Riceviamo e pubblichiamo: lo sfogo di una cittadina di Casoria

Mi chiamo Angela, una mamma di Casoria, e da settimane sono al centro di una vicenda sulla quale si è detto e scritto troppo e male. Occorre finalmente fare il punto della situazione per ristabilire la veridicità dell‘ accaduto e per tutelare la mia immagine, già troppo danneggiata da notizie imprecise circolate ultimamente.
Mi sono sposata nel 2006 e dopo un paio di anni di convivenza mi sono accorta che le cose non andavano per il verso giusto. Mio marito infatti si mostrava sempre più assente ai suoi doveri morali di padre e di coniuge, oltre a non dare nemmeno apporto finanziario alla vita familiare, per cui mi sono dovuta rimboccare le maniche per mandare avanti economicamente la famiglia oltre che, ovviamente, assolvere pienamente ai miei doveri di madre e moglie.
Nel tentativo di dare una svolta alla situazione mi sono rivolta ad un consulente familiare, ma le cose sono purtroppo peggiorate e i nostri due figli più grandi sono andati a vivere in una casa famiglia, periodo nel quale potevo, per regolamento di questa casa famiglia, vederli solo un’ora a settimana, cosa che mi causava grande sofferenza. Dopo nove mesi di controversie legali i nostri figli tornano a casa. Cerco l’aiuto di psicologi ed assistenti sociali, ma è tutto inutile. Anzi le cose peggiorano a tal punto da costringermi a chiedere, nel 2015, la separazione da mio marito. Quest’ ultimo non acconsente a lasciare l’appartamento per cui viviamo da separati in casa.
Nel frattempo trovo lavoro in un ristorante a Caserta, circostanza che mi costringe a stare quasi tutto il giorno lontano da casa. In questo periodo padre e figli hanno condotto una vita del tutto sregolata, in quanto il padre, anziché dare il buon esempio, era il primo a condurre una vita senza regole. Ed è stato sempre il mancato rispetto di sane regole di vita il motivo dei dissidi con i miei figli e anche con il maschio, non le sue tendenze omosessuali che ho sempre rispettato e mai discriminato, dando a lui lo stesso amore che dò agli altri figli. Il padre, per tenerseli buoni e rimanere così in casa, faceva fare loro tutto ciò che volevano, giusto o sbagliato che fosse. La convivenza diventò talmente difficile che ad un certo punto decido, nel 2016, di trasferirmi da mia madre, che abita nello stesso stabile. Anche i rapporti coi miei figli, per le ragioni suddette, peggioravano e per non gravare troppo su mia madre sono andata ad alloggiare in un appartamento vicino con mia figlia più piccola.
Dopo qualche mese mio figlio ritorna da me per un breve periodo, accolto senza alcun problema. Ma sempre per gli stessi inconvenienti derivanti dalla mancanza di rispetto delle regole mio figlio, che nel frattempo aveva anche abbandonato la scuola che frequentava con profitto a mie spese, decide di andare via di sua volontà. Ritorno poi nella mia abitazione dopo che per sentenza del tribunale viene fatta sgomberare ed assegnata a me ed alla mia figlia minore, una casa in completo degrado ed abbandono, per la trascuratezza del padre e dei figli.
I ragazzi vengono invitati dagli assistenti sociali ad alloggiare al Madrinato San Placido di Casoria, ma rifiutano e decidono di trasferirsi a casa delle famiglie dei rispettivi fidanzati. QUESTI I FATTI e quindi è ASSOLUTAMENTE FALSO affermare che ho abbandonato i miei figli e che quello maschio sia stato discriminato perché omosessuale. Un’ accusa ingiusta che mi sta danneggiando oltremodo moralmente e materialmente, e chi persevera in queste FALSE AFFERMAZIONI se ne addossa la responsabilità morale e legale.
28 novembre 2017

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