Lo scorso 8 novembre si è diffusa la notizia, mai smentita, di una possibile rinuncia del Presidente della Repubblica Napolitano a portare a termine il suo secondo mandato. E’ iniziato quel giorno, pertanto, il countdown per la sua successione. Fatto sta, tuttavia, che ancora ad oggi non si sa quando dovrebbero arrivare le dimissioni. Da un lato, c’è chi sostiene che si arriverà al prossimo maggio su invito del premier Matteo Renzi. Dall’altro, c’è chi insiste per le dimissioni certe tra dicembre e gennaio. Tuttavia, negli ultimi giorni è stato diffuso proprio dal Colle il programma degli impegni del Presidente per il mese di dicembre, che pare scongiurare l’ipotesi di dimissioni nell’ultimo mese del 2014. Giorgio Napolitano sarà, infatti, impegnato in un vertice italo-tedesco l’11 e il 12. Riceverà poi il 16 le alte cariche dello Stato e successivamente, il 18, il corpo diplomatico. Dopo aver visitato il comando operativo interforze, il 22 e il 23, sarà la volta infine del consueto discorso di auguri agli italiani trasmesso in TV.
Sono, comunque, diversi i nomi che nelle ultime settimane circolano negli ambienti politici: da Walter Veltroni a Gianni Letta, da Massimo D’Alema a Romano Prodi, da Rosy Bindi a Piero Fassino e svariati altri nomi.
La questione, tuttavia, è che non è assolutamente sufficiente, come ovvio, l’attuale alleanza di governo tra Pd, Nuovo Centro Destra e Scelta Civica, per eleggere il nuovo successore. Scartate le ali più estreme dell’opposizione, ossia Lega e Sel, dove potrà trovare Renzi nuovi voti? Tra i forzisti o tra i grillini? Una risposta che dipende, evidentemente, dal nome scelto. Prodi su tutti. Il Professore, infatti, potrebbe godere di un appoggio di buona parte dei grillini, visto che fu uno dei più votati alle “Quirinarie”, una sorta di primarie svolte sul sito del M5S per la scelta dei candidati. Un dubbio su un eventuale appoggio dei grillini nei confronti di Prodi, potrebbe essere costituito dal suo forte sentimento europeista e dal ruolo svolto nel cammino dell’Italia verso la moneta unica. L’ipotesi-Prodi non potrebbe, invece, trovare un buon appoggio nel partito di Berlusconi, essendo da tempo suo acerrimo nemico. In ultimo, come non ricordare quanto successo nel 2013, quando 101 parlamentari del Pd clamorosamente si rifiutarono di votare Prodi, pur essendo espressione della maggioranza del partito? Insomma, anche questa volta il nome di Prodi pare essere una scelta difficile da sostenere.
Cionondimeno, c’è da chiedersi, più di ogni altra cosa, quanto il mondo politico italiano, ed in particolare l’attuale governo renziano, voglia una personalità così forte al Quirinale. Probabilmente sono davvero in pochi quelli che punterebbero ad una tale scelta. I più vorrebbero una figura distaccata che svolgesse le sue funzioni di rito secondo il calendario degli impegni pubblici, senza intralciare troppo l’attività governativa e delle varie forze politiche. Questo è quanto di brutto accade nel nostro Paese: su una scelta così importante e delicata per il mondo politico e i cittadini, continuano a pesare gli interessi dei vari partiti e dei loro leader. Soprattutto in un momento di crisi socio-economica come quello attuale, dovrebbero essere altri interessi a prevalere. Che sia una chimera o no, molto probabilmente mai come ora sarebbe stato indispensabile giungere ad una riforma costituzionale del Presidente della Repubblica, puntando alla sua elezione diretta. Solo in questo modo, avremmo potuto garantire una scelta capace di rispecchiare la volontà della maggioranza del Paese. Tristemente, invece, prepariamoci ad assistere, nei prossimi mesi, ad una battaglia tra le varie forze politiche che a null’altro punteranno, come detto, se non al loro interesse. Giammai al bene del Paese.