In tempi di crisi, in cui budget statali e regionali vengono continuamente messi in discussione, e tanto più in tempi di contenimento della spesa, essere capaci di sopravvivere economicamente in maniera autonoma diventa sempre più un’impresa ardua per quei Comuni che mirano a una stabilità finanziaria. L’Autonomia Finanziaria misura fino a che punto il Comune è in grado di fare fronte autonomamente (grazie a tasse, entrate dai servizi comunali, ricavi dallo sfruttamento del patrimonio e dalle aziende partecipate, etc.) alle proprie necessità senza ricorrere ai trasferimenti dello Stato, della Regione e altri enti pubblici. Tra i comuni in testa alla classifica dell’autonomia finanziaria c’è Caserta, seguita da Sondrio e Piacenza. Il capoluogo campano a guardare la graduatoria di Openbilanci.it (il portale che mette in rete i documenti contabili dei comuni) sembra essere il comune più virtuoso dal punto di vista della stabilità finanziaria. Dopo il dissesto annunciato nel 2011, il Comune guidato dalla maggioranza, retta dal sindaco PDL Pio Del Gaudio, si è riscattato portando la tassazione ai limiti consentiti dalla legge. Dati alla mano, Caserta è la città con la più alta pressione fiscale. Tra imposte e tasse un cittadino di Caserta paga 909,48 euro all’anno. Ma a contribuire questo clima di inasprimento fiscale vi è l’applicazione della legge di stabilità del governo Renzi.” La legge ha introdotto la Tasi oltre le già esistenti l’IMU e Tarsu, che insieme andranno a determinare la LUC. I comuni che non l’hanno ancora fatto dovranno determinare il 10 settembre le aliquote e la tassa sui servizi indivisibili che il Governo centrale, con provvedimento di stabilità, ha provato e caricato sui Comuni e quindi sui cittadini. Al rientro delle vacanze estive molti casertani si troveranno, a pochi giorni dalla scadenza prevista per il 31 Agosto, una miriade di notifiche di versamento della tassa sui servizi indivisibili. Il tema dell’eccessiva pressione fiscale è altrettanto logorante e oneroso per le piccole e medie imprese e le aziende a vocazione turistica come ristoranti, alberghi e affini. L’IRAP ( Imposta regionale sulle attività produttive) va caratterizzandosi sempre più come un impedimento insormontabile alla ripresa dell’economia locale dal momento che penalizza le imprese con un maggior numero di dipendenti e mentre tassa i redditi di impresa al lordo dei costi del lavoro. Ma a suscitare rabbia nei cittadini è il fatto che in questa giungla tributaria emergono forti differenze da città a città non solo in merito all’importo delle tasse ma anche relativamente alla qualità del servizio e alla sostenibilità ambientale. In questo clima di austerity occorre tener presente che l’austerità non è la soluzione ai problemi della crisi, piuttosto li aggrava, soprattutto nella provincia di Caserta dove la crisi e la disoccupazione raggiunge livelli altissimi. Al gravissimo problema disoccupazione, quindi, si aggiunge che il valore della ricchezza nazionale in questi anni si è ampiamente ridotto, i conti pubblici sono peggiorati e quasi tre milioni di imprese sono state costrette a chiudere. La provincia di Caserta, in linea con le direttive nazionali, chiede, quindi una riforma fiscale complessiva che vada a redistribuire a lavoratori, pensionati e famiglie più bisognose le risorse necessarie per far fronte agli effetti recessivi della manovra e della crisi in atto.