Home Cronaca & Attualità Rubrica Terza Pagina. Body shaming

Rubrica Terza Pagina. Body shaming

246
0

Il body shaming è il comportamento messo in atto da chi dileggia o ingiuria un individuo per il suo aspetto fisico. Motivo della derisione può costituire un qualsivoglia attributo fisico che l’autore dell’oltraggio non reputa in linea con gli inflessibili canoni estetici imposti dalla società in cui vive. Altezza, peluria, acne, peso, colore dei capelli, presenza o assenza di tatuaggi sono esemplificativi di ragione di body shaming. Si tratta di un neologismo esteso in Italia nella sua formalizzazione in lingua inglese; letteralmente indica, e può essere tradotto, scherno o mortificazione del corpo. Vittima di body shaming può essere chiunque possegga una caratteristica che l’artefice della condotta pondera tale da configurare oggetto di derisione, trascurando sesso ed età. Di conseguenza, simile prassi biasimevole può bersagliare sia le donne che gli uomini, sia i giovani che gli anziani. Le donne, spesso, sono prese di mira per il peso; gli uomini per la muscolatura; gli adolescenti per acne o peluria. La tendenza è il continuo confronto con l’altro. Ci si compara con i modelli proposti dai social media e quello che ne risulta è che si diventa giudici spietati di se stessi e degli altri. I giornali che sottolineano i difetti delle celebrities stanno facendo body shaming: l’intenzione è rassicurare le persone, mostrando che nessuno è perfetto. Ciò, tuttavia, riconferma la consuetudine di paragoni continui e competizione estetica, che, alla lunga, ha degli effetti negativi sulla propria immagine corporea e sul proprio umore. Verrebbe allora da chiedersi: esercitiamo tutti body shaming? Verosimilmente sì, più o meno deliberatamente, con propositi più o meno maligni. Il dubbio non è tanto praticarlo ma essere consci di quando e perché lo si attua e, soprattutto, delle ripercussioni. La vergogna che si prova di fronte a commenti che sottolineano la nostra inadeguatezza estetica può portare a body monitoring e body checking, ossia al monitorare ed al controllare più volte al giorno i propri immaginabili difetti: ispezionarsi allo specchio, toccarsi la pancia per sentire i rotolini che si formano quando ci si siede, chiudere il braccio nelle dita di una mano per vedere se ci sono stati modificazioni nelle sue dimensioni. Riprodurre, invece, spiritualmente le asserzioni dette da altri con scopo derisorio assume il nome di body bashing, ovverosia il rimirarsi allo specchio e dirsi “Fai schifo!” e “Guarda che cosce grosse!”, “Sei orribile!” Una conversazione con sé stessi sprezzante. Oltre al body bashing e body monitoring, sovente, la gestione delle prese in giro sul proprio aspetto sfocia nell’autolesionismo, nell’evitare il contatto con gli altri, nel coprire il corpo il più possibile oppure nel fixing, cioè modificare il corpo per far cessare le prese in giro. Ricordiamo che secondo le stime ufficiali i disturbi del comportamento alimentare in Italia colpiscono circa 3 milioni di persone. In alcuni casi il body shaming può diventare reato. Il suo autore, in base alle caratteristiche concrete della condotta tenuta, potrebbe essere chiamato a rispondere dei reati di diffamazione, anche aggravata, se l’offesa è perpetrata attraverso i social network, o di stalking. Nei casi più gravi, non è scartato che il body shaming possa integrare la presunzione di istigazione od aiuto al suicidio. Chi è vittima di body shaming non deve, conseguentemente, giammai indugiare inerme ed incassare senza difese tali attacchi. Deve, anzi, avere sempre il coraggio di denunziare, recandosi presso la polizia o qualsiasi altra autorità al fine di interrompere questa crudele prassi e combattere affinché la stessa venga irrevocabilmente sconfitta. La fashion blogger Chiara Ferragni ha lanciato l’hashtag #bodyshamingisforlosers: creare vergogna del corpo è per i perdenti!