Qualche anno fa, quando ero ancora all’università, demoralizzata dalla difficoltà nel riuscire a superare gli ultimi esami, mi fu di aiuto una frase di Albert Einstein: “La struttura alare di un calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso”. Ossia, per poter fare qualcosa, qualsiasi cosa, bisogna credere che quel qualcosa sia possibile, perché il peggior nemico nella riuscita dei nostri piani è la paura, l’invalicabile limite che noi stessi ci poniamo del: “non ce la farò mai, è impossibile!”.
In un clima di generale sconforto, così duro e demoralizzante in particolar modo per noi giovani del sud Italia, voglio raccontarvi una storia che spero possa darvi la forza di portare avanti le vostre idee e i vostri sogni a dispetto di chiunque cerchi di convincervi, inclusi voi stessi, che quel progetto è impossibile. Vi racconterò la storia di Luigi Giura e del ponte Real Ferdinando.
Luigi Giura nacque in Basilicata nel 1795 e studiò a Napoli in quella che fu l’antenata dell’odierna facoltà di Ingegneria della Federico II, dove si laureò brillantemente nel 1814, terminati gli studi fu ammesso nel Corpo dei Ponti e Strade, antesignano napoletano dell’attuale Genio Civile.
Nel 1825, a soli 30 anni, presentò alla Direzione Nazionale Strade e Ponti un progetto che riprendeva l’idea, già presentata da Carminantonio Lippi nel 1817, di un ponte sospeso in ferro. Il progetto fu poi integrato a seguito dei suoi viaggi con gli studi effettuati su opere simili realizzate in Inghilterra e Francia e ottenne l’approvazione dell’allora sovrano del Regno delle due Sicilie, Francesco I di Borbone, che né dispose la realizzazione e, nel 1828, diede il via alla costruzione del ponte sospeso sul fiume Garigliano, affidandone progettazione ed esecuzione allo stesso Giura.
Giura studiò accuratamente il progetto, adattandolo anche allo stato dei luoghi. Apportò svariate modifiche ai progetti realizzati in Francia e Inghilterra, sia alla struttura, eliminando le barre in ferro che univano le colonne, in modo da dare maggiore elasticità, che ai materiali aumentando la resistenza del ferro con una lega al nichel e irrigidendo le travi con un macchinario da lui stesso progettato, in modo da aumentarne anche la resistenza all’invecchiamento e alla corrosione.
Nonostante ciò l’opera fu molto criticata all’estero e furono da alcuni messe in dubbio le capacità progettuali e costruttive dei Napoletani. Le polemiche intorno al ponte si acuirono in seguito al crollo del ponte Francese, tanto da consigliare di chiudere quello Inglese e sospendere la costruzione di quello Napoletano. Si racconta però che Ferdinando II, nel frattempo succeduto al padre, a chi gli consigliò di interrompere i lavori rispose “lassate fa o’ guaglione”, riferendosi appunto a Giura.
Nel 1932 il ponte fu terminato. A maggio, per mettere a tacere le voci circa la sua pericolosità il sovrano decise di collaudarlo. Si narra che, postosi al centro del ponte, ordinò che sul ponte passassero più volte due squadroni di lancieri e sedici traini di artiglieria. Il ponte resse! E continuò a resistere fino al 1943, quando i Tedeschi, dopo avervi transitato con le truppe in ritirata, compresi carri e panzer, ne minarono la campata facendolo saltare in aria.
A dispetto di chi credeva fosse impossibile, il ponte “Real Ferdinando” sul Garigliano fu il primo ponte sospeso in Italia e il secondo in Europa, un esempio di architettura industriale all’avanguardia dal punto di vista tecnico – costruttivo. E’ stato restaurato con un progetto finanziato dalla Comunità Europea e riaperto alle visite nel 2008.
Spero che il racconto di questo grande successo vi faccia sentire più fieri di questo nostro sud e più fiduciosi in voi stessi e nei vostri progetti. Vi lascio con una frase di Mark Twain: “Tra vent’anni sarai più deluso dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. Perciò molla gli ormeggi, esci dal porto sicuro e lascia che il vento gonfi le tue vele. Esplora. Sogna. Scopri.”