Napoli. Parte il progetto: “figli degli uomini”

figli degli uomini (1)A Napoli è partito il progetto “figli degli uomini”, dove possono accedere non solo famiglie tradizionali (formate da due genitori) ma anche coppie di fatto e single. Progetto relativo all’affido etero-familiare, ratificato dal comune di Napoli in cui hanno collaborato l’associazione Ariete, il centro studi Ksenia e la fondazione di comunità del centro storico. Tale iniziativa mira a sensibilizzare la comunità rispetto all’affido, creando un database di famiglie affidatarie che includa percorsi di formazione per famiglie e operatori e che promuova reti di cittadini e famiglie solidali. A presentare il progetto l’assessore al Welfare Roberta Gaeta; il dirigente del servizio politiche per l’infanzia e per l’adolescenza del comune: Barbara Trupiano; un rappresentante della fondazione di comunità: Paolo Monorchio e il presidente dell’associazione Ariete: Anna Benedetta Torre. L’assessore Gaeta si è espressa così: “Da diversi mesi stiamo agendo per mettere al corrente la comunità e i cittadini sull’affido familiare; lo scopo è quello di offrire tutte le informazioni necessarie a chiunque sia seriamente interessato (non solo famiglie), a spendersi solidalmente e con la massima responsabilità per altre famiglie e per i minori. L’affido non è un’iniziativa permanente ma temporanea, dove le famiglie affidatarie non accolgono solo il minore ma anche la famiglia da cui proviene. Ovviamente l’affido non mira ad adottare il bambino ma a reinserirlo nella famiglia d’origine, una volta che quest’ultima superi le sue difficoltà non solo legate a situazioni di povertà”. Anche il dirigente Trupiano ha speso qualche parola in merito: “Il progetto non esclude altre forme di affido diverso, perché può essere anche diurno, specie se le condizioni sono quelle ideali per consentire al minore di trascorrere la sera con la propria famiglia originaria. Sappiamo che la legge non permette che l’affido duri più di due anni, ma qualora emergano casi eccezionali e particolari, il giudice può concedere una proroga per pensare a percorsi di adozione o per avviare a percorsi di autonomia laddove non si tratti più di un minore”.


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