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La battaglia di Andrea: difficoltà dei disabili in una società di finti moralisti

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Ancora oggi, siamo di fronte a discriminazioni nei confronti dei disabili: in teoria esistono diritti inviolabili formalmente riconosciuti, in pratica non ci sono controlli su questi diritti!
Sono molti i cittadini che, con il loro menefreghismo, nascosto dietro finte distrazioni, occupano gli stalli H o che si lamentano se un disabile, in un ufficio pubblico o privato, come previsto dalla legge 104/92, al fronte di una valida motivazione, chiede di accedere senza dover attendere una fila interminabile e non adatta alla sua patologia o sindrome.
Conseguentemente a queste forme di ingiustizia e mancanza di rispetto nasce La battaglia di Andrea, un’associazione che si batte senza risparmiarsi per la difesa dei diritti dei disabili, denunciando gli abusi e le prevaricazioni che apportano danni ai disabili e ai loro familiari.

Spesso risulta complicato avere l’accesso di un terapista a scuola, come tante volte la burocrazia, lentissima, mette in discussione anche il semplice sostegno scolastico, che molto spesso ha dei tempi ben precisi per la richiesta, tempi che però non vanno a braccetto con quelli per ottenere la 104, e capita che tra le varie visite medico-legali passino molti
mesi, impedendo alle famiglie di avere la documentazione necessaria per richiedere l’insegnante di sostegno a scuola. 
Per non parlare della viabilità: parcheggiare e potersi spostare quando gli scivoli sono ostruiti e gli stalli occupati da chi non dovrebbe è una cosa impossibile – ha affermato Asia Maraucci, la Presidente dell’associazione. Tanti gli ostacoli,
burocratici, istituzionali e culturali che si incontrano. I bambini disabili vengono bullizzati a scuola, è capitato anche di imbattersi in maestre che si rifiutano di farli partecipare alle recite scolastiche o addirittura dei sacerdoti che gli negano i sacramenti, con la classica frase che tanto non capiscono. A farne le spese sono sempre gli invalidi insieme alle loro famiglie, già provati dalla loro condizione.

Ma chi è Andrea e perché l’associazione porta il suo nome? Andrea è il bambino di 4 anni che nel 2019 fu escluso dalla recita di Natale della sua scuola, un istituto paritario di Afragola, perché autistico. Fortunatamente oggi quella scuola non esiste più – ha dichiarato il vicepresidente Luigi Concilio. Andrea è il simbolo che la lotta paga, è il simbolo di tutte quelle persone affette da disabilità e delle loro famiglie che ogni giorno sono costrette a lottare per avere i propri diritti, diritti purtroppo, scritti ma poco applicati.
L’associazione contesta le ingiustizie e difende tutte le famiglie che incontrano difficoltà. In un anno e mezzo sono quasi 200 le famiglie che abbiamo supportato, molte delle quali anche con beni di prima necessità  – ha ribadito la presidente.
Cosa le autorità competenti dovrebbero fare per migliorare il servizio? Punire chi sbaglia, per anni si è cercato di sensibilizzare invano. A questo punto è inutile, la gente non vuole essere sensibilizzata, tanto vale punirle, a seconda del caso, con i relativi codici previsti dalla legge. Ad un certo punto, si arriva a una situazione di estremità e diventiamo tutti dei Don Chisciotte che combattono contro i mulini a vento in una società che ha appuntamenti fissi con le ingiustizie – ha dichiarato Concilio. Dal 10 novembre è entrato in vigore il nuovo codice della strada che prevede sanzioni più pesanti per chi occupa gli stalli dei disabili, con una multa fino a 672 euro e 6 punti decurtati. Basteranno queste sanzioni più severe per gli inadempienti?

La nostra epoca è sicuramente affetta da disabilità sociale che ci rende insensibili e intolleranti alla vista del diverso. Non c’è una cultura della disabilità e, di conseguenza, manca educazione alla disabilità. Se non educhiamo all’accoglienza e al rispetto della diversità fisica e mentale, come possiamo aspettarci il rispetto di altri tipi di diversità, di costumi, etnie, lingue e religioni?

Se le associazioni esistono, significa che nello Stato c’è qualche lacuna. Non dovrebbero esistere enti privati che si battono per garantire diritti fondamentali previsti dal maggior ente pubblico nazionale, lo Stato – hanno concluso Maraucci e Concilio.