera al battito del cuore. Quindi essa doveva costituire il mezzo più idoneo per instaurare un rapporto più profondo con il Padre celeste, e doveva essere semplice, intima ed incessante .

Al termine dell’incontro, il Professore ha consigliato di dare “ordine” al nostro modo di pregare: se noi preghiamo in maniera anche semplice e breve più volte al giorno, ma seguendo una scadenza ben precisa, con il tempo la nostra anima ne riceverà  beneficio e sarà capace di affrontare meglio le difficoltà quotidiane.

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