Nel pieno della scorsa estate improvvisamente in Vico III S. Mauro, adiacente alla Basilica di San Mauro Abate, è comparso un cancello. Ne è nata una vera e propria querelle che ha visto fronteggiarsi due schieramenti. A favore del cancello si sono schierati coloro che lo hanno richiesto: la parrocchia, le suore del madrinato e i proprietari dello stabile che affaccia sul vicoletto, che, all’unanimità, ne rivendicano la necessità, per qualche episodio di intemperanza commesso da parte di ragazzini incivili. Contro il cancello, invece, denominato “cancello della vergogna” si sono sollevati moltissimi cittadini della zona, i quali, pur prendendo atto delle giuste motivazioni addotte, hanno evidenziato il dovere di rispettare le bellezze artistiche e architettoniche di Casoria. La Basilica di San Mauro, infatti, con le sue pertinenze è un manufatto storico-artistico pregevole e come tale è un “bene culturale” tutelato dalla Sovrintendenza, così come il suo campanile nonché la piazzetta, che nel loro insieme, rappresentano un angolo seicentesco d’inestimabile valore. Pertanto, installare cancelli, montare telecamere sul campanile e giustapporvi manufatti significa deturpare un bene culturale, dimenticando altresì che un bene pubblico non può essere utilizzato come un bene privato. Questi cittadini avevano pertanto chiesto spiegazioni ai competenti uffici del Comune, considerato che i fautori del cancello affermavano di avere eretto il cancello dopo aver ottenuto tutti i permessi necessari. Ed ecco finalmente l’atteso chiarimento da parte del comune: il competente ufficio conferma di avere rilasciato un Permesso di Costruzione (n.23 del 11-03-2013), dopo aver preso atto della richiesta, ma riconosce altresì che, ai sensi del Dlgs n. 42 del 22.01.2004 riguardante i beni architettonici sottoposti a tutela, non sono sufficienti i pareri espressi da Lavori Pubblici e Patrimonio, per cui il cancello deve essere rimosso da chi lo ha installato al fine di ripristinare la situazione di partenza. I cittadini, dunque, non avevano torto nel chiedere rispetto per un bene pubblico d’inestimabile valore storico artistico architettonico.
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Sarebbe stato, dunque, opportuno, richiedere il permesso per installare il cancello alla sovrintendenza in modo da individuare una risoluzione che tutelasse le persone, da una parte, e i beni culturali, dall’altra. Un po’ di superficialità in meno avrebbe evitato spreco di tempo, di denaro e di energie.