Si è aperto ieri a Firenze, sino all’1 aprile, il Congresso Internazionale di Anestesiologia SIMPAR-ISURA, organizzato e presieduto dal Prof. Massimo Allegri, ricercatore presso l’Università di Parma e specialista in anestesia rianimazione e terapia del dolore.
Il dolore – spiegano gli specialisti – è generalmente sintomo di qualcosa che non va bene: un effetto di una patologia in corso. Quando invece non c’è una causa scatenante, e quindi il dolore diventa cronico, occorre parlare di terapia del dolore. Con tale termine si intendono tutti quegli atti farmacologici, interventistici, chirurgici e cognitivo-comportamentali mirati a ridurre il dolore inutile, cioè quella sofferenza che non ha nessuna utilità nell’esserci. In altre parole, si parla di terapia del dolore quando dobbiamo trattare sia il dolore come sintomo che come malattia. Il dolore come malattia è tutto ciò che è cronico. Una patologia che affligge il 20% della popolazione italiana, mentre nei Paesi dell’Europa gli interessati oscillano tra il 18 e il 25%.
E, a sentire Massimo Allegri sono in ben 15 milioni ad accusare una sintomatologia dolorosa. Circa uno su cinque dei nostri connazionali, dunque, soffre di dolori cronici vari, fra cui i più frequenti sono il mal di schiena e l’osteoartrosi. Problemi che configurano un costo di circa 3,5 miliardi di euro all’anno.
Andando nelle varie fattispecie, il 70% dei problemi osteoartrosi è legato alla lombalgia, ma vanno “alla grande” anche la cefalea, che affligge 2 milioni di italiani, e i dolori neuropatici periferici, come il diabete. Secondo Allegri, in Italia soffre di dolore cronico “un numero devastante di persone”. Se poi si paragona la situazione nazionale con l’estero si scopre che mentre in Portogallo il costo del mal di schiena “è pari all’8% del Pil, in America costa 600 miliardi all’anno”. Infine, Allegri sfata una convinzione molto diffusa fra gli italiani:
“uno degli errori che più spesso commettiamo è ritenere che alla base del dolore cronico ci sia una natura di tipo tumorale – chiarisce il Presidente del Congresso – Ma nel grande mondo del dolore cronico solo il 10% è relativo ad un tumore, nonostante il dolore sia spesso, erroneamente, associato ad un problema oncologico. Nel 90% dei casi questa associazione è del tutto infondata”.