I rottamatori circolavano già nell’antichità in misura preoccupante, temibile, allarmante, minacciosa! La problematica serissima della sovrappopolazione, prevedibile, d’altronde, in assenza di contraccettivi efficaci, presupponeva l’adozione di drastiche vie di risoluzione: chi tardava a salutare il mondo terreno costituiva un peso davvero arduo da sostenere per il consesso comunitario, sicché, in estrema misura, veniva fisicamente eliminato! Lei, per caso, si sta domandando quale fosse il limite temporale da non valicare? Sessant’anni! Il termine depontani ci sussurra in qual maniera gli anzianotti venissero accompagnati all’uscita. Tale parola si comprende meglio riferendosi ad un detto d’epoca remota: sexagenarii de ponte ovvero “I sessantenni giù dal ponte”. Attivando la posizione, la menzione è al Ponte Sublicio da cui, pure in età storica si imperversava, ritualmente, a gettare statuette di giunco antropomorfe. Consuetudine diventata in epoca classica oltremodo imbarazzante! Ragion per cui, i Romani s’ingegnarono a trovare una plausibile esegesi alternativa: affermavano, in verità affatto convintamente, che il ponte da cui i sessantenni venivano scaraventati fosse quello che percorrevano coloro che dovessero recarsi a votare; giacché a sessant’anni si perdeva il diritto di voto, chi osava tentar di attraversarlo veniva spinto giù. In verità, Varrone, riportato da Nonio, sosteneva che il mos maiorum prevedeva che i sessantenni fossero lanciati nel Tevere! Oggi, s’invitano, con i dovuti ringraziamenti e la meritata riconoscenza, coloro che hanno tagliato un ragguardevole traguardo d’età a ritirarsi a vita privata, spingendoli, gentilmente e cortesemente, a godere d’una fantastica, allegra, disinvolta seconda primavera: coltivare hobbies e passioni, passeggiare sull’asfalto urbano o per campi fioriti, svegliarsi a tarda ora, incontrare gli amici, vivere avventure sentimentali da cardiopalma, or dunque frizzi e lazzi a volontà!