

(Alessandro Pino) Oggi siamo vicini al popolo di Bruxelles, pochi mesi fa eravamo vicini al popolo Francese e ogni giorni siamo vicini ai popoli di tutto il mondo che subiscono la stessa sorte. Siamo in guerra, una guerra globale, che facciamo finta di non vedere, che preferiamo tenere fuori dai nostri pensieri per non farci prendere dallo sconforto. Non è una guerra come quelle del passato, questa non la conosciamo, nessuno la sa affrontare, nessuno sa come combatterla. Non siamo preparati, non siamo più liberi, non possiamo nulla contro chi non ha nulla da perdere, contro chi non da alcun valore alla vita dell’essere umano, né alla propria, né a quella dei numerosi ed inermi cittadini che hanno perso la vita in questi attentati meschini e vigliacchi. Una nuova guerra, senza divise, senza strategie, senza pietà se mai una guerra ne abbia mai avuta una. Affrontiamo questo problema nel momento e nelle circostanze in cui accade qualcosa, probabilmente è arrivato il momento di far fronte comune, di evitare qualsiasi forma di conflitto di idee e di pareri, e di pianificare delle strategie comuni rivolte a prevenire, se ancora questo è possibile, queste barbarie che si ripetono con una frequenza sempre più alta. Non credo nemmeno più alla guerra di religione, qui siamo di fronte a un’organizzazione che può essere paragonata alle mafie che noi conosciamo, che usano psicopatici plagiati con personalità annullate, per trarre profitto personale. Ieri “Je suis Paris”, oggi “Je suis Bruxelles”, in futuro vogliamo poter dire “Je suis libre”.