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Margherita Candia: storia di una martire d’amore

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di Margherita De Rosa – Margherita Candia: chi è costei? Per molti una perfetta sconosciuta, ma non per gli Afragolesi che hanno viva memoria di questa illustre concittadina, la cui personalità è stata perfettamente delineata dal dottor Giovanni Russo nel testo recensito dal ministro dell’OFS di Afragola, dott.ssa Maria Rita Lucido e intitolato, appunto, “Margherita Candia, una vita per la pace”. Cerchiamo, pertanto di “raccontare” questa giovanissima martire dell’amore, vissuta appena 17 anni, pochissimi ma sufficienti, per una creatura della sua sensibilità, ad entrare in quella dimensione di abnegazione totale che fa di alcuni cristiani delle vittime d’more, capaci di offrire la propria vita per la salvezza di quella altrui. Margherita venne alla luce il 24 agosto del 1924 in una dimora situata nei pressi del santuario di sant’Antonio di Padova, in realtà da sempre definito Sant’Antonio di Afragola, per il viscerale legame che unisce il popolo al Santo dagli infiniti poteri taumaturgici. E a lui, infatti, fu affidata la piccola Margherita, ben presto in pericolo di vita per gravi problemi polmonari: con la sua potente intercessione, Il Santo ottenne la guarigione della piccola, per la quale ormai tutti disperavano. Ben presto Margherita si differenziò dalle sue coetanee, non per doti particolarmente evidenti, anzi, tutt’altro, forse per il nascondimento, la riservatezza e per una capacità d’amare totale ed incondizionata pur nella certezza di non riceverne corrispondenza. Amò con pienezza le sue compagne così come una sua insegnante di matematica e le suore d’Ivrea presso le quali conduceva gli studi in quel di Vico Equense; fu legatissima ai suoi genitori e ai suoi fratelli e, prima di tutti, fu infiammata dall’amore per Dio, un Dio ch’ella riconosceva nel prossimo. Ben presto avvertì la necessità di consacrarsi e, nel contempo, fu studentessa e novizia presso le suore d’Ivrea. Intanto, infuriava la seconda guerra mondiale e la fanciulla, che pure era stata sostenitrice del Fascismo, cominciò a distaccarsene già nel momento dell’alleanza di Benito Mussolini con Hitler e a dissociarsene totalmente nel momento dell’entrata in guerra dell’Italia. Spinta dallo spirito d’obbedienza, con ogni probabilità, ella aveva aderito all’ideologia del duce poiché cosa voluta ai vertici del suo istituto, ma, non priva di spirito critico e, come già evidenziata, colma d’amore, non poté non prendere le distanze da un movimento promotore di odio e cieca violenza, distruttrice della pace: e così fu… a maturare ancor più l’afflato di solidarietà e sacrificio per il prossimo fu la visita ai soldati feriti, ai quali, con le sue compagne di studio, portò doni di vario genere, sebbene quelli più graditi fossero oggetti ed immagini sacre. Margherita fu colpita in maniera significativa da un giovane ufficiale al quale non aveva nulla da regalare ma, spinta dalla sua infinita generosità, dopo aver chiesto il permesso alla Superiora, mossa sempre dalla necessità di non contravvenire allo spirito di obbedienza che la contraddistingueva, si disfece della sua collanina alla quale era appesa la medaglina della beata Vergine di Lourdes. Il suo stupore si accrebbe allorché il giovane le chiese aiuto per poterla indossare e lei lo scoprì mutilato di entrambe le braccia … a quel punto pensò al dolore di tante spose e di tanta madri, che avrebbero visto tornare i loro uomini così mutilati o non tornare affatto dalla strage di una folle guerra e nel suo cuore balenò l’idea di offrire la sua vita per la pace e soprattutto per salvare tanti ragazzi e uomini condannati ad una morte quasi certa o, comunque, all’acquisizione di un handicap che ne avrebbe compromesso la qualità della vita. Rese partecipe di questo richiesta inoltrata a Dio anche sua madre, alla quale più volte ripeté : <<Tu, mamma, piangerai tanto, ma tante altre mamme godranno>> e così fu… gradualmente Margherita divenne sempre più ferma nel suo proposito e, mossa da ispirazione profetica, confessò al padre, ch’era giunto in visita a Vico , pregato da lei caldamente, che sarebbe stato bello morire nel mese di Maggio … inoltre lei aveva chiesto a Dio di offrire tra ore della sua sofferenza per la vita dei soldati; così, nel giro di qualche giorno, alcuni colpi di tosse e sbocchi di sangue annunciavano che si approssimavano i giorni della fine, sebbene i medici sostenessero la non esistenza di un’effettiva gravità….Margherita, invece, rivolgendosi spesso a sua madre, ribadiva che il suo desiderio stava per essere esaudito e così, la sera del 25 aprile, alle 20.00  ebbero inizio le implorate tre ore di sofferenza, ad imitazione di quelle della Vergine o, se si vuole, di Gesù nel Getsmani…e di Gesù ella chiese più volte che le si parlasse, informandosi ogni tanto sull’ora e quando la consacrata, commossa e turbata, bleffò sull’orario reale, Margherita replicò che mancava ancora mezz’ora e infatti, alle ventitré in punto ella spirò, dopo aver voluto accanto a sé le immagini di Cristo, della Vergine e del caro Sant’Antonio. Grande fu la commozione e la partecipazione della cittadinanza ai suoi funerali, ma le sue spoglie mortali non fecero più ritorno ad Afragola, com’era volontà di Margherita Candia, perché le consorelle la vollero a Vico. Col tempo, purtroppo, i suoi resti mortali non hanno più ricevuto il giusto e meritato culto, per cui sarebbe opportuno che un esempio così fulgente di amore per il prossimo potesse tornare nella sua terra, a testimonianza di un’eroicità non comune, di una santità eccezionale, maturata in breve tempo nell’anima di una fanciulla che sentì il divino imperativo di imitare il Cristo crocefisso. Margherita Candia, dunque, al di là del luogo in cui le sue spoglie siano debitamente collocate e onorate, va conosciuta quale esempio di straordinaria santità, santità che prende le mosse da sicura ispirazione soprannaturale ma anche da una sensibilità non comune, che la collocavano già vivente, nel novero di coloro che sono destinati a gradi cose, nell’abbraccio totale a Dio per il tramite dell’obbedienza, dell’umiltà, del nascondimento. Il bel testo del Russo rende sicuramente merito alla dolcissima martire dell’amore ed è quindi un libro da leggere allo scopo di conoscere, comprendere profondità inusuali di una fede giovane quale fu quella di Margherita Candia, che merita un’attenzione maggiore da parte della Chiesa, soprattutto in un tempo come il nostro, in cui l’egoismo e l’egotismo dominano incontrastati: Margherita è l’antitesi di tutto ciò e può la piena realizzazione del Vangelo, di quel monito in esso contenuto in base al quale si dice che Cristo ha amato il prossimo fino al sacrificio di sé…e la giovane afragolese è stata imitatrice perfetta del Salvatore e, sicuramente, Dio avrà salvato tante vite per l’offerta che ella fece di sé in nome dell’amore e della pace: riproporre la sua breve storia terrena è, dunque, sicuramente un bene per credenti e non, perché Margherita può, a giusta ragione, definirsi eroica martire dell’amore, un amore disinteressato, che nulla vuole in cambio e che genera solo e sempre amore, perché noi, come, qualche anno fa, ha cantato Roberto Vecchioni, siamo amore: peccato che lo dimentichiamo troppo spesso…