La Leopolda simbolo del Pd, ma la vera sinistra era in piazza

renzi-leopolda-620x372La Leopolda, la convention politica tenutasi lo scorso weekend a Firenze e che ha visto la partecipazione del premier e segretario Pd Matteo Renzi, si è chiusa proprio con l’intervento di quest’ultimo, il quale dopo i contrasti con la Cgil per la manifestazione di sabato a Roma contro il Jobs Act e la politica economica del governo, ha affermato che “Il posto fisso non esiste più”. Non si è fatta attendere la risposta, fredda e decisa, del segretario della Cgil, Susanna Camusso: “Mi pare evidente che il presidente del Consiglio non abbia argomenti per contrastare le cose che abbiamo sostenuto in termini di cambiamenti della delega del lavoro. Il presidente del Consiglio parla di cose di cui parla solo lui. Mi sembra che nessuno abbia discusso del posto fisso, che il tema del contratto a tempo indeterminato è un tema che hanno assolutamente presente loro, anche se non danno le soluzioni. Se uno pensa che il contratto deve essere a tempo indeterminato, deve avere le rispettive tutele». Tuttavia, Renzi parlando proprio della protesta di Roma ha detto che “sono manifestazioni politiche, e io le rispetto, e non ho paura che si crei a sinistra qualcosa di diverso. Sarà bello capire se è più di sinistra restare aggrappati alla nostalgia o provare a cambiare il futuro. A chi va in piazza a manifestare dico, con il rispetto che si deve, che questa storia qui in Europa la porta avanti solo l’Italia, l’idea di cambiare il modo di percepire l’Europa è del Pd”. E chiude tuonando: “E’ finito il tempo in cui una manifestazione blocca il governo e il paese”.  

L’intento di Renzi è stato chiaramente anche quello di dimostrare che la Leopolda è un luogo “dove si propone” e la piazza della Cgil un luogo “dove si protesta”. “Si protesta contro il governo, contro di me. Ma non ci fermeranno”.  No, non si fermerà Renzi. Almeno non prima del 2023, è questo, infatti, il suo obiettivo: “Al massimo faccio 2 mandati nello spirito della Leopolda, al massimo arrivo al 2023”. In un passaggio fondamentale del suo discorso il premier ha, poi, insistito sulla necessità di guardare al futuro perché: “Noi siamo il partito del futuro. Rispettiamo coloro che in Parlamento non la pensano come noi, rispettiamo i messaggi anche i più offensivi, ma non consentiremo mai a quella classe dirigente che ha detto che la Leopolda è imbarazzante di riprendersi il Pd per riportarlo dal 41% al 25%. Non consentiremo di fare del Pd il partito dei reduci, saremo il partito del futuro”. Ai 5mila partecipanti, Renzi rivolge come al solito parole di incoraggiamento e speranza, come fatto già nell’intervento di apertura della convention, ripercorrendo le tappe degli ultimi 5 anni: “abbiamo capito che l’Italia  poteva essere presa, rivoltata e cambiata. Azzeriamo il file di quello che abbiamo fatto fin qui e domenica usciamo con tante proposte”.

Eppure, se la Leopolda è il simbolo del Pd di Renzi, c’è da evidenziare l’assenza della sinistra del partito. Una larga fetta della minoranza del Pd, come Stefano Fassina, Pippo Civati, Cesare Damiano e Guglielmo Epifani, hanno presenziato alla manifestazione di Roma contro le politiche del governo, senza partecipare alla Leopolda. Segno, questo, di una sempre più marcata e grave spaccatura all’interno del partito che è alla guida del governo.


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