“Potere e democrazia: il conflitto irriducibile. Per una politica delle istituzioni delle libertà”, questo il tema dell’incontro promosso dal coordinamento regionale dell’Unione di Centro, giovedì 10 dicembre, presso la Biblioteca Comunale di Casoria. Dopo i saluti di Biagio Iacolare, commissario provinciale Udc di Napoli e l’introduzione di Massimo Iodice, dirigente Udc, è intervenuto il professor Giovanni Verde, già Vice Presidente del Csm, e Ciriaco De Mita.
Giuseppe De Mita: “Oggi la politica è in crisi per la perdita di credibilità. Anche in vista delle Amministrative, o noi, ognuno nel proprio spazio di responsabilità, capiamo che la questione non è fare un’ammucchiata o altrimenti rischiamo di contraddire le cose che diciamo. Il rapporto tra democrazia e potere è propriamente un conflitto irriducibile. Noi siamo caduti dentro una situazione nella quale per rincorrere le dinamiche della crisi, abbiamo ritenuto che il nodo fosse affidarsi all’uomo buono identificato con l’uomo che ha i voti che spesso si impone con arroganza ed arbitrio. In Commissione Bilancio alla Camera abbiamo assistito alla presentazione dei provvedimenti del governo dedicati al Sud e abbiamo scoperto che in realtà non c’è niente. Non ci sarà una voce da parte dei rappresentanti di questa parte geografica perché siamo in una condizione ubbidiente rispetto a chi comanda”. Giovanni Verde, ex vicepresidente Csm: “Oggi abbiamo una serie di istituzioni che sono incardinate sull’idea dell’uomo solo al comando perché si tende a favorire la possibilità di una decisione che escluda il compromesso. Ma viviamo una condizione di crisi che non si risolve per via organizzativa. La soluzione, al contrario, è dentro ciascuno di noi. La crisi dei partiti è crisi di uomini. Il politico deve avere capacità di programmare, con passione ma anche con la capacità di sognare e la gente percepisce oggi questa mancanza, la mancanza di speranza”. Ciriaco De Mita: “Ho la preoccupazione che in Italia oltre la metà dei cittadini sulle difficoltà ragiona in termini di contestazione verso chi gestendo il potere non è in condizione di dare risposte. Quando ascolto i discorsi dei governanti che ci promettono benessere e parlano di un Paese in ripresa io sono spaventato. Io sono abituato al fatto che i partiti siano innanzitutto un pensiero e poi c’erano le persone che organizzavano. Oggi si sta confondendo l’organizzazione con la sostanza. Ho sempre creduto che la democrazia fosse un fatto permanente, invece mi attraversa l’idea che sia un periodo, ma io non mi arrendo al fatto che la democrazia possa finire. Oggi registriamo la posizione di metà Paese che protesta. Se la parte rimanente cominciasse ad avere comportamenti grazie ai quali le persone si convincano che questo sistema è migliore, allora ci può essere una via d’uscita Se invece chi governa annuncia che il Paese è ripartito, ma la gente non ha questa percezione, allora continuerà a crescere la protesta. A furia di desiderare il nuovo, abbiamo introdotto il principio che il politico con pensiero dovesse essere eliminato per sostituirlo con una giovane che aveva il merito di non capire. Il voto di protesta è un voto di disperazione e non è una scelta. Collocatevi dove volete, però a patto che insieme riflettiamo su come radicare nuovamente la rappresentanza democratica. Se i cittadini si convincono che chi li amministra fa il loro interesse, allora il rapporto di fiducia si rinnova. Il Paese è spaventato e la politica dovrebbe recuperare con molta umiltà la diagnosi onesta. L’appello che faccio è a tutti coloro che credono che la democrazia sia un valore. Recuperate la cultura che ha generato il vostro percorso politico e collocatevi dentro i soggetti politici che hanno a cuore il processo democratico. Piuttosto che giudicarci, proviamo a ragionare insieme. Vedo però che a Napoli tutto il dibattito si avvita sul fatto che uno non si può candidare, perché ha compiuto settant’anni. Io ero abituato alla valutazione che la saggezza fosse un valore. Certo, la saggezza non basta ma non è una condizione da liquidare. La vera malinconia è la competizione ad escludere”.