Il 21 giugno, Mons. Delpini, nell’omelia tenuta in occasione del funerale di Cristina Omes e dei suoi figli, Giulia, 4 anni, e Gabriele, 20 mesi, ha chiesto a tutti: “silenzio”.
In effetti, quando il 15 giugno è stata comunicata la notizia che Carlo Lissi, trentunenne papà e marito irreprensibile, aveva brutalmente assassinato moglie e figli, siamo rimasti senza parole.
Che sia premeditato o d’impeto, il delitto di Motta Visconti è agghiacciante! Un marito apparentemente affettuoso e premuroso; una famiglia serena, papà, mamma e due angioletti: solo apparenza! Il mostro, nascosto nell’abisso della coscienza, è uscito allo scoperto e ha ucciso, non una ma due, tre volte, colpendo all’impazzata non solo quella donna cui aveva promesso eterno amore e protezione, ma anche due bambini, sangue del suo sangue.
Gli inquirenti affermano che Lissi aveva programmato con lucidità di sterminare la famiglia almeno una settimana prima e che la partita gli aveva offerto l’occasione per portare a termine il piano.
Il mostro ha confessato. Giustizia sarà fatta. Ancora una volta, il “nido” di pascoliana memoria, immagine di amore e serenità, si è trasformato in una trappola mortale.
“Perché?” ha urlato Cristina, prima di esalare l’ultimo respiro, dopo le carezze bugiarde e il sesso senz’amore.
“Perché” gli hanno chiesto nell’interrogatorio e soprattutto “Perché anche i bambini?”; “Sarebbero stati un peso!”: ha risposto Carlo.
Il 23, lunedì, a “Uno Mattina”, la medesima domanda è stata posta allo psichiatra Andrea Fiorentino, mentre scorrevano le immagini drammatiche delle tre bare bianche, accompagnate dai volti impietriti dal dolore dei familiari di Cristina. “La gente ha bisogno di capire”; ha affermato la conduttrice. Il dott. Fiorentino ha spiegato che la follia può esplodere improvvisa e violenta, dopo che è stata a lungo repressa, soprattutto quando c’è una lei, consapevole e responsabile che sprona a crescere e migliorarsi un lui immaturo e narcisista che fatica ad assumersi le proprie responsabilità.
Non è un film dell’orrore, ahimè, è un altro “amore criminale”, è dura e amara realtà quotidiana!
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