CAMBOGIA
Seconda parte dedicata ad una zona ad occidente verso il confine tailandese: Phnom Kulen, la montagna sacra; la cittadina di Battambang con i suo monastero e la vecchia linea ferroviaria dell’epoca coloniale; infine, dirigendosi vero sud e la capitale Phnom Penh, si passa per un grande lago, il Tonle Sap, alimentato da alcuni affluenti del Mekong (il grande fiume)
PHNOM KULEN
Siem Reap non vuol dire solo archeologia e templi Khmer. Il monte Kulen, ad una quarantina di chilometri da Siem Reap, è considerato il monte più sacro del paese, una delle mete preferite dai cambogiani. E’ possibile visitare, scuole, villaggi, santuari. Potrete anche “immergervi” nella foresta primaria e visitare delle bellissime cascate di quello che oggi è un’area naturale protetta. Il turismo consapevole non è sempre qualcosa di negativo ed invasivo, ma spesso offre una alternativa fonte di guadagno alle comunità locali ed evitare la caccia illegale ed il disboscamento, preservando l’habitat naturale. In loco sono organizzati dei tour guidati con personale specializzato alla scoperta della varia ed abbondante fauna della Jungla cambogiana, tra cui Langurs argentati, Macachi coda di porco, cinghiali, uccelli di ogni genere, ed anche tante bellissime farfalle di cui tutta la Cambogia è ricca.
Fermatevi lungo le strade coperte da fitta vegetazione, dove si concentrano piccoli villaggi fatti di palafitte. Oltre a incontrare una umanità straordinaria ed avere occasioni fotografiche uniche, aiuterete molto la popolazione che vive dei frutti della terra e di piccolo commercio con gli stranieri. Portate con voi molte penne e quaderni e farete felici molti bambini. In particolare, sul monte Kulen c’è una bella scuola dove i viaggiatori usano portare in dono cose utili per i giovani studenti; è bene accetto tutto: penne, matite, quaderni, gomme da cancellare, gessetti, libri da disegnare etc. In ogni caso vi accoglieranno sempre col sorriso, facendovi visitare senza chiedere nulla la scuola.
Una visita la merita sicuramente il tempio buddista di Preah Ang Thom, con un enorme Buddha reclinato scolpito nella roccia risalente al XVI secolo
Sul fondo roccioso del torrente, subito prima della cascata, sono scolpite immagini sacre induiste, tra cui centinaia di Linga (simbolo fallico considerato una forma di Siva)
LE ANTICHE DANZE
Di solito non siamo molto interessati a spettacoli ed eventi folkloristici; sanno spesso di finte rappresentazioni per i turisti. Stavolta abbiamo fatto un’eccezione e siamo stati a vedere le danze tradizionali Khmer. Si tratta di danze antichissime, per la cui esecuzione bisogna essere addestrati da bambini; in poche parole non possono essere improvvisate e sono autentiche. Le danzatrici, come costume di questi paesi orientali, narrano e tramandano attraverso la danza storie antichissime perse nella notte dei tempi.
Le danze più conosciute e popolari, e quindi le più rappresentate sono: la APSARA, figure mitologiche metà donne metà dee che sono proprio l’icona della danza e sono rappresentate nei bassorilievi sempre nell’atto di danzare; la danza della “benedizione” in cui le danzatrici con delle coppe tra le mani simbolicamente benedicono il re, leader stranieri e membri di rappresentanze diplomatiche in visita nel paese; la MEKHALA i cui si rappresenta la vittoria degli dei sui demoni; la danza delle “noci di cocco” che viene rappresentata facendo urtare due metà di guscio di noce producendo la caratteristica armonia ritmica. In tutte queste danze, la posizione delle mani e dei piedi assumono delle pose molto caratteristiche che corrispondono ad un preciso significato. Ad esempio le dita molto aperte con indice e pollice uniti sul polpastrello simboleggiano il fiore di Loto.
Se vi capita, andatele a vedere.
BATTAMBANG
Lasciata la zona di Siem Reap, il nostro viaggio prosegue verso il confine Tailandese fino ad una località non propriamente turistica chiamata Battambang. Ci sono circa 170 km da percorrere, ma non ci si annoia certo. Lungo la strada che conduce lì ci sono moltissimi villaggi, mercati, pagode da poter visitare e fotografare. La prima sorpresa la riserva un mercato lungo una strada che corre sotto una fitta boscaglia. Alcuni improvvisati negozi fatti di legno e cannucce di bambù offrono cibo alquanto singolare. Ci avviciniamo e l’odore pungente di insetto fritto ci invade le narici. Sono esposti vassoi con grilli fritti, bachi caramellati, cavallette fritte, scarafaggi e altre delizie. Le vecchie signore sono divertite dai nostri sguardi inorriditi e ci regalano una busta con alcune cavallette e grilli.
Lungo la via c’è una fattoria che alleva bachi da seta ed ha anche un accorsato negozio con manufatti creati con le pregiate sete prodotte
Battambang è un posto molto interessante per due motivi: permette di scoprire la parte più genuina e autentica della Cambogia; fare una esperienza praticamente unica, una corsa sul leggendario “treno Bamboo”.
Al treno Bamboo si va la sera, per godere della magica luce morbida del pomeriggio e di tramonti indimenticabili. Così, in attesa che facesse pomeriggio, abbiamo utilizzato il resto del giorno girando per mercati, scoprendo piccoli artigiani che fabbricano la carta di riso, una fabbrica di Prahok
la prelibata salsa di pesce molto amata dai Cambogiani ed una anziana signora che nella sua capanna realizzava uno strano pranzo a base di riso confezionato dentro tranci di canna di bamboo. Chi si accontenta di un pasto frugale, può comprare per pochi centesimi questi pezzi di canna che fanno da comodo contenitore ad un pasta di riso leggermente dolciastra.
Sul nostro cammino una bellissima Pagoda e vicino una scuola gestita da ragazze inglesi, abbiamo scoperto un monastero molto antico di nome Somroung Knong.
Battambang regala giornate di autentica scoperta, immersi nelle polverose strade tra la città e la campagna, nei mercati chiassosi, tra gente indaffaratissima ma sempre molto curiosa verso lo straniero. Qui forse non ne vedono nemmeno tanti quanto a Siem Reap. Entriamo nei mercati, nelle botteghe capanne di artigiani che spesso sono anche le loro case, veniamo spesso circondati da bambini curiosi a cui possiamo regalare penne, matite o qualche caramella. E’ bellissimo vedere ancora un bambino illuminarsi per così poco e sorridere come noi non sappiamo più fare.
IL “BAMBOO TRAIN”
Alla vecchia stazione dei treni c’è quello che rimane della ferrovia costruita dai francesi durante l’epoca coloniale. La tratta che va da O Dambong a O Sra Lav faceva parte del sistema ferroviario cambogiano di allora. Serviva per trasportare persone e soprattutto merci, tonnellate di sacchi di riso.
Quando i Khmer rossi presero il potere, svuotarono le città cambogiane portando la gente a lavorare senza sosta nei campi, uccidendo molte persone; la tratta fu abbandonata, talvolta utilizzata solo per scopi militari. Finito il regime di Pol Pot, Il Bamboo Train, detto anche norry, divenne un ingegnoso mezzo di locomozione utilizzato dai contadini nella tratta ferroviaria tra Phnom Penh e Battambang che così trovarono il modo di sfruttare i binari della vecchia ferrovia. Un telaio composto da legno, ferro e bambù viene appoggiato su due assi ferroviari che scorrono lungo i binari. Prima la locomozione era assicurata da una lunga asta di bamboo con la quale ci si spingeva sui binari. Poi, si aggiunse un piccolo motore, di quelli usati per gli attrezzi agricoli, collegato ad una cinghia che trasmette il moto ad uno dei due assi. Il servizio è sempre stato considerato ufficialmente illegale, ma per molti degli abitanti della vasta campagna cambogiana, è il solo efficace mezzo di trasporto, considerate anche le condizioni delle strade e la quasi totale assenza dei mezzi pubblici. La facilità con cui si può rimuovere dalla sede ferroviaria permette un traffico scorrevole in entrambi le direzioni nonostante la ferrovia sia a binario unico. Una consuetudine instauratasi impone a coloro che si incrociano l’obbligo di scaricare, con la collaborazione di tutti, e rimuovere il mezzo meno carico per fare passare l’altro. La velocità raggiunta può arrivare a 50 km/h, il sistema frenante è manuale e agisce sulla cinghia di trasmissione. Il binario è a scartamento ridotto. L’unico treno passeggeri della compagnia ferroviaria cambogiana effettua un servizio alla settimana di andata e ritorno fra le due città di Battambang e la capitale, Phnom Penh. Gli abitanti, quindi, sanno con discreta precisione quando non è possibile transitare sui binari.
Alla vecchia stazione si sale sulla tavola appoggiata su due assi, il proprietario avvia il motore agricolo ed il treno sfreccia nella fitta vegetazione cambogiana fino ad una piccolissima finale stazione, dove gruppi di bimbi accorrono festanti. Scivolare a tutta velocità su questa precaria tavola di bambù, sfiorando canneti e alberi, percorrendo ponti arrugginiti ed in precario stato di manutenzione, incontrare animali di traverso sui binari, incrociare sul tragitto almeno 4-5 volte sul carrelli che viaggiano in senso contrario e dovere spesso smontare tutto per poi riprendere la corsa costituiranno un ricordo indelebile e divertente della Cambogia. Vale la pena venire fin qui ai confini con la Tailandia anche solo per vivere questa esperienza.
Chi volesse provare deve affrettarsi. Questo strano e buffo mezzo, fra i più famosi al mondo, potrebbe scomparire per sempre. I vecchi binari dovrebbero lasciar spazio a una super ferrovia, facendo calare il sipario su un’epoca.
KOMPONG LUONG
Andando verso Phnom Penh si passa vicino un grande lago, il Tonle Sap, nella Provincia di Pursat. Suggeriamo di fare una deviazione per visitare Kompong Luong. Si tratta di una comunità vietnamita per lo più dedita alla pesca che vive sull’acqua, a bordo di case galleggianti, costruite su barconi e zattere. Questo villaggio si raggiunge abbandonando temporaneamente la strada per Phnom Penh e dirigendosi in direzione di una piccola cittadina di nome Krakor e poi qualche chilometro a nord verso il lago. Questo grande villaggio galleggiante è abitato da circa settemila persone che ogni giorno si spostano con barche a remi o motorizzate per raggiungere scuola, tempio botteghe e altri luoghi della vita quotidiana. La vita si svolge interamente sul lago, sull’acqua, e ogni abitante bambino, adulto o anziano si sposta su agili piroghe tra i canali formati da file di barconi o zattere. Sulla riva troverete chi per pochi dollari vi porterà con la sua canoa a scorrazzare dentro il villaggio. E’ molto suggestivo perché non si tratta di un set cinematografico o apparecchiato per turisti, ma di osservare la vita di una comunità vera, ancora integra e non toccata dal business turistico.