E’ scattata stamattina, su richiesta della Procura di Firenze e dei pm fiorentini Giuseppina Mione, Luca Turco e Giulio Monferini, la maxi-operazione condotta dai carabinieri del Ros che ha portato all’arresto di quattro persone, tra cui soprattutto Ercole Incalza, dirigente del ministero dei Lavori pubblici dal 2001 ad oggi. Le altre persone arrestate sono Sandro Pacella, funzionario del ministero e suo collaboratore, e gli imprenditori Stefano Perotti e Francesco Cavallo. Sono comunque in corso oltre 100 perquisizioni che hanno come destinatari anche alcuni politici. Oggetto dell’operazione è la gestione illecita degli appalti delle “Grandi opere”. I reati contestati sono: corruzione, induzione indebita, turbativa d’asta ed altri delitti contro la Pubblica amministrazione. Nell’ordinanza si parla di un “articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori”.
Da quanto si sta apprendendo in queste ore, il tutto sarebbe partito dall’indagine su di una società di ingegneria impegnata per l’Alta velocità di Firenze. L’inchiesta si è poi da lì estesa a tutte le più importanti tratte dell’Alta velocità del Centro-Nord italiano e ad altre grandi opere come: City Life, Fiera Milano, Metro 5 Milano, Fiera di Roma, Autostrada Salerno Reggio Calabria e alcuni appalti relativi all’Expo 2015.
Nel mirino dei magistrati sono, pertanto, finiti soprattutto i rapporti tra Incalza e l’imprenditore Perotti. I due avrebbero avuto in affidamento la progettazione e la direzione dei lavori di queste grandi opere. Per quanto riguarda Pietro Incalza, è stato indagato già 14 volte, anche se tutti i procedimenti non hanno mai avuto esito di condanna. Il dirigente delle Infrastrutture è lì dal 2001. Inizia con Pietro Lunardi, come capo della segreteria tecnica e poi viene nominato capo struttura di missione grazie al ministro Matteoli. Aveva lasciato lo scorso gennaio, pur mantenendo il ruolo di consulente esterno.
Proprio in questi giorni il tema della corruzione era tornato alla ribalta. Il ddl Grasso, presentato due anni fa, prima che Grasso diventasse Presidente del Senato, è rientrato all’ordine del giorno dei lavori parlamentari. La seconda carica dello Stato ha lamentato in queste ore la lentezza della politica italiana, rilevando l’urgenza e la necessità di non far slittare ancora questa legge. In questi giorni di dibattito pubblico chiediamoci, pertanto, alla luce di questo ennesimo scandalo, come sia possibile che una persona indagata più volte abbia potuto mantenere un ruolo di così alto profilo per tutti questi anni, passando per ben sette governi e venendo sempre confermato dai vari ministri. E’ sufficiente già la definizione di “potentissimo dirigente” data dai pm per comprendere la pericolosità della rete di rapporti che questo “super-burocrate” aveva intrecciato.
Ci uniamo all’appello del Presidente Grasso per chiedere alla politica di procedere, già in questi giorni, alla discussione del ddl. E’, infatti, inaccettabile una giacenza di due anni in Parlamento per un testo così delicato. La politica ora deve rispondere concretamente e in tempi brevi per ostacolare la cattiva gestione dei soldi pubblici e favorire una corretta amministrazione delle cosiddette “Grandi opere”.