“Ho un ginocchio, uno solo, piantato nella schiena…Come se chi mi sta dietro tenesse l’altro appoggiato per terra…Con le mani tiene le mie, forte, girandomele all’incontrario. […] Ho lo sgomento addosso di chi sta per perdere il cervello, la voce…la parola. […] E’il male alla mano sinistra che sta diventando insopportabile. Perché me la storcono tanto? Io non tento nessun movimento. Sono come congelata. […] Quello che mi tiene da dietro, tende tutti i muscoli…li sento intorno al mio corpo. […] Il primo che si era mosso, mi tiene tra le gambe…in ginocchio…divaricandomele. […] Una punta di bruciore. Le sigarette…sopra al golf, fino ad arrivare alla pelle. […] Ora…mi aprono i pantaloni e tutti si danno da fare per spogliarmi: una scarpa sola, una gamba sola. Quello che mi tiene da dietro si sta eccitando, sento che si striscia contro la mia schiena. Ora quello che mi sta fra le gambe mi entra dentro. Mi viene da vomitare.”
Era il 1975 quando Franca Rame ebbe il coraggio di portare il suo monologo in teatro. Disse di aver preso il racconto da una testimonianza letta sul Quotidiano Donna. In realtà aveva subito uno stupro in prima persona la sera de 9 marzo del 1973 a Milano. All’epoca di volenza sulle donne e di stupro si parlava molto poco: Processo per stupro, documentario che aprì il dibattito sulla criminalizzazione delle vittime, è del 1979.
Oggi, siamo consapevoli che oltre la violenza fisica c’è quella psicologica, le parole feriscono, ma l’unica arma per difendersi è proprio la stessa usata per attaccare, quella che la splendida attrice aveva già utilizzato più di quarant’anni fa: la parola stessa. Ma non sempre le cose sono così semplici come si crede. Oltre cento donne in Italia, ogni anno, vengono uccise da uomini, quasi sempre gli stessi che giurano di amarle.
E’ proprio per dar voce a tutte quelle che non hanno potuto parlare, a tutte coloro che sono state costrette al silenzio, aggredite, perseguitate, molestate, private della propria dignità e discriminate solo in quanto donne che il 25 Novembre sarà celebrata la giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Moltissimi gli eventi, i convegni e le rassegne che si terranno a Napoli ed in provincia per non dimenticare, a partire dall’iniziativa di street art che si è tenuta il 22 novembre scorso in via Cervantes in memoria delle donne vittime di discriminazione, di violenza e delle inumane politiche segregazioniste, liberiste e capitaliste in tema di immigrazione. Una panchina dallo schienale rosso, il colore dell’amore, delle rose e della passione ma anche il colore della violenza e del sangue, con una targa: “A tutte le donne che non hanno voce e volto. A tutte le donne che giacciono in fondo al mare”.
Giovedì 23 Novembre presso l’Antisala dei Baroni del Maschio Angioino, la presidente della Commissione Politiche Sociali, Maria Caniglia, ha condotto un dibattito sul reato di stalking, introdotto con la legge n. 38/2009, dal titolo “Le parole lasciano il segno”. Spiegando che lo stalking è un fenomeno ampio e pericoloso, due vittime hanno testimoniato la loro drammatica esperienza alla presenza della presidente dell’associazione “La Forza delle Donne”, Elisa Russo; del Questore di Napoli, Antonio De Iesu e del Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, Ubaldo Del Monaco che hanno ribadito la vicinanza delle istituzioni alle vittime, riconoscendo l’importanza della legge del 2009 ma ammettendo anche che i passi da fare sono ancora tanti, a partire da politiche di prevenzione e di sensibilizzazione fino a colmare il vuoto normativo che esiste tra la fase di ammonimento del persecutore ed il divieto di avvicinamento.
“Ci fanno compagnia certe lettere d’amore, parole, che restano con noi. E non andiamo via ma nascondiamo del dolore, che scivola, lo sentiremo poi…”. E’ da questa bellissima e significativa canzone di Fiorella Mannoia che prende titolo la rassegna che si terrà sabato 25 novembre, a partire dalle ore 9, presso la sala Consiliare del Complesso Monumentale di Santa Maria La Nova: “Quello che le donne non dicono”.
Organizzata ed ideata dalla delegata alle pari opportunità, la Prof.ssa Simonetta Marino, si indagheranno i motivi che spingono le donne, vittime di soprusi e violenze, a non denunciare l’accaduto. La Professoressa afferma che il silenzio, la vergogna, un ingiusto senso di colpa e l’umiliazione di sentirsi oggetti sono sentimenti che non trovano parole per essere raccontati nella vita di tante, troppe donne.
Molte le scuole ed i licei che parteciperanno all’evento perché è proprio da qui che bisogna iniziare la lotta alla violenza di genere, affinché nella giornata del 25 novembre non solo con le parole ma anche con i fatti siano poste le basi per costruire un mondo più giusto e rispettoso della dignità e dei reali valori.
Secondo i dati Istat nel 2017 la media è di una vittima ogni tre giorni e quasi 7 milioni sono le donne che nel corso della propria vita hanno subito una forma di abuso. Dei 149 omicidi volontari del 2016 quasi 3 su 4 sono stati commessi nell’ambito familiare.
Tante e troppe le vittime di violenza, così come tante e troppe sono le forme di violenza, fisica, psicologica, sessuale, comportamenti persecutori, ma ciò che dovrebbe spingere le donne a lottare, farsi forza e parlare è ciò che Isaac Asimov ha pienamente espresso in una frase di Fondazione, suo romanzo : “La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”.