Pd e M5S: altro che dialogo responsabile, sulle riforme è un vero teatrino

RENZI-GRILLO-2Sono giorni decisivi per la nuova legge elettorale e per la riforma del Senato che molto probabilmente saranno approvate entro la fine di luglio. La questione però è capire come si arriverà al voto parlamentare. A scaldare, infatti, lo scenario politico italiano sono ancora una volta il premier Matteo Renzi e il leader del M5S Beppe Grillo, dopo che l’incontro fissato per lo scorso lunedì sull’Italicum è stato annullato dal PD, poiché la risposta scritta richiesta dai grillini in merito al “Patto del Nazareno” non era arrivata in tempo. Poi l’inaspettata pubblicazione, nella serata, sul blog di Grillo di un post contenente dieci sì “condizionati” alle dieci domande avanzate dal PD. Grillo ha, infatti, evidenziato come il M5S, seconda forza politica del Paese, non possa sottrarsi ancora ad un dialogo sulla nuova legge elettorale, paventando il serio rischio di uno scivolamento verso “una dittatura a norma di legge”. Il punto, tuttavia, è che in questi giorni più che un dialogo costruttivo e responsabile, è andato in scena l’ennesimo teatrino della politica italiana.
Sostanzialmente il M5S ha lasciato intendere cosa sarebbe disposto a rinunciare e in cambio di cosa, avanzando proposte che quasi sicuramente animeranno ancora di più il confronto dei prossimi giorni. I grillini pongono al centro delle loro proposte il sistema delle preferenze, il quale garantisce ai cittadini di scegliere chi mandare in Parlamento. L’apertura del M5S c’è stata poi sul ballottaggio, chiedendo però l’eliminazione delle soglie di sbarramento, viste come la causa di “estinzione” dei partiti minori. Proposta, inoltre, la modifica del quorum per l’accesso al premio di maggioranza, dal 37% previsto nell’Italicum al 50% + 1, una proposta ritenuta ridicola proprio da Matteo Renzi. In realtà, questa proposta, a detta dei grillini, garantirebbe la governabilità, assegnando un premio minimo a chi raggiunge il 50% + 1 dei seggi al primo turno e che consegnerebbe al vincitore il 52% dei seggi. Se nessuno dovesse raggiungere la maggioranza al primo turno, sarebbe poi previsto un secondo turno, tra i due partiti più votati, al cui vincitore verrebbe assegnato sempre il 52% dei seggi.
Un sì condizionato, inoltre, viene dato anche alla riduzione dell’estensione dei collegi e all’intervento di verifica della Corte Costituzionale, precisando come però questi e gli altri punti dipendano dalla struttura complessiva della legge proposta e dalle modalità previste.
Intanto, anche il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è intervenuto in questi giorni chiedendo alle forze politiche di non perdere ulteriore tempo e auspicando una “conclusione costruttiva” che eviti l’inconcludenza che troppo spesso ha intralciato i progressi delle riforme, soprattutto quella che garantirebbe il superamento del bicameralismo perfetto “sempre più urgente per le ricadute negative sul processo di formazione e approvazione delle leggi”.
Il punto ora è capire, se le forze politiche accoglieranno con favore o meno il monito di Napolitano per accelerare le riforme, o se scadranno ulteriormente in questo teatrino che da troppo tempo tiene banco senza giungere a risultati concreti. Non è tempo, invero, di ulteriori pretesti, ma di scelte decisive e concrete che possano garantire processi decisionali improntati alla democraticità e alla governabilità.


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