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Intervista all’artista Enzo Marino.

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14492506_10206110164867825_7970874495742622865_nLa redazione de “Il Giornale di Casoria” ha intervistato il multiforme artista Enzo Marino, orgoglio casoriano nel mondo. Il suo pensiero estetico è essenzialmente “cognitivo-connettivo”. Egli esplora il percorso umano e la sua collocazione nel tempo. I suoi studi tendono a sospendere l’uomo e le sue vicende in uno spazio temporale indefinito tra l’essere e il non-essere con un gioco pittorico di negativo e positivo. E’ vincitore di due premi per il suo esordio letterario “Belle pazzie e bugiarde aurore”: il “Premio Letterario Internazionale Emily Dickinson” 2015/2016 a Napoli e il “Premio Franz kafka Italia” 2015 a Gorizia.

Chi è Enzo Marino e da dove nasce la sua pittura?
Fin quasi dalla fanciullezza ho sempre prodotto cose molto apprezzate, evolutesi nel tempo. Un uomo sa di essere artista, anche se non ne ha ancora coscienza. Io credo di esserlo sempre stato. Il mio è stato un percorso molto difficile, ogni tappa della mia vita ha una sua importanza. Ho partecipato e sono stato nella storia.

Ha affermato che il suo è stato un percorso molto difficile. Ci racconti.
Quando ero giovane cercavo di andare all’assalto di gallerie, di musei. Mi rispondevano che ero troppo giovane, avevo i miei 30-40 anni. Nel frattempo ho compiuto 50 anni, son tornato negli stessi luoghi e mi hanno invece detto che ero troppo vecchio, perché nel frattempo c’era stata la transavanguardia, giovincelli che avevano fatto esperienza guadagnando all’estero. Tutto questo ha scassato il mercato. Nella nostra zona, poi, non è mai stato semplice vendere. Dunque, ho cercato e trovato dei lavori che mi hanno aiutato a vivere, ma continuavo a fare arte, non ho mai mancato un giorno.

Enzo Marino artista poliedrico: pittore, scultore, muralista ed anche scrittore di “Belle pazzie e bugiarde aurore – Racconti tra Napoli e Casoria”. Come è maturata l’idea di scrivere un libro?
Migliaia di appunti, di racconti, di storie di viaggi li ho raccolti negli anni. Ma la vera idea di scrivere un libro mi è venuta perché dopo diversi anni in giro mi sono dedicato un po’ di più a Casoria, mi sono fermato, ho incontrato amici e molti mi rinnovavano certi ricordi, certi personaggi, certe storie.

Casoria protagonista del suo libro. Che tipo di legame ha con questa città?
Ho un legame forte con Casoria, così forte da provare a volte anche odio. Molte persone mi hanno criticato per aver scritto il libro, per le storie che ci sono raccontate, senza pensare che per scrivere un libro da un racconto vero si lavora anche un po’ di fantasia. C’è da dire che le persone non sempre ricordano come sono davvero andate le cose, ricordano solo ciò che a loro ha fatto comodo lungo la vita ricordare. La mia non è la verità assoluta, ma una verità studiata.

14522824_10206110159947702_7207296931772963113_nLei è principalmente un artista sperimentale: quali tecniche utilizza?
Vengo da un’esperienza di ricerca. Ci fu un momento in cui mi ero annoiato di dipingere con i pennelli, per cui né cervello, né mani si adoperavano per farlo. Siccome ero in Germania, acquistai per curiosità dei rulli particolari fatti di lattice ed iniziai ad utilizzarli per gioco. Comunque, sono diverse le tecniche che ho sperimentato: “Alaniline”, “Tempere fuse”, “Rollerpainting” ed Endosculture”. Ora sto lavorando con la iuta e la adopero pure per le sculture, la tecnica si chiama “Graffisculture”, nata quando mi fu commissionata di allestire nelle Grotte di Pertosa una scenografia con qualcosa che fosse inerente all’ambiente. Si tratta di sculture bidimensionali che poggiate al muro sembrano dei graffiti, ma anche dei graffi, perché concettualmente sono proprio dei graffi.

Tra tutte le forme artistiche in cui si esprime, qual è quella in cui Enzo Marino più manifesta se stesso?
Di sicuro la pittura, perché è il mio primo amore. Ciò non toglie che ho bisogno di fare contemporaneamente più di un’operazione.

Qual è il colore che la rappresenta?
Sempre il blu, è qualcosa di atavico, rappresenta in pieno il mio spirito.

Che rapporto ha con la critica?
Mah, un pessimo rapporto, almeno con i critici militanti. Ho sempre ricercato degli storici e studiosi dell’arte, come Francesco Piselli, Giuseppe Siano, il poeta Mimmo Grasso e Francesco D’Episcopo, che ha presentato il mio libro e che fa letteratura. Non credo nella critica ufficiale, in genere preferisco docenti universitari e filosofi.

Se dovesse invece definirla lei criticamente la sua produzione, quale aggettivo sceglierebbe?
Ambigua. Guardando le mie opere mi hanno sempre scambiato per qualcun altro, hanno sempre visto una cosa che io non avevo mai pensato di metterci.

Il suo rapporto con la spiritualità?
Sono di cultura cattolica, ma nell’arco della mia vita ho scoperto cose che mi hanno fatto prendere un po’ le distanze dalle istituzioni cattoliche. Mi sono creato un qualcosa che va al di là della religione coì come la intendiamo. Io vivo molto di spiritualità e le mie esperienze all’estero sono state fondamentali in tal senso.

Sono noti i suoi viaggi in Oriente, in particolare in India. Quando sono iniziati e perché?
Quando ho iniziato ad avere un nome, da molte parti del mondo mi invitavano a prender parte a mostre e convegni. Fui invitato in India, dove mi organizzarono una mostra eccezionale. In India, che è una cultura con una caratterizzazione forte, ci sono oltre 3 milioni di dei, ognuno riferito a qualcosa. Ho trovato tanta poesia nell’induismo che non si può immaginare. Ogni volta che torno lì il mio spirito si eleva un po’ di più.

14495525_10206110160827724_1823232745812625111_nChe rapporta ha l’artista Enzo Marino con la società attuale e come manifesta la sua umanità?
Il mio rapporto con la società è d’incomprensione senz’altro, perché ho vissuto in un epoca in cui i valori avevano un peso e non c’era contaminazione. Far confluire significa distruggere i riferimenti. Non mi sono mai posto la domanda su come manifestare la mia umanità. Ho vissuto esperienze umane bellissime, tra le ultime quelle della Giordania. Ho visitato la sezione dei bambini oncologici dell’Ospedale Universitario di Amman e sono stato una mattinata con loro a dipingere, giocare e ballare, e lo stesso ho fatto con i ragazzi di un’associazione che cura bambini svantaggiati a Gerasa. E tanto ancora, ma queste sono cose che non si raccontano.

La sua filosofia di vita?
Libertà. Negli anni ho sviluppato una realtà surreale, nel senso che ho vissuto da un lato la vita normale che mi opprimeva con le responsabilità, dall’altro mi chiudevo nello studio dove riuscivo ad avere una realtà parallela, dove riuscivo a volare e ad essere libero, altrimenti avrei fatto cose banali.

E’ libero anche dalle emozioni?
Sono le uniche cose dalle quali non riesco a liberarmi, perché mi trascinano, sono dentro di me, sono parte di me ed è forse per questo che sono apprezzato, per la mia umanità. No, non riesco a liberarmene, semmai solo a gestirle. La cosa più bella è dare loro sfogo.