Home Casoria Riceviamo e pubblichiamo: Casoria e le sue vittime dimenticate

Riceviamo e pubblichiamo: Casoria e le sue vittime dimenticate

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Francesco Gemito – Il 23 e 24 giugno c’è stato l’evento sportivo organizzato dall’oratorio San Mauro e Libera, “Cento passi della legalità organizzata” che io chiamerei legalità disorganizzata, perché ogni volta che Libera Associazione Anti mafia e l’oratorio San Mauro organizza un evento sul territorio di Casoria, ricorda sempre le stesse vittime innocenti e si dimentica che nel nostro territorio ci sono altre morti innocenti che non solo non vengono mai menzionate, ma addirittura totalmente ignorate. Credo che il piccolo comitato di Libera presente sul territorio di Casoria ha la memoria corta e non penso che esistono varie categorie di vittime innocenti. Casoria ha diverse morti da ricordare e per citarne solo alcune annoveriamo:oltre a Stefano Ciaramella, Mauro Mitilini, Antonio Coppola, Andrea Nollino, Gerardo Citarella, Pino Lotta finanche Andrea Esposito, ucciso dalla camorra il 15 settembre 1990 all’età di 11 anni . È  veramente vergognoso che nessuno ricorda un bambino, forse che è figlio di nessuno? Sergio Esposito, barista e padre di famiglia, venne ucciso nello stesso giorno di Andrea, perché entrambi testimoni oculari di un agguato di Camorra. Il 13 gennaio del 1984, alle dieci di sera, un gruppo di poliziotti in borghese avvistò in strada un noto pregiudicato di zona. Giovanni Palumbo, che tutti chiamavano Giuvann ‘o Pazzo, criminale affiliato al clan Cutolo e pregiudicato sin dalla tenera età all’epoca detenuto nel carcere di Lecce e durante un permesso premio non fece più ritorno, dandosi alla latitanza. I poliziotti lo riconobbero e lo rincorsero per arrestarlo, ma il latitante corse nel Quinto Vicolo Marco Rocco, situato nel centro storico. Giovanni fu seguito anche dall’agente Agostino Mastrodicasa, un giovane di ventitré anni di Piano D’orta di Bolignano, in provincia di Pescara, figlio di un muratore e fratello di un carabiniere che scelse di arruolarsi nella Polizia di Stato per seguire le orme fraterne. Il suo destino si concluse tragicamente la sera del 23 gennaio del 1984. Sempre nel 1984, durante una rapina fu ucciso la guardia giurata “Salvatore Mele”; a Casoria si muore anche per uno sguardo di troppo o per una precedenza non data. La mattina del 31 agosto del 1983, il ferroviere Vincenzo Filato era andato a prendere sua moglie in ospedale e stava rientrando a casa; vicino al cancello di casa fu raggiunto da alcuni ragazzi su un motorino che per poco non lo investirono e, spaventato, gli inveì contro. La moto si fermò e tornò indietro. Uno dei due uomini, spazientito per il richiamo, tirò fuori una pistola e sparò un colpo alla spalla del povero Vincenzo che sotto gli occhi della moglie si accasciò al suolo, mentre il mezzo sparì nel nulla. Soccorso e trasportato in ospedale, a seguito di un delicato intervento morì dopo una settimana di agonia. Casoria conta tante vittime innocenti, tra cui il tabaccaio Gennaro Iorio di via Principe Di Piemonte, una delle zone benestanti di Casoria. Nel luglio del 1981 alcuni balordi entrarono nella sua tabaccheria impugnando un’arma e intimandogli di farsi consegnare l’incasso. Il tabaccaio consegnò tutto, ma fu ugualmente colpito al petto da un proiettile, forse sparato accidentalmente. I banditi si diedero alla fuga, mentre la figlia avvisò la madre. Per Gennaro, però, non ci fu nulla da fare. Nel 2000 la Nazionale guidata da Dino Zoff arrivò in finale degli Europei dopo aver disputato un ottimo cammino; in quelle torride sere, mentre i giocatori si preparavano ad affrontare la Francia, a Casoria si consumò un feroce delitto che sconvolse l’intera città. La settantanovenne Emilia Parisi, sorella di Salvatore Parisi, noto pediatra della zona, venne sequestrata in casa sua e uccisa a botte. Il corpo fu trovato proprio dal fratello, che entrando in casa trovò la trovò priva di vita sul divano. Approfittando del trambusto per la partita, i ladri avevano malmenato la donna per farsi consegnare tutto ciò che c’era di prezioso in casa, ma si erano fatti prendere la mano, uccidendola. L’anziana nubile, ricca e benestante, era titolare dell’intera palazzina dove abitava. Alcuni mesi prima di quell’ atroce delitto, era stata vittima di un’altra rapina: mentre usciva dalla chiesa fu sequestrata e trascinata a bordo di un’auto, la portarono in una campagna e si fecero consegnare le chiave di casa. Fu rilasciata dopo che i complici ripulirono l’appartamento. L’Italia alla fine perse in finale, e tutti erano più rammaricati per l’esito del campionato che non per la tragedia che aveva sconvolto la città. Un episodio simile si era verificato il 21 maggio del 1984. Mentre dormiva con il marito in una misera casa, la signora Angela Maglione morì di infarto perché alcuni balordi sfondarono la porta di casa e fecero irruzione per portar via quasi duecentomila lire. Purtroppo queste persone non vengono ricordati da chi ha la memoria corta, come se si ricordasse solo Falcone e Borsellino, e ci dimentichiamo degli agenti di scorta che hanno pagato lo stesso prezzo dei nostri eroi. Per fortuna la mia memoria è lunga. Ecco perché non farò mai parte di un’associazione diventata ormai un sistema. Io ricordo tutti, non solo chi mi è simpatico.