Successo garantito per l’ultimo lavoro del regista Mario Martone. La pellicola “Il giovane favoloso” ha ottenuto in meno di una settimana grande favore di pubblico, qualificandosi al secondo posto del boxoffice. Il film ha già incassato più di un milione di euro. La vita di Giacomo Leopardi, interpretata magistralmente da Elio Germano, ha catturato giovani ed adulti. Dal 16 ottobre ad oggi, milioni di italiani stanno beneficiando del racconto del genio della poesia nostrana. Rappresentare Leopardi, uomo catturato dal sublime canto delle Muse, è stata per Martone, impresa ardua, ma non impossibile. Nulla è stato romanzato, i versi sono diventati coprotagonisti di una storia fatta di amore per l’arte e desiderio negato del bello. L’estro creativo del poeta di Recanati, è stato raccontato con ironia, follia, sregolatezza e tanta tenerezza. Gli sguardi aperti all’orizzonte dell’Infinito, incarnati da un Elio Germano intenso, che successivamente canta alla luna la sua ode con pathos, incanto ed estasi, danno un’immagine più aperta alla figura del poeta che celebrò non il pessimismo, ma il desiderio di vita che va oltre le restrizioni della convenzionalità. L’antitesi tra i tetri anni dell’infanzia trascorsa a Recanati e la vivacità culturale ed esperienziale del periodo napoletano, ben rappresentano la lotta interiore di un poeta che declama i suoi versi, desiderando in realtà gridare alla vita.
Nel cast di attori composto da Michele Riondino, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis, Valerio Binasco, Paolo Graziosi, Iaia Forte, Sandro Lombardi, Raffaella Giordano, Edoardo Natoli, Federica De Cola, Isabella Ragonese, Elio Germano primeggia mostrando la sua bravura nel mettere in scena la prigionia interiore e il senso di rivoluzione che coabitavano nell’animo leopardiano. La fuga più volte tentata dal piccolo Giacomo, che sognava ad occhi aperti nell’osservare dalla finestra della sua casa la giovane Silvia, diviene realtà all’età di 24 anni, quando il poeta lascia finalmente Recanati e si allontana da una severità materna glaciale. Sarà questa severità a trasfigurare l’immagine severa della natura che promette ricompense all’uomo, tradendone poi i desideri. Lo spettacolo vivido dell’ambiente partenopeo in cui Leopardi convive con l’amico Ranieri, sottolinea invece gli aspetti disperati e vitali di Giacomo, l’uomo che vestì coi suoi versi la poesia. Memorabile la descrizione degli ultimi anni dell’uomo di Recanati, che in preda ad una città invasa dal morbo del colera, vede nella forza divampante del Vesuvio che erutta, l’occasione per credere nella sopravvivenza alla lotta della vita. La Ginestra con i suoi versi di chiusura, danno al poeta la speranza nella resistenza alla durezza delle avversità. Leopardi è colui che canta per celebrare l’esistenza, senza denigrarla, perché felicità e infelicità come egli stesso spiega, non sono altro che mera convenzionalità.