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Parrocchia di San Giustino de Iacobis: unico faro nel degrado del quartiere Castagna Don Arcangelo Caratunti sul quartiere Castagna – “Le istituzioni qui non esistono, molti ragazzi sono morti di tumore. La nostra zona non è più tranquilla”

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Da anni figura di spicco e punto di riferimento del difficile quartiere Castagna, il parroco della Chiesa di San Giustino de Jacobis ha rilasciato, ai microfoni del Giornale di Casoria, alcune considerazioni riguardo il degrado in cui versa il sobborgo e sul crescente tasso di criminalità nella zona.
Buongiorno Don Arcangelo, quanto è vicina la parrocchia ai suoi fedeli?
“Buongiorno a te Andrea. Grazie alla lettera mensile che noi mandiamo, la parrocchia visita famiglia per famiglia. Vado sempre a benedire le case e c’è un buon un rapporto personale con i fedeli. Cerchiamo sempre di poter cogliere quelle che sono le loro esigenze e necessità, in modo da poter intervenire in loro soccorso”.
Cosa hanno fatto le istituzioni per questo quartiere?  
“Le istituzioni in questo posto non hanno mai mosso un dito. Di tutto e di più abbiamo chiesto per il bene del quartiere, la parrocchia non ha mai chiesto un centesimo per interesse personale. Abbiamo domandato di ripiantare gli alberi che sono stati spiantati in occasione della presenza del mercato settimanale di via Mauro Calvanese e non sono mai stati più messi. La pulizia delle campagne qui intorno non è stata mai fatta. Abbiamo sollecitato dei collegamenti tra via Castagna e via Petrarca per facilitare le persone che vengono da quella zona a partecipare all’Eucarestia domenicale e neanche in questo caso si sono mai fatti sentire. Dicono che fanno sempre, ma non c’è mai niente di concreto”.
Cosa sa dirci riguardo lo spostamento del mercato settimanale?
“Non ho mai perorato la causa di far togliere il mercato perché sono sempre partito dall’idea che sono persone che devono vivere, per me non c’erano problemi. Avevo solamente chiesto di rimuovere i bagni pubblici all’ingresso della Parrocchia e spostare una parte di mercato un po’ più avanti, dato che avrebbe potuto intralciare la strada a un mezzo di emergenza diretto alla scuola delle suore. Da questa richiesta è nato tutto un polverone, addirittura sono stato minacciato credendomi colpevole dello spostamento”.
L’inquinamento ambientale è uno dei temi più delicati del quartiere. Lei come lo vive?
“L’argomento terra dei fuochi l’ho sempre percepito come un tabù. Ci sono delle risposte concrete in questa zona. Parecchi giovani della nostra comunità parrocchiale sono morti di tumore. Varie volte ho cercato di incontrare le istituzioni ma non è stato possibile. Chiediamo come comunità civile interventi urgenti di bonifiche di quei terreni perché ne va della salute dei nostri cittadini”.
Come è cambiato il quartiere in questi anni?
“Quando sono arrivato quasi mi vantavo di non avere nessuna situazione particolarmente rilevante. Invece adesso con l’assassinio del ragazzo al Parco Smeraldo mi sono dovuto ricredere. La nostra zona non è più tranquilla come lo era prima. I ragazzi di oggi sono molto connessi ma sono sempre più soli. Bisogna far avvertire una presenza. Noi come comunità parrocchiale abbiamo incontrato esperti del settore in due incontri e fra poco faremo il terzo per cercare almeno di allestire un’iniziativa che gradualmente possa entrare nel mondo di questa realtà giovanile, senza pretendere una risposta, per far capire che noi ci siamo e stiamo cercando di comprendere la loro vita e il loro vissuto”.
La domanda sorge spontanea: quanto tempo ancora dovranno aspettare i cittadini residenti del quartiere Castagna per vivere in maniera dignitosa la propria vita? Le Istituzioni cittadine hanno il dovere di assumere finalmente idonee iniziative per ripristinare condizioni minime di vivibilità. Prima che sia troppo tardi!