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Il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando

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Chiusura dell’anno con il botto, sperando che i botti quelli che ogni anno vengono sparati nel nostro territorio ci vengano risparmiati in quest’anno difficile che si sta chiudendo nel peggiore dei modi. Pandemia, mareggiate, alluvioni, terremoti, non è mancato nulla come nei peggiori film di serie B che parlano di calamità naturali e distruzione.

Forse è banale, scontato e soprattutto difficile fare un bilancio alla fine dell’anno, ma quest’anno più di tutti, merita una riflessione. Cosa ci lascia questo 2020? Un capitolo a parte lo merita la pandemia, una parola conosciuta ma mai usata dalla maggior parte della popolazione, dalle generazione che stanno vivendo quest’epoca.

Dicevano andrà tutto bene, abbiamo cantato dai balconi unendoci metaforicamente anche stando lontani, ma è durata ben poco e forse non tutto è andato bene. La natura umana, l’essere umano ha dimostrato di essere poco umano.

Innanzitutto ci lascia la tristezza per tutte le persone che abbiamo perso e continuiamo a perdere, che ci lasciano in solitudine, senza aver la possibilità di dire addio ai propri cari. Abbiamo e stiamo perdendo una generazione intera, quella dei nostri nonni e dei nostri padri, le ultime capaci di costruire qualcosa, la generazione che dalla povertà e dalla miseria aveva costruito il futuro, il nostro attuale presente, mettendo in campo quella resilienza che all’epoca nemmeno sapevano cosa fosse, ma che in modo naturale per abitudine e attitudine alla vita sono stati capaci di tirare fuori. Ci lascia la consapevolezza di aver scoperto la nostra estrema fragilità, di tutto il genere umano, un virus subdolo e silenzioso ha sconvolto i nostri equilibri, siamo stati bloccati da un piccolo organismo vivente, che ha messo in ginocchio tutti senza alcuna distinzione, spazzando via convinzioni e certezze sia psicologiche che economiche. Il 2020 sarà ricordato come uno spartiacque: da una parte uno stile di vita arrogante e sicuro a cui eravamo abituati, dall’altra l’instabilità, l’ignoto, il dubbio, l’insicurezza. L’uso della mascherina, il distanziamento sociale, stanno diventando cose a cui difficilmente si saprà rinunciare anche in futuro. Aldilà del negazionismo e dell’ignoranza diffusa nei gruppi complottisti, la nostra vita è cambiata, di contro però, abbiamo scoperto la grande forza che l’essere umano ha dentro di se e che sa mettere in campo quando si tratta di sopravvivenza. In 10 mesi, siamo stati in grado di studiare e produrre un vaccino contro questo male sconosciuto, anche grazie alla continua ricerca e alla piattaforma già creata per le precedenti epidemie di Sars e Mers che mai però avevano avuto questo grado di diffusione. Fin dall’inizio è stato chiaro che l’unica arma in grado di rallentare il contagio sarebbe stato il vaccino e ora ci siamo. La campagna vaccinale è già iniziata da qualche settimana in Inghilterra e negli Stati Uniti, in Russia già da qualche mese e anche in Italia, il 27 Dicembre è stato il vax day, che è solo l’inizio di un lungo percorso in cui le regole basilari dovranno sempre essere rispettate, e pazienza se internet diffonde fake, news e odio, la scienza va avanti come ha sempre fatto ed è grazie a questo che in un modo o nell’altro siamo arrivati a questo punto. Il rispetto delle idee di tutti è sacrosanto, ma ci deve essere anche un limite alla libertà di parola, quelle parole che senza rendersene conto persone non preparate e senza alcuna base scientifica pronunciano e diffondono come verità assoluta, confidando nell’ignoranza diffusa e nell’analfabetismo funzionale che affligge questa generazione. In questo momento non abbiamo bisogno di divisione ma di condividere e unire le forze.

La mareggiata di questi giorni sul lungomare di Napoli, è solo l’ultimo degli eventi naturali che hanno afflitto il nostro territorio negli ultimi mesi. E’ stato un anno difficile, per tutti e i nuovi ritmi scanditi dal covid, hanno messo in difficoltà tutte le categorie. Si dice O” Napulitan se fa sicc ma nun more”, ma ora la situazione è davvero critica, tante sono le attività commerciali in difficoltà vicine alla chiusura o i posti di lavoro in bilico, una situazione già grave da anni, che sta arrivando a livelli mai toccati in questi mesi.

Come sta Casoria? Casoria è un malato terminale da tanti anni, nemmeno ci ricordiamo più quando è iniziata la crisi, forse perché la mia generazione non ha nemmeno visto l’inizio di questa crisi, un debito di nascita, una lama sospesa, la spada di Damocle di ogni cittadino di questa città che una volta, come raccontano gli anziani, risplendeva di luce propria. Cambiano le amministrazioni, ma la storia resta la stessa, la città continua ad essere quella terra di mezzo, dove nessuno riesce a creare un senso di comunità intesa come tale. Il covid, ha peggiorato la situazione, paralizzando l’amministrazione della città per mesi interi, denotando ancora una volta la scarsa capacità di gestione della politica cittadina lasciando la città come sempre in balia delle onde che proprio come una nave alla deriva va avanti per forza d’inerzia.  Risse tra ragazzini, scippi, rapine, la bomba alla galleria Marconi, sono episodi che lasciano il segno nei cittadini che ancora una volta si sentono abbandonati al proprio destino.

“L’anno vecchio è finito, ormai, ma qualcosa ancora qui non va” cantava l’indimenticato Lucio Dalla, quel qualcosa veramente riduttivo rispetto alla gravità della situazione, ma di buon auspicio deve essere cancellato. Le sfide sono tante per il futuro, e nessuno deve sentirsi fuori dal gruppo dei colpevoli, come sempre tutto deve partire da noi cittadini, siamo noi la forza e la spina dorsale di questa comunità, siamo noi a dover dare un segnale agli amministratori, perché molte volte la nostra indifferenza dà l’avvio della loro mancanza di attenzione verso la città.

Auguri Casoria, auguri a tutti i casoriani, e per citare ancora Dalla, “il nuovo anno, porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando”