Si è tenuto ieri sera il primo dei cinque incontri formativi che daranno forma all’anno della Misericordia, indetto dal Santo Padre lo scorso aprile. L’evento ha preso vita grazie all’attiva partecipazione dei membri dell’associazione di volontariato carcerario Liberi di Volare ONLUS che si sono così riuniti presso la sede di via Pietro Trinchera 7 a Napoli. Con la relatrice Luisa Prodi, presidente nazionale Seac (Coordinamento Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario), si è discusso a proposito dei programmi di giustizia ripartiva, intesi come percorsi possibili che consentirebbero alla vittima il recupero di una posizione di centralità nel procedimento penale e al reo di accettare la responsabilità delle proprie azioni, sanando in questa maniera la lesione provocata al tessuto sociale determinata dalla commissione del reato. Forse non tutti sono a conoscenza del tema perché spesso la parola carcere è sinonimo di pregiudizi ed emarginazione. Di conseguenza è poca la sensibilità nei confronti di chi, per varie motivazioni, ha perso la propria libertà. Con la riforma penitenziaria del 75’ il volontariato nelle carceri ha acquisito maggiore dignità. E’ andata così diffondendosi la consapevolezza dell’importanza di rappresentare un percorso di reinserimento completo nella vita sociale di coloro che vivono la difficile esperienza della detenzione. La figura del volontario serve ad aiutare a creare o mantenere un collegamento, ad alimentare un confronto, con la società esterna. Il suo ruolo è quello di stimolare una coscienza critica nei confronti del territorio di appartenenza.
I percorsi formativi per coloro intendono prestare servizio all’interno delle carceri rappresentano l’inizio di un articolato cammino assistito e guidato da importanti protagonisti del mondo della giustizia, delle istituzioni, del volontariato nonché degli stessi cappellani presenti nelle carceri napoletane. Essi sono di fondamentale importanza in primis per abbattere il fitto velo di pregiudizi e disinformazione che avvolge l’intero argomento, lasciando emergere una cosciente e reale rete d’informazione a riguardo e perciò di conseguenza una nuova e più umana idea della pena, che ha ( o almeno dovrebbe avere ) l’obiettivo finale di contribuire alla costruzione di una vera pace sociale. Essi hanno inoltre lo scopo specifico di riconsegnare il carcere al territorio e alle libere iniziative della comunità civile. “Un uomo recuperato non è più pericoloso, mentre la giustizia vendicativa produce persone che scelgono di nuovo la via delinquenziale”. Tutti coloro che sono interessati a fare proprio il messaggio di perdono rieducativo di cui si fa promotrice l’associazione Liberi di volare ONLUS possono contattare il suo direttore, Don Francesco Esposito, telefonando al numero 081440916 oppure inviare un’email all’indirizzo carceraria@chiesadinapoli.it . Informate, partecipate e “Mbaratev a perdunà”!