Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, aprendo la direzione nazionale del Pd ha centrato l’attenzione sul 2015 da poco iniziato e sull’importanza che avranno le prossime sfide politiche nel prosieguo dell’attività governativa. In particolare, Renzi ha fatto riferimento all’iter delle riforme. L’obiettivo è quello di giungere all’approvazione finale della riforma costituzionale e della legge elettorale entro fine mese, contrariamente alla sospensione richiesta dall’opposizione nelle ultime settimane. Anzi, Renzi la detta come condizione, perché la conclusione delle riforme è strettamente correlata all’altro tema centrale del suo discorso: la partita per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, il successore di Giorgio Napolitano che sarà scelto come massima carica dello Stato, fissata tra la fine del mese di gennaio e i primi giorni di febbraio. Su questa delicata partita Renzi auspica di poter coinvolgere tutte le forze politiche del Parlamento precisando, tuttavia, di non esser disposto ad accettare alcun veto da nessuno. Su questo, già nelle scorse settimane si erano espressi altri esponenti del Pd forti, come si sa, dell’ampia maggioranza parlamentare. Renzi, dunque, è ottimista e deciso a raggiungere l’obiettivo della scelta del Capo dello Stato, consapevole – come ha sottolineato ai suoi – che un altro fallimento shock come quello del 2013 provocato dai “101 franchi tiratori”, porterà gli elettori ad addossare la colpa ancora una volta al Pd. Pertanto, sarà una chiara prova di responsabilità da non fallire.
La proposta del nome scelto verrà presentata, secondo quanto affermato sempre da Renzi, poche ore prima che inizi la votazione, ossia il 29 gennaio. Tuttavia, non dovrebbe essere, come detto, una proposta unilaterale, bensì si punterà al dialogo con tutte le forze politiche in campo. Ci sarà quindi una sorta di consultazioni con le delegazioni dei vari partiti composte dal segretario, due capigruppo, due vicesegretari e dal presidente del partito. Pertanto, partendo dalle forze che compongono la maggioranza, si cercherà di parlare sia con Forza Italia che con il Movimento 5 Stelle. I grillini, paradossalmente, pur avendo dichiarato che c’è bisogno di rompere definitivamente con il passato, appaiono allo stato attuale i migliori interlocutori per la scelta del Capo dello Stato, rispetto ai forzisti. Questi ultimi, infatti, sono restii alla scelta di un nome ancora una volta di sinistra. Stando, poi, ai nomi che oramai da settimane i mass media hanno portato in prima linea, la scelta dovrebbe avvenire tra i candidati più forti: Sergio Mattarella, Giuliano Amato, Walter Veltroni, Piero Fassino, Ignazio Visco e Pier Carlo Padoan. A tirarsi fuori in queste ore, invece, oltre a Franco Marini e Raffaele Cantone, soprattutto il “Professore” Romano Prodi che si è detto deciso a non entrare più in queste tensioni. Molti opinionisti, tuttavia, non si fidano e vedono ancora forte la candidatura dell’eterno rivale di Silvio Berlusconi.
Insomma, come si evince da questi fatti, con la conclusione delle delicate riforme istituzionali e con la scelta del nuovo Capo dello Stato, questo primo mese dell’anno, segnerà inevitabilmente la vita di questo esecutivo e del Paese stesso.