Da alcuni anni si è diffusa una pratica chiamata: Urban exploration, l’esplorazione urbana. Ma in che cosa consiste l’esplorazione urbana? Nata come movimento fotografico negli anni novanta in Canada, ha in Jeff Chapman il suo fondatore. Alias Ninjalicious, questo fotografo ha dato il via ad un fenomeno che oggi non conosce confini ed è in fortissima ascesa per l’indubbio fascino e l’alone di mistero che circonda i luoghi oggetto dell’esplorazione e le persone stesse degli Urban explorers. La Urban exploration anche detta più brevemente Urbex, ed anche chiamata Abandoned exploration, Urban adventure, è stata definita in molti modi. Ad esempio, Wikipedia la definisce come:” l’esplorazione di strutture costruite dall’uomo, spesso rovine abbandonate o componenti poco visibili dell’ambiente urbano. La fotografia e la documentazione storica sono gli ingredienti essenziali di questo hobby e, anche se talvolta esso può condurre allo sconfinamento su proprietà private, non è questa la regola e le intenzioni sono oneste“. La definizione più bella che abbiamo trovato è questa: “The act of going places you’re not supposed to go” (andare in posti dove non immagineresti saresti mai andato).
Gli esploratori urbani si interessano a luoghi dove la stragrande maggioranza delle persone non si sognerebbe di mettere piede. Quello che attira gli Urbex è l’ignoto, l’avventura, ma anche il fascino del luogo maledetto e proibito. Un aspetto peculiare di questa disciplina è il suo riflesso potenzialmente illegale. Non bisogna cadere, però, nell’errore e nell’approssimazione di considerare gli Urban Explorers come dei profanatori, dei vandali oppure degli sciacalli. Tutt’altro. Ci sono alcune ricorrenze fondamentali che contraddistinguono questa attività dalla pura “violazione di proprietà”, pubblica o privata che sia: i luoghi oggetto di penetrazione ed esplorazione hanno sempre per l’esploratore urbano un interesse intellettuale (storico, artistico, esoterico etc); detti luoghi, anche quando appartenenti a qualcuno, sono sempre – di fatto – abbandonati e lasciati all’incuria del tempo; il desiderio unico dell’u.e. è semplicemente quello di documentare, senza prendere, rompere o toccare nulla. “Take only photographs, leave only footprints“, questa è la regola universale!
Possiamo considerare l’Urban Exploration come una riappropriazione di spazi abbandonati allo scopo di vivere, e documentare, una appagante esperienza di esplorazione e conoscenza legata, in qualche modo proprio alla negazione di quel luogo. Non nascondiamolo: la quasi totalità degli Urban Explorer trova interessante un luogo proprio perché abbandonato e/o sconosciuto ai più. Se questo fosse accessibile a tutti con visite e percorsi guidati perderebbe quasi completamente di interesse.
Che doti bisogna avere per questa attività? Sicuramente un po’ di incoscienza! Poi: capacità di fare ricerche sui luoghi, analizzare il territorio, una certa preparazione atletica, a volte specifica come in talune penetrazioni che comportano arrampicate o lunghe strisciate in stretti cunicoli. In questo, sono affini agli arrampicatori e agli speleologi. Molti hanno anche una grande dimestichezza con la tecnologia e si avvalgono di strumenti sofisticati quali droni, visori notturni, mappe satellitari etc. E’ necessaria anche una buona propensione per la documentazione fotografica e video, perché agli esploratori urbani, come detto, piace documentare e condividere, spesso comprensibilmente in forma anonima, il risultato delle loro imprese. I luoghi esplorati non sono mai semplici da scoprire e raggiungere, spesso sono pericolosi per lo stato di fatiscenza in cui quasi sempre versano. Ma ad oggi non si sono registrati, o almeno non si conoscono, incidenti particolari. Le comunità Urbex dove condividere informazioni – video – immagini e quant’altro sono in forte espansione ed ormai ci sono pagine web con mappati centinaia di luoghi abbandonati nel mondo.
Quali sono i luoghi che attirano maggiormente gli esploratori urbani? Sicuramente quelli a forte impatto emotivo come: prigioni, riformatori, orfanotrofi, ex manicomi, case di cura, paesi fantasma. Sono di interesse anche: scuole, fabbriche dismesse, luna park, antiche dimore nobiliari (come ville e castelli, spesso veri tesori di arte dimenticata) basi militari dismesse ed in generale qualunque opera umana abbandonata che sia degna di essere esplorata. Ci sono ormai siti leggendari che sono diventati meta di vere e proprie spedizioni, anche dall’estero.
In Italia l’Urban Exploration non ha ancora raggiunto la diffusione registrata in altri paesi e non è frequente che alcuni siti nel nostro territorio siano conosciuti meglio da esploratori stranieri che da quelli italiani. Questa è una cosa che abbiamo personalmente constatato, avendo ricevuto spesso “dritte” da gruppi tedeschi o inglesi, su luoghi a volte a un passo da casa.
Sulla nostra pagina potete trovare i reportage delle nostre principali esplorazioni. Abbiamo anche creato una pagina su facebook, per gli appassionati, in special modo della regione Campania, che si chiama: URBEX CAMPANIA.