Siamo nati in un’epoca fantastica dove la conoscenza dista da noi solo un click di mouse, un touch di screen. Un epoca di infinite, meravigliose possibilità conoscitive, eppure allo stesso tempo epoca di ignoranza e disinformazione. Resto inorridita nel constatare quante false informazioni girano in rete, diffuse da chi non è disposto a spendere neanche un attimo del suo tempo per verificarne la veridicità. Notizie che si diffondono a macchia d’olio e che vengono condivise e fatte girare sulla falsariga dell’attendibilità del pubblicante, sull’errato presupposto che chi ne sta dando diffusione sia certo della notizia, che l’abbia verificata. In tal modo persone colte, intelligenti, diventano portatori di disinformazione.
Premesso che, alcune volte, tali frottole sono diffuse nella consapevolezza della loro falsità, con il preciso celato scopo, di creare dissenso verso un’ideologia politica, persona, razza, o più semplicemente per diffondere malcontento, allarme, insoddisfazione, rancore. Un esempio ne sono certamente i link che su Facebook hanno ad oggetto gli stipendi dei politici e che vantano cifre che vanno dai 15.000 € ai 40.000, 50.000 euro e oltre. Si tratta di semplice impreparazione o del premeditato tentativo di scatenare lo scontento degli elettori? Un po’ l’una, un po’ l’altra, secondo me! Sulla stessa riga voglio ricordare la bufala della “legge Cirenga” che raccontava dell’approvazione di un disegno di legge avente ad oggetto la creazione di un fondo per i parlamentari in crisi, in vista della fine della legislatura. Quest’ultima frottola, condivisa da molti dei miei amici, mi colpì particolarmente in quanto parlava di un Senato composto da circa 450 senatori, eppure nessuno di coloro che la condivise aveva evidentemente fatto caso alla discordanza, o, peggio ancora, alcuni di loro non sapevano che in realtà il senato è composto da poco più di 300 membri.
Ma peggio ancora ritengo che siano quelle storie che lasciano intendere fini cospiratori da parte di ipotetiche caste. Sono quelle notizie che di solito titolano “cose che nessuno ti dirà”, “Perché nessuno ne parla?”, “quello che i medici non vogliono farti sapere” e altri simili, che tentano di stuzzicare la curiosità del lettore.
Un esempio è la notizia che vantava i prodigiosi effetti antitumorali di un frutto esotico, la Guanabana, che si diceva, avrebbe avuto proprietà curative più potenti della chemioterapia e senza gli effetti collaterali distruttivi della suddetta cura. La frottola ipotizzava che la notizia sarebbe stata occultata in quanto contrastante con gli interessi economici delle case farmaceutiche. In realtà, una veloce ricerca in rete permette di apprendere che, innanzitutto, le paventate proprietà curative non sono ancora state verificate sull’uomo ma solo in laboratorio sulle singole cellule e che, inoltre, gli effetti collaterali di questo frutto sarebbero tanti e tali da sconsigliarne vivamente l’utilizzo.Ma perché queste frottole hanno tanta presa sul pubblico? Probabilmente perché la verità non è interessante come la finzione, o forse perché la finzione è tanto simile alla realtà da risvegliare in noi paure a stento celate, volontariamente eclissate, ma che restano li, rasenti, pronte ad riaffiorare. Tanto sentite presumibilmente perché verosimili. Perché in fondo siamo consapevoli, tanto per richiamare i succitati esempi, che la maggior parte dei politici così come le case farmaceutiche hanno certamente maggiormente a cuore i propri interessi piuttosto che quelli della collettività.

Notizie false in rete. Come riconoscerle.
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