Scossone in casa Pd. Il quotidiano Repubblica riporta, infatti, dati allarmanti sul tesseramento del partito che è alla guida del governo Renzi e di cui proprio quest’ultimo – è bene ricordare – ne è ancora il Segretario. Nello specifico, il Pd in un anno ha perso più di 400 mila iscritti. Sono meno di 100 mila, difatti, i tesserati provvisori di quest’anno, mentre nel 2013 gli iscritti erano più di 500 mila. Secondo quanto riportato dal giornalista di Repubblica De Marchis: “L’allarme è scattato dopo il flop di affluenza alle primarie dell’Emilia Romagna, la storica regione rossa: solo 58 mila elettori ai gazebo. Ma il dato non ha sorpreso chi conosce i numeri segreti del Nazareno: siamo sotto quota 100 mila iscritti in tutta Italia, 5 volte meno del 2013 quando i tesserati erano 539.354”. Un calo che, sempre secondo De Marchis, sarebbe generalizzato e riguarderebbe tutte le regioni. Per di più, in alcune regioni come Sicilia, Basilicata, Molise, Sardegna e Puglia, il tesseramento quest’anno non sarebbe proprio iniziato. A dare conferma di una preoccupazione significativa vi sono le parole dell’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, secondo il quale: “Un partito fatto solo di elettori e non più di iscritti, non è più un partito. Lo Statuto dice che il Pd è un partito di iscritti e di elettori. Ovviamente se diventasse solo un partito di elettori diventerebbe un’altra cosa: uno spazio politico e non un soggetto politico. Ma non siamo a questo e non finiremo lì”. Tuttavia, il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, ha smentito i dati diffusi in questi giorni: “Le notizie sul numero degli iscritti al Pd, pubblicati su organi di stampa e sui cui si sta costruendo una polemica inutile e strumentale, sono infondate”. Per conoscere i dati definitivi bisognerà attendere la fine dell’anno, ma le previsioni comunque non sono rosee e quasi sicuramente i numeri dovrebbero essere confermati ben lontani da quelli del 2013.
A questo punto, che spiegazione possiamo dare a questi dati? Vi è un significato propriamente politico? Per molti opinionisti, andrebbero comparati i dati degli altri partiti maggiori, anche se vi è da dire che il Pd è l’unico partito che ha sempre battuto più degli altri sull’importanza del tesseramento, così come sullo svolgimento delle primarie. Una delle cause di questo crollo, potrebbe certamente essere il progressivo abbandono del finanziamento pubblico ai partiti che si unisce certamente ad una generalizzata crisi della militanza politica. Prima del Pd a vivere questa crisi è stato il partito di Silvio Berlusconi, Forza Italia, con tutti i distinguo del caso, poiché sono sempre stati due partiti organizzati in modo totalmente differente e che oggi, invece, pare trovino maggiori punti in comune, su tutti la figura del leader Matteo Renzi che richiama, sotto molteplici aspetti, quella dell’ex Cavaliere. Un’ulteriore lettura politica, ma anche sociale, è quella che verrebbe fuori da una conseguenza quasi scontata nel nostro Paese: mancando i soldi del finanziamento pubblico e quelli del tesseramento, le risorse verranno con molta probabilità cercate presso gli imprenditori. Il rischio, però, è che si accentui sempre di più la mancanza di autonomia dei partiti, per dare ascolto alle istanze degli imprenditori disposti a riempire le loro casse. Con tutta la buona fede che si vuole avere, è bene però ricordare che ciò, in Italia, è sempre stato segno di corruzione e di accordi “sottobanco”. Pertanto, è bene ricordare ai politici, a scopo preventivo, le parole di Miguel de Cervantes: “L’onestà è la miglior politica”.

Pd, crolla il numero dei tesserati: senza risorse militanza politica sempre più in crisi.
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