Secondo alcuni l’architettura rappresenterebbe lo spirito ed i comportamenti di una data società, in quanto vi sarebbe una diretta connessione tra la cultura che caratterizza un epoca e le sue costruzioni. Non so quanto vi sia di vero, ma guidando per le vie di Casoria, non posso fare a meno di pensare che l’auspicato cambiamento dovrebbe passare anche attraverso queste strade dissestate e sporche, costeggiate da edifici concepiti come spogli moduli geometrici, intervallati solo dai comignoli delle fabbriche, che svettano qua e la interrompono la monotonia di questo eccesso di mattoni, che si ripete regolare, sin dove si perde lo sguardo.
In questo panorama appare evidente che la bellezza e l’armonia sono state senza troppi scrupoli sacrificate alle “ragion di mercatura”, vittime dell’abusivismo edilizio e dell’assenza di piani regolatori. Eppure, mai come in questo particolare periodo storico, sentiamo il bisogno di quella bellezza salvifica che secondo Stendhal sarebbe una “promessa di felicità”.
Bellezza intesa non fine a se stessa, come la immagina la visione consumistica del mondo, ma come qualità capace d’appagare l’anima attraverso i sensi, sentimento che avvicinando l’uomo alla parte migliore di sé diviene strumento per migliorare l’esistenza personale e la civile convivenza.
Abbellire i luoghi in cui si esplica l’umana esistenza per arricchirne il corso rientra in una logica utopistica che si infrange contro muri di “mala gestio” e spreco di denaro pubblico.
Fondi, all’uopo stanziati, sovente tornano al mittente, martiri della mentalità che tende a marginalizzare gli aspetti estetici, che rischierebbero di esacerbare gli animi, evidenziando le colpe di un amministrazione che troppo spesso priva i suoi cittadini anche dei servizi ritenuti essenziali.
In tali contesti interviene il Comitato Quartiere Stella di Casoria, che col suo progetto “Un’opera per la vita”, si propone non solo di sponsorizzare e sostenere gli artisti, in un ambito di beneficenza che non va mai tralasciata, ma anche di contribuire ad abbellire la città, esponendo le opere che risulteranno vincitrici in luoghi pubblici dove tutti possano goderne (il bando del concorso e la domanda di iscrizione sono scaricabili sul sito www.comitatoquartierestella.it).
Appropriata appare, dunque, in un tal quadro, la preghiera che Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, nel 1961 elevava a Dio: “Sazia questa sete di bellezza che il mondo sente, manda grandi artisti, ma plasma con essi grandi anime…”.