La violenza di genere è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un problema di salute globale, rilevando che a livello mondiale il 35% delle donne subisce una qualche forma di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica da parte solitamente di partner, ex partner, familiari o comunque persona conosciuta.
E’ stato stimato che le violenze durano anni e colpiscono figli, familiari e amici della donna abusata, compromettendo così la salute fisica e mentale di tutto il nucleo familiare di appartenenza.
Questa triste realtà mette in evidenza la centralità dei Pronto Soccorso (PS) degli ospedali, in quanto rappresentano spesso il primo accesso della vittima di violenza ad una struttura sanitaria.
Per prevenire ed intervenire concretamente il Ministero della Salute ha incaricato l’ I S S(Istituto Superiore della Sanità), nello specifico l’Unità Operativa Ricerca psico-socio-sanitaria, Comunicazione, Formazione (U. O R C F – Dipartimento Malattie Infettive) di condurre un Progetto di formazione per gli operatori sociosanitari dei P .S (Pronto Soccorso)impegnati in interventi di prevenzione, diagnosi, cura e assistenza rivolti alle donne che subiscono violenza, in collaborazione con il Servizio Formazione (S F – Presidenza)nell’ambito dell’attuazione del “Piano
strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017-2020.
E’ questo un percorso formativo a distanza (FAD),avente come tema “Prevenzione e contrasto della violenza di genere attraverso l’attivazione delle reti territoriali”, ed è indirizzato a tutti i
professionisti dei P. S. Il corso di formazione accessibile dal 29 gennaio fino a luglio 2020, ha impegnato oltre 640 P. S collocati nelle Regioni e Province Autonome, con una stima di circa 20.000 operatori sociosanitari coinvolti.
La necessità di istituire un siffatto corso di formazione nasce dalla constatazione della notevole diffusione del fenomeno e dalla pluralità di patologie conseguenti alla violenza di genere, per cui è
impellente che ogni presidio ospedaliero dotato di P. S formi/aggiorni i propri operatori e definisca i percorsi di accoglienza della donna maltrattata. Bisogna fornire dunque, ai medici e agli infermieri un modello d’intervento coordinato, multidisciplinare, multi-professionale, inter-istituzionale che risponda in modo articolato e completo ai bisogni delle donne vittime di violenza.
“C’è necessità, in altre parole, di protezione fisica, di strutture d’accoglienza in emergenza, di aiuto sanitario, psicologico, legale, economico e di un accompagnamento in un nuovo progetto di vita
che porti la donna a superare la violenza subita” così come viene raccomandato dalle stesse istituzione governative. Attualmente in Campania, nonostante l’emergenza Covid-19 la formazione è continuata , infatti il 48% dei partecipanti ha completato il percorso formativo, afferma l’Avvocato Antonio Postiglione , Direttore Generale Per la Tutela della salute ed il Coordinamento del Sistema Sanitario Regionale.
Una buona notizia questa ,soprattutto per le donne maltrattate che potranno trovare un valido riscontro istituzionale al loro bisogno di accoglienza, cura e protezione dalla violenza.
Voglio infine ricordare che anche nei Distretti Sanitari , da anni i Consultori si occupano e preoccupano delle donne vittime di violenza sia familiare che sui luoghi di lavoro. Gli operatori e le
operatrici hanno attuato la formazione per attivare in questi casi l’ascolto e l’accoglienza . Nel Distretto Sanitario 43 di Casoria , con la collaborazione dell’Associazione l’Ancora del Sorriso,
infatti si lavora in tal senso e grazie alla presidente Dott. ssa Susy Silvestri, ed alla Direzione Generale e Distrettuale dell’ASLNA2NORD, dal marzo 2019, anche Casoria ha la sua “panchina
rossa”posta nel cortile del distretto sanitario 43, per non dimenticare tutte quelle donne vittime di femminicidio e per far sì che ciò non accada più.
