Il Cardinale Luigi Maglione, fu figura di primissimo piano negli anni che precedettero la più grande tragedia del Novecento: la seconda guerra mondiale che provocò ben 40 milioni di morti L’avvento del nazismo e del fascismo fecero da preludio e da catalizzatori allo scoppio della guerra, ed allo sterminio sistematico di milioni di ebrei. Il Cardinale casoriano, Segretario di Stato del Papa Pio XII, visse questo periodo da indiscusso protagonista, temuto e rispettato nelle cancellerie di tutt’Europa, ma soprattutto dal gotha del regime nazista.
Scritto tra l’agosto 1937 e il febbraio 1943, il Diario di Galeazzo Ciano – «una fonte memorialistica di primaria importanza» nelle parole dello storico Renzo De Felice – è un documento prezioso per la comprensione dell’ultima fase del regime mussoliniano: il periodo fatale che va dall’incubazione del secondo conflitto mondiale ai mesi che precedono la caduta del fascismo.
L’esistenza del Diario è nota ai collaboratori più stretti di Ciano dalla fine degli anni Trenta, ai quali il ministro degli Esteri confida di volerlo pubblicare a guerra conclusa, allo scopo di riabilitarsi politicamente dinanzi alle potenze alleate.
Dall’estate del 1943, la «caccia» alle agende manoscritte del genero del Duce da parte dei servizi d’intelligence tedeschi e americani è al centro di un’avvincente spy story in bianco e nero. Una vicenda di tradimenti, colpi bassi, giochi doppi e tripli che Giuseppe Casarrubea e Mario José Cereghino ricostruiscono in modo nuovo nel saggio introduttivo “Spy story all’italiana. I servizi d’intelligence tedeschi e americani alla caccia dei diari segreti di Galeazzo Ciano”. Grazie soprattutto al ritrovamento di vari fascicoli dell’Office of Strategic Services (Oss) e dello Special Counter Intelligence (Sci), carte degli anni Quaranta custodite negli Stati Uniti d’America e in gran parte inedite in Italia.
Don Giusto Pancino – il sacerdote “amico e confessore” di Edda Mussolini che fa la spola tra la Repubblica Sociale Italiana (Rsi) e la Svizzera nel biennio 1944-1945, in seguito alla fucilazione di Galeazzo Ciano a Verona (11 gennaio 1944) – era in realtà una spia al soldo delle SS con tanto di nome in codice: “Nikolaus”.
È quanto emerge da alcuni rapporti redatti dall’intelligence americana nell’immediato dopoguerra, in Germania e in Italia, carte desecretate dalla Central Intelligence Agency (Cia) nel 2005, tramite il “Nazi War Crimes Disclosure Act”, e ritrovate l’estate scorsa da Giuseppe Casarrubea e Mario José Cereghino.
Era già nota l’Operazione Conte, il tentativo nazista di mettere mano al Diario tra il settembre del 1943 e il gennaio del 1944. Una storia raccontata, tra gli altri, da Giordano Bruno Guerri nella sua monumentale biografia su Ciano pubblicata da Bompiani.
Si sapeva inoltre delle trattative segrete avviate in Svizzera da Edda Mussolini con lo spionaggio statunitense, negoziati che si conclusero nella primavera del 1945 con la consegna agli americani di una copia fotografica del Diario e con la sua vendita al quotidiano “Chicago Daily News”. Ne ha scritto ampiamente l’edizione domenicale di “Repubblica” in tre servizi esclusivi pubblicati tra il 2007 e il 2011 e firmati da Attilio Bolzoni, Nello Ajello e Filippo Ceccarelli.
Le novità riguardano ora la ricerca delle agende autografe di Ciano dopo la fuga in Svizzera di Edda (gennaio 1944), fino al luglio dello stesso anno. Una vera e propria caccia organizzata dallo Sichereitsdienst (Sd), il servizio segreto nazista. Un semestre che i documenti americani dell’Office of Strategic Services (Oss) e dello Special Counter Intelligence (Sci) raccontano ora in modo inedito.
I report top secret statunitensi svelano che don Giusto Pancino (1907-1981) – il sacerdote più volte inviato da Benito Mussolini al convento di Ingenbohl nei Cantoni Elvetici per rappacificarsi con la figlia Edda – era un agente dell’intelligence nazista.
La vera missione di “Nikolaus” consisteva nel convincere la vedova di Galeazzo Ciano a non consegnare il Diario alla stazione Oss di Berna (diretta all’epoca da Allen Dulles, il futuro capo della Cia). In cambio dell’“assistenza finanziaria tedesca”, secondo gli interrogatori delle spie naziste catturate dagli americani alla fine del conflitto.
Nell’ambito dell’Operazione Roderich (il nome in codice che le SS affibbiano a Edda), si stabilì così “un contatto tra don Pancino e la Contessa Ciano, in Svizzera”. Nei primi mesi del 1944 il sacerdote italiano fu quindi arruolato dall’intelligence germanica, ovvero dall’“Ufficio VI” del Rsha, l’Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich. Ricostruiamo brevemente la storia di Ciano. Gian Galeazzo Ciano, conte di Cortellazzo e Buccari (1903-1944), si avvicina al giornalismo e al teatro all’inizio degli anni Venti. Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza, inizia la carriera diplomatica all’ambasciata italiana di Rio de Janeiro, in Brasile. Suo padre, l’ammiraglio Costanzo Ciano, è un potente fascista della prima ora. Nel 1930 Galeazzo sposa Edda Mussolini, la primogenita del Duce, e subito dopo assume l’incarico di console italiano a Shanghai (Cina). Di ritorno a Roma, nel 1933, diventa capo dell’Ufficio Stampa e Propaganda del governo fascista. Dal giugno 1936 al febbraio 1943 è ministro degli Affari Esteri, poi ambasciatore italiano presso la Santa Sede per un breve periodo. Il 25 luglio 1943 vota l’ordine del giorno Grandi durante una drammatica seduta del Gran Consiglio a Palazzo Venezia, un evento che provoca la caduta del fascismo e l’arresto di Benito Mussolini. In agosto Ciano cade nelle mani dei servizi segreti nazisti e poco dopo, in settembre, è rinchiuso nel carcere degli Scalzi (Verona) con l’accusa di alto tradimento verso il regime. Condannato a morte dal Tribunale speciale della Repubblica sociale italiana (Rsi), viene fucilato l’11 gennaio 1944. Nel diario di Galeazzo Ciano, sono annotate tra le altre cose i colloqui avuti in Vaticano con il nuovo Papa, quel Pio XII al secolo il Cardinale Pacelli, che indubbiamente fu una delle figure più controverse e discusse di quel nefasto periodo storico dell’Italia e dell’intero Pianeta, scosso dalla Seconda Guerra Mondiale. Papa Pio XII, detto Pastor Angelicus (in latino: Pius PP. XII, nato Eugenio Maria Giuseppe Pacelli; Roma, 2 marzo 1876 – Castel Gandolfo, 9 ottobre 1958), è stato il 260º papa della Chiesa cattolica e 2º sovrano dello Stato della Città del Vaticano dal 2 marzo 1939 al 9 ottobre 1958. Nel 1990, a conclusione della prima fase di beatificazione, ha ricevuto il titolo di Servo di Dio. Nel 2009, a conclusione della seconda fase, ha ricevuto il titolo di Venerabile, che ne attesta l’eroicità delle virtù per la Chiesa. La causa di canonizzazione è affidata alla Compagnia di Gesù. È stato il primo papa ad essere nato nell’Italia unita. Per anni, una parte della storiografia ha attribuito erroneamente a Papa Pacelli una sorta di assuefazione alle politiche naziste volte al sentimento antisemita che aveva come unico terribile obiettivo quello di sterminare gli Ebrei. Ma in effetti Papa Pacelli scelse la linea del silenzio, dopo l’enciclica del 20 ottobre 1939 “Summi Pontificatus” con la quale condannava l’aggressione russo tedesca della Polonia che dava il via al secondo conflitto mondiale. Il silenzio del Papa che pure gli procurò molte critiche non significò un’assenza di politiche diplomatiche fattivamente tese a salvare vite umane. In particolare quelle degli ebrei. Anzi la storiografia negli anni successivi alla guerra quantificò in un milione le vite umane salvate dalla silenziosa ma efficace azione del Papa. In quest’ambito si inquadrano le azioni diplomatiche del Cardinale casoriano Luigi Maglione, che da Segretario di Stato di Papa Pacelli fu uno dei protagonisti di quel periodo storico così difficile e drammatico della storia dell’umanità. Il Cardinale casoriano, forte della sua autorevolezza nelle Cancellerie di tutt’Europa si adoperò nella missione fortemente voluta dal Papa tesa a salvare gli ebrei dalle feroci persecuzioni naziste. Il 2 ottobre 1940, ad esempio, scrive a monsignor Giuseppe Maria Palatucci, vescovo di Campagna (Salerno), specificando la precisa direttiva del Pontefice: destinare l’assegno di 3.000 lire, accluso a quella lettera, per l’aiuto degli Ebrei rinchiusi nel campo d’internamento di San Bartolomeo, che si trova nella sua Diocesi. Uno dei più attivi collaboratori del Cardinale Maglione in quegli anni terribili era il Monsignore Montini, il futuro Papa Paolo VI, che si occupava in quegli anni dell’Ufficio Informazioni del Vaticano. Grazie all’intensa opera del Cardinale Maglione e di Mons. Montini, su indicazioni di Papa Pio XII dei 9600 cittadini ebrei presenti a Roma nel 1943, dopo l’occupazione nazista della Capitale, ben 8500, secondo la stima fatta negli anni cinquanta, dal Console Israeliano a Milano Pinchas Lapide, furono salvati trovando rifugio nei conventi, nelle chiese, nelle Università pontificie, nelle case religiose e finanche negli appartamenti papali. Grazie al Cardinale Maglione che si rivolse in termini decisi all’Ambasciatore tedesco presso il Vaticano, Ernst von Weizsacker, fu fermata la razzia degli ebrei iniziata il 16 ottobre del 1943 per ordine del Comandante tedesco delle SS Kappler. Infatti lo stesso Himmler capo supremo della Gestapo nazista vista la decisa reazione del Vaticano pronto ad una condanna ferma di quanto stava accadendo, diede ordine, stante lo status speciale di Roma di fermare gli arresti ed i rastrellamenti. Quindi una figura di primissimo piano quella del Cardinale Luigi Maglione, che emerge ancor di più dalle annotazioni nei Diari di Galeazzo Ciano.
Ecco come lo descrive Ciano nel corso del suo primo incontro in Vaticano avvenuto il 18 marzo del 1939: “ Parlo a lungo col Cardinale Maglione. È un meridionale pieno d’ingegno e di spirito che a stento riesce a frenare con l’educazione clericale gli impulsi del suo temperamento esuberante. Anche Maglione è preoccupato dell’avanzata tedesca. Mi fa un cenno discreto alla voglia francese di mettersi d’accordo con noi, sottolineando però subito che egli non ha ricevuto incarichi né intende sollecitarne.” 25 dicembre 1941 altra annotazione dei diari di Galeazzo Ciano relativa al Cardinale Maglione. Siamo nel pieno della guerra, che come si prevedeva non sta di certo andando bene per l’Italia. Ecco cosa scrive Ciano: “Il Papa ha fatto un discorso natalizio e naturalmente non è piaciuto a Mussolini, perché ha trovato che dei cinque punti che contiene, quattro almeno sono rivolti contro le dittature. Ma ciò è inevitabile, con la politica anticattolica dei tedeschi. Isabella Colonna (principessa di Paliano, patrizia dai trentasei titoli nobiliari, gran dama di corte e donna politica durante il fascismo, governatrice di Roma nell’ombra fastosa e segreta dei suoi palazzi, imperatrice e zarina dell’ aristocrazia nera n.d.r.), mi narrava ieri sera di aver recentemente parlato col Cardinale Maglione, il quale ha detto che in Vaticano si preferiscono i russi ai nazisti.” 5 dicembre 1942. Le cose vanno sempre peggio. Proseguono sempre più violenti i bombardamenti sulle principali città italiane. Nel solo 1943 la città di Napoli perse quasi 6100 civile sotto le bombe. Il Duce a questo punto cerca l’aiuto del Vaticano per scongiurare il paventato bombardamento di Roma. Ecco cosa annota il Conte Ciano nel suo diario: 5 dicembre – Guariglia (Guariglia Raffaele Diplomatico italiano nato a Napoli, nel 1943 alla caduta del regime mussoliniano fu nominato Ministro degli Esteri del Governo Badoglio. In quel periodo era ambasciatore italiano presso la Santa Sede. N.d.r.) ha parlato con Maglione sulla questione dei bombardamenti di Roma. La Santa Sede fa del suo meglio per evitarli ed è stato fatto conoscere agli anglo-americani che il Papa, vescovo di Roma, non potrebbe inerte assistere alla distruzione della Città Eterna. Il Ministro Inglese Osborne ha risposto che Roma non è soltanto la città dei cattolici, ma anche la sede del Comando Supremo, di un grosso Comando tedesco, di molti aeroporti nonché un centro fondamentale di smistamento ferroviario: gli Alleati, quindi, si riservano libertà d’azione, se non altro contro gli obiettivi militari. Il Cardinal Maglione ha perciò fatto presente che l’allontanamento dei Comandi da Roma darebbe gran forza al Santo Padre per la prosecuzione della sua opera. Ne ho informato il Duce, ma ancora non ne conosco la reazione. Viceversa ho saputo che il Re sarebbe a ciò favorevole e che Lui stesso aveva prospettato una tale eventualità.” Fin qui le annotazioni di Galeazzo Ciano nei suoi diario che confermano il ruolo di primo piano del nostro Illustre concittadino Cardinale Luigi Maglione in quegli anni orribili per la storia dell’umanità. Ciano, brillantissimo genero del Duce, sposo della figlia prediletta di Benito Mussolini: Edda, pagò con la vita la congiura ordita nel gran Consiglio del Fascismo che destituiva Mussolini. Era il 25 luglio del 1943. Il suo voto alla mozione Grandi ebbe un grandissimo peso, attesa la sua parentela con Il Duce. Subito dopo il caos per l’Italia con il periodo badogliano. Ma la sorte di Ciano era segnata. Cercò rifugio, negato in Vaticano, e poi fuggì in Spagna. Fu estradato su richiesta del partito fascista il 17 ottobre del 1943 ed incarcerato. Dovette subire il cosiddetto processo di Verona unitamente ad altri gerarchi fascisti protagonisti del voto che destituiva Mussolini. Il Duce, nonostante gli appelli della figlia Edda, non mosse un dito per salvarlo. L’11 gennaio 1944 avvenne l’esecuzione di Ciano al poligono di tiro di Verona, insieme con gli altri quattro ex-gerarchi, legati alle sedie e fucilati alla schiena come in uso ai traditori. Prima della fucilazione Ciano pronunciò a Monsignor Chiot le seguenti parole: “Faccia sapere ai miei figli che muoio senza rancore per nessuno. Siamo tutti travolti nella stessa bufera”. Prima degli spari si girò verso il plotone di esecuzione nel gesto di sfida di chi non ha paura della morte. Un cineoperatore tedesco riprese tutta la scena. Ciano non morì immediatamente: i fucilati, seduti e di schiena, offrirono un bersaglio più difficile per gli organi vitali; il plotone di esecuzione non sparò a distanza ravvicinata e fu necessario il colpo di grazia con due proiettili alla testa. Il crudo filmato, realizzato dal cineoperatore tedesco e scomparso durante i primi governi De Gasperi, fu ritrovato grazie a Renzo De Felice.
FONTI: I Diari di Galeazzo Ciano, Pasci i miei agnelli- volume terzo dal 1878 al 1978- Appunti per una storia del Papato scritti da un internauta per internauti del XXI secolo.