(Giusto) Stiamo riscrivendo le storie di guerra e di morte dei cittadini casoriani che caddero nella “Grande Guerra”. Seicentomila italiani morirono in quella che fu definita prima guerra mondiale per il coinvolgimento delle più grandi ed importanti nazioni dell’epoca. Anche Casoria pagò un grosso tributo di sangue, testimoniato dalla lapide apposta nel 1923 sulla facciata del Municipio vecchio. Una Lapide commemorativa dove sono elencati i cognomi, i nomi e la paternità dei soldati casoriani morti in guerra, oltre al grado militare ricoperto. Ovviamente la Lapide riporta i segni del tempo e dell’incuria delle Istituzioni che in questi lunghi anni non hanno mai pensato a salvaguardare la memoria di questi nostri concittadini che in ogni caso persero la vita nelle difesa della Patria. Anzi, sembra quasi che la nebbia della memoria unita alla solita sciattezza di chi mai si è interessato alla cura dei luoghi simbolo della memoria del popolo casoriano, sia scesa sulle tristi storie dei nostri concittadini. Grazie a Mauro Bene che ha fotografato la Lapide, stiamo ricostruendo queste storie, divulgandole sul portale www.ilgiornaledicasoria.it Oggi raccontiamo la storia di Antonio Navas di Gennaro, nato a Casoria il 18/12/1896, scomparso il 2 agosto 1916 in seguito ad affondamento nave. Questo è quanto riportato dagli archivi che abbiamo consultato. Evidentemente i resti mortali del nostro concittadino non sono mai stai identificati. Ciò perché in altri casi negli archivi militari troviamo accanto al cognome del militare la scritta morto con la data. Il nostro concittadino Antonio rivestiva il grado di Secondo Capocannoniere C.R.E.M. una sigla che indica l’appartenenza alla Marina Regia. Appena ventenne muove i suoi passi alla Capitaneria di Porto di Napoli. Ma come muore Antonio? Il 2 agosto 1916 è ricordato come un giorno infausto per la Marina militare Regia. Infatti in quella data dopo appena 27 mesi di vita affondava nella rada di Taranto la Nave da battaglia “ Leonardo da Vinci”. Essa fu progettata insieme alla Conte di Cavour e alla Giulio Cesare dal Generale del Genio Navale Masdea. Il 17 maggio del 1914 entrò in servizio, era dotata di un pesante e completo armamento composto da cannoni e lanciasiluri, oltreché di batterie antiaeree. Una di queste torrette corazzate da cui spuntavano i cannoni era presumibilmente il posto di combattimento di Antonio Navas il cui grado corrispondeva ad un sottufficiale. Il motto di battaglia della nave da guerra Da Vinci era: «Non si volta chi a stella è fiso». Una nave di ben ventiseimila tonnellate che nel primo anno di vita svolse un servizio di scorta e di protezione del traffico marittimo. La notte del 2 agosto 1916 la nave si trovava a Taranto dove era stata trasferita nell’imminenza dell’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria. Comandante della Da Vinci era il Capitano di Vascello Galeazzo Sommi Picenardi. La nave aveva un equipaggio di millecento uomini tra ufficiali e marinai. Quel maledetto giorno la nave aveva fatto il pieno di munizioni necessarie per eseguire il mattino del 3 agosto una serie di esercitazioni di tiro con i potenti cannoni da 305. La nave era ben protetta sia per il luogo dove era ancorata sia per le misure di protezione adottate. Infine era sta completamente oscurata, con il personale delle batterie contraeree, pronto a raggiungere le proprie postazioni. Alle 23 circa il personale di guardia si accorse di una leggera nube di fumo che fuoriusciva da una delle condotte d’areazione del deposito di munizioni situato a poppa della nave. Pochi muniti dopo è l’inferno: boati e scoppi a ripetizione scuotono la nave. Mentre un incendio si propaga rapidamente dappertutto. Infine alle 23.10 l’epilogo finale lo scoppia della Santa Barbara. L’eroico comandante della nave, intervenuto subito mette in essere ogni tentativo per salvare la sua nave, ma soprattutto i suoi uomini, ma non ci riesce. Anzi proprio a causa delle ustioni riportate muore due giorni dopo. Per il suo atto di eroismo gli è conferita la decorazione di Medaglia d’Oro al Valor di Marina. La nave si capovolge rapidamente. Con la chiglia in alto la “Da Vinci” una delle più belle e moderne navi da guerra della Regia Marina, affondava dopo 45 muniti dai primi segnali d’incendio. Con la nave persero la vita oltre al Comandante, 21 ufficiali su 34, 227 tra sottoufficiali e marinai su 1100, in quel momento presenti a bordo. Le cause del’esplosione furono attribuite ad un atto di sabotaggio di spie austriache. Ci fu un’inchiesta militare che portò all’incriminazione di alcune persone. Ma dopodiché le stesse furono scagionate. Nel 1921 la Leonardo Da Vinci fu riportata in superficie per poi essere raddrizzata. Un lavoro di grande tecnica di cui va ancora fiera l’intera città di Taranto con i suoi operai navali. I resti dei caduti della nave estratti dai locali dopo il recupero della Nave riposano nel Famedio della marina presso il cimitero di Taranto. Chissà cosa avrà pensato il nostro concittadino Antonio Navas in quella notte di agosto che si sarebbe trasformata nel suo ultimo giorno di vita. La sua famiglia, la sua Casoria ancora piena di verde. Le fertili campagne che producevano ogni ben di Dio. Una città di contadini, di operai e di borghesi che per la prima volta viveva la grande tragedia della guerra. Onore e memoria eterna per Antonio Navas nella GRANDE STORIA della nobile Terra casoriana!
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