Home Cinema & Teatro Cinema e sentimenti maturi. “Mai così vicini”, il coraggio di amare ancora.

Cinema e sentimenti maturi. “Mai così vicini”, il coraggio di amare ancora.

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Mai-cosi-viciniOren Little (Michael Douglas) è cinico ed arrogante. Agente immobiliare fenomenale è, suo malgrado, incapace di intessere relazioni umane calorose e tenere. Quando il figlio Luke, ex tossicodipendente, gli chiede di badare alla figlia Sarah, nell’attesa che esca di prigione, Oren si dimostra insensibile e non disposto. La piccola Sarah viene accolta con affetto solo dalla vicina di casa di Oren, Leah (Diane Keaton), cantante di nightclub, ancora disperata per la morte del marito. La donna è materna nei confronti della bambina e se ne prende cura senza remore. Giorno dopo giorno, Sarah saprà conquistare il bisbetico nonno. Il regista del film, Reiner, è genio indiscusso ed apprezzato della commedia sentimentale hollywoodiana. Sempre rassicurante, mai volgare, originale anche nel più banale intreccio di trama. In questo genere ha dimostrato tutto il suo talento, anche se “ Mai così vicini” non raggiunge gli standard qualitativi, di humor e sobrietà, delle pellicole precedenti, “Harry, ti presento Sally”, “Non è mai troppo tardi” e “Storia di noi due, cult consacrati da critica e pubblico.  I protagonisti, Douglas e Keaton, sono molto affiatati, anche se per la prima volta insieme sul grande schermo. I due mostri sacri del cinema internazionale elevano la già buona sceneggiatura, scritta da Mark Andrus, autore del famoso e sognante “Qualcosa è cambiato”. Il ruolo del “Grinch”, del cattivo e pungente (la battuta più esilarante che Oren rivolge a Leah è, infatti: “Ho venduto case molto più vecchie di te, e in condizioni peggiori”),  Douglas lo interpreta con maestria, così come quello della donna charmant e insicura la Keaton. Non ci sorprenderà l’ evoluzione del personaggio maschile, dannato redento dall’ amore. A voler essere critici, difetti nella sceneggiatura se ne trovano. Improbabile e curiosa, infatti, è  la scena del parto in casa con Oren nei panni di un’ improvvisata levatrice, ma si preferisce apprezzare il valore della storia che tratta di metamorfosi senza scadere nel sentimentalismo melenso. Raccontare i legami, al di là dei vincoli familiari, il dolore per la perdita di una persona amata, la gioia per aver ritrovato sensazioni da tempo perdute, è molto difficile, ma Reiner gioca ottimamente le sue carte.  Nascita, Vita, Amore, Morte, sono i temi ricorrenti delle sue opere. Il messaggio che lancia “Mai così vicini” è un invito a rimettersi in gioco a qualunque età, con profondità e saggezza di emozioni, con tutto il vissuto alle spalle che darà forza a ciò che si vivrà. Ed è, pertanto, nei tocchi emotivi ed accorti dell’ intreccio che risiede il successo del film, scritto con penna delicata, ma a tratti verbalmente tagliente, che ci interroga sul senso del dolore e la forza dell’ amore in un’ esistenza caratterizzata dall’ imperscrutabile alchimia degli eventi. Che altro dire, dunque? Consigliato!