Il reportage mandato in onda la settimana scorsa dal Tg2 ci offre l’occasione di fare l’ennesima riflessione sul nostro territorio.
Si parlava di periferie, nel dossier televisivo, e l’attenzione veniva rivolta al “doppio senso”, alias la Circumvallazione Esterna, un nastro d’asfalto che taglia in due l’area a nord di Napoli e che, per effetto dell’abusivismo edilizio perpetrato dagli anni ’50 in poi, si è ritrovata letteralmente al centro di una lunga teoria di paesi densamente popolati.
L’asse viario era stato concepito come opera militare utile a congiungere più agevolmente le basi militari americane (da qui il nome Strada degli americani), poi ricompresa in un ambizioso progetto di sviluppo del territorio; la strada avrebbe premesso a Napoli un accesso agevole alla rete autostradale e dato un forte impulso allo sviluppo infrastrutturale necessario per la crescita industriale ed economica dell’area.
Il problema è iniziato quando le industrie, sfruttato il territorio e gli incentivi statali, hanno progressivamente abbandonato il Sud e la Circumvallazione ha perso il suo ruolo originario e lungo la direttrice ovest – est si sono via via addossate le case partorite dal sacco edilizio.
Come in ogni zona abbandonata al degrado urbano, ai margini della strada si è concentrato ogni genere di attività più o meno irregolare, senza il minimo controllo; il Doppio Senso ha esercitato la sua influenza centripeta anche nei confronti della grande distribuzione e dei centri commerciali, circostanza che ha ulteriormente aggravato il flusso di traffico lungo il tragitto utilizzato da migliaia di pendolari ogni giorno.
Cubi di cemento vi si sono addossati fino a fagocitarla, come qualsiasi villaggio sorto lungo le sponde del Mekong o dello Yangtze. Casoria è uno dei principali centri della lunga messe di toponimi che si alternano da Napoli fino al Lago Patria, uniti, saldati tra di loro fino a formare quell’enorme conurbazione senza soluzione di continuità, ora identificata come Area Nord della Città Metropolitana di Napoli.
Cos’ha fatto la politica in questi anni? Che genere di futuro deve attendersi una zona che conta almeno un milione di abitanti? In verità le prospettive non sembrano rosee, soprattutto se la decisione di installare proprio alle nostre porte il famigerato Ecodistretto è sintomo del genere di considerazione che i vertici amministrativi ci riservano.
Per una volta eviteremo di indicare possibili soluzioni o semplici auspici, e ci limiteremo a riflettere passivamente sul passato. Chissà se i responsabili faranno altrettanto contemplando questo “capolavoro”…