Secondo quanto riportato nei giorni scorsi dal quotidiano Libero, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, pare abbia telefonato ai senatori dissidenti sul prosieguo delle riforme per richiamarli ad un atto di responsabilità. L’invito del Capo dello Stato sarebbe stato quello di fare una scelta tra il portare a termine le riforme istituzionali e il voto anticipato. Tuttavia, il Quirinale ha subito smentito la notizia, diffondendo un comunicato ufficiale nel quale si legge che: “Il Presidente della Repubblica segue con preoccupazione gli sviluppi della situazione parlamentare, ma è destituita di ogni fondamento la notizia di sue telefonate di pressione a ‘parlamentari ribelli’ riportata su Internet e su un quotidiano”. Ciononostante, se la notizia fosse vera, un’unica motivazione potrebbe avere un’azione del genere da parte di Napolitano: voler costatare la fiducia dell’attuale governo su un tema fondamentale, quale quello delle riforme istituzionali. Pare ovvio, infatti, che senza una tale fiducia si imporrebbe, inevitabilmente, lo scioglimento delle Camere e l’indizione di nuove elezioni. Discutibile sarebbe, però, la modalità scelta dal Capo dello Stato per verificare la fiducia del governo, una modalità non propriamente “istituzionale” come quelle previste dalla nostra Carta Costituzionale.
Intanto, proprio di fronte ai continui ostacoli che le riforme istituzionali stanno incontrando, il Ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, sfidando i dissidenti, ha precisato: “Siamo pronti a trattare ma non accettiamo ricatti e se non dovessimo finire entro l’8 agosto lavoreremo di più rinunciando anche alle ferie. L’ostruzionismo delle opposizioni non basterà”.
Anche il premier Matteo Renzi ha avvertito: “Non ci sono ostacoli che ci potranno fermare, qui non molla nessuno”, minacciando di trattenere i senatori a Palazzo Madama per l’intero mese di agosto, nella giusta convinzione che sulla riforma del Senato il governo si giochi la propria credibilità e la possibilità di attuare il “programma dei mille giorni” annunciato qualche tempo fa. Sull’ipotesi di elezioni anticipate, il premier ha poi affermato: “Le elezioni non possono essere costantemente invocate, perché si va al voto ogni tot anni: compito del politico non è andare alle elezioni ma cambiare l’Italia. Questo Parlamento è in grado di cambiare sul serio, e spero che anche quelli che oggi stanno facendo ostruzionismo si rendano conto che danno stanno facendo all’Italia e direi anche al loro stessi”. Insomma, anche Renzi richiama tutti alla responsabilità, nella chiara consapevolezza, però, che se questo Parlamento non saprà accogliere l’invito di Napolitano a superare i contrasti e a procedere con le riforme, davvero non resterà che il voto anticipato. Il punto è capire, da un lato, fin dove vorrà spingersi il governo in questo braccio di ferro, se fare qualche passo indietro o se restare intransigente sui punti più dibattuti delle riforme. Dall’altro, capire chi sta portano avanti il solito “gioco” della minaccia di elezioni anticipate. Siamo proprio sicuri che nonostante con le parole Renzi le abbia allontanate, non siano ad oggi una soluzione prospettata concretamente dall’attuale premier, forte di un alto consenso elettorale, e dal Capo dello Stato? Con quanta certezza possiamo affermare che, stando così le cose, questa legislatura arriverà al 2018?

Riforme o voto anticipato. Renzi richiama tutti alla responsabilità.
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