Raffaele Cutolo ha segnato la vita di non poche persone. Tra queste, quella della giornalista de “Il Mattino” Gemma Tisci, originaria di Ottaviano. Da ragazza, era solita recarsi in un locale con le amiche per ascoltare dischi musicali. Invitata ad allontanarsi da quel posto, si imbatté per caso in un signore a lei sconosciuto, e che riconobbe solo tornando a casa in televisione. Quello sconosciuto era Cutolo, allora latitante. Gemma Tisci ha deciso di riportare la storia di quell’uomo in un libro. “Ricordi in bianco e nero”, il titolo che racchiude “la vera testimonianza epistolare in diretta dalla cella del boss Raffaele Cutolo” e non solo.
Il libro è stato presentato venerdì 26 settembre presso la biblioteca dell’ISIS “A. Torrente” di Casoria, ad una platea di studenti del “Progetto Sirio” (scuola serale per il 3° e 4° anno di ragioneria) tenuto anche dalla prof.ssa Rosalia Marino che ha moderato l’incontro. Non si è trattato di una semplice presentazione, ma un’opportunità di venire a conoscenza e avere più chiara una storia che ci riguarda da vicino, risalente all’inizio degli anni ’60, quella di Raffaele Cutolo e della “sua” Nuova Camorra Organizzata.
Gemma Tisci, durante la sua carriera giornalistica, si è sempre occupata di fatti di cronaca nera, di camorra, di delitti, fino ad imbattersi in un inaspettato rapporto epistolare con il boss Cutolo, iniziato negli anni ’90 semplicemente per avere il permesso di intervistare la moglie.
La storia di un uomo divenuto camorrista in carcere, che a soli 20 anni da incensurato si ritrova ergastolano con l’accusa di omicidio per aver sparato ad un ragazzo suo concittadino, Mario Viscito, e per cui dopo pochi giorni si costituisce alle forze dell’ordine “perché credevo ancora nella giustizia come un fesso, allora”, confida in una lettera. ‘Un mostro’ macchiato di sangue, di morti – talvolta innocenti – che ha contribuito al fenomeno che ha distrutto una bella città come Ottaviano, rimasta paralizzata da un triste destino, la camorra.
Le numerose lettere, per anni rimaste nel cassetto, sono oggi un libro: “non sono riportate di sana pianta” – spiega la giornalista – “un po’ perché ripetitive, e poi perché per alcune non è ancora il momento di essere pubblicate”. Accanto alla ‘verità’ del camorrista, ci sono gli atti dei processi, stralci di articoli, fatti di cronaca che contestualizzano la storia, che è stata a sua volta “un po’ romanzata”, confessa l’autrice.
Perché pubblicarlo solo oggi? “Cutolo non esiste più, se non in cella. In questo libro non c’è solo la sua’ erità, ma anche quella storica e soprattutto emerge quanto è dannosa la camorra. – continua – È un pezzo di storia ‘in nero’, e gli ho dato un senso: chi non sa deve sapere, chi sa deve ricordare!”.