23/09/1985-23/09/2017: 32 anni dopo la morte di Giancarlo Siani, per non dimenticare…

Sono già passati 32 anni da quando il giovane cronista del Mattino fu assassinato perché in cerca di scomode verità, perché come pochi oggigiorno svolgeva con passione e dedizione il suo compito, perché come raramente oggi accade il suo lavoro coincideva con la sua passione…

Oggi come allora per diventare giornalista si doveva fare la gavetta, inseguire la notizia, rischiare e raccontare i fatti così come sono, nudi e crudi. Ed erano i fatti da lui raccontati sui clan di Torre Annunziata a stare scomodi a tanti, a tal punto da decidere di “lavare col sangue” tanta legalità e onestà, anche se appartenente ad un giovane ragazzo di 26 anni.

E 26 sono i pannelli che lo rappresentano, quelli del murale a lui dedicato l’anno scorso, in due colori: bianco e nero come i giornali e verde speranza come la sua Mehari, sulla quale si trovava, a pochi passi da piazza Leonardo, al Vomero, nel giorno della sua uccisione.

E proprio lì, ieri, in sua memoria è stato aggiunto uno QrCode mediante il quale, con un semplice e comune gesto, ovvero avvicinando il cellulare, si potrà leggere la sua storia.

Ieri pomeriggio è stato poi inaugurato al Pan un totem espositore con immagini e video della Mehari, lì dove essa è custodita, grazie ai contributi dell’Aeroporto Internazionale di Napoli con la proiezione del filmato “Ricordando Giancarlo Siani dopo 32 anni” a cura di Aldo Zappalà e Sergio Scoppetta.

Oggi, alle 9.30, nel giorno dell’anniversario della sua morte, al carcere minorile di Nisida, si svolgerà la cerimonia del Premio Siani con l’inaugurazione della Tenda di “Nati per leggere” e “Leggendo CresceRai” realizzata dall’Associazione Abbracci Onlus. Dopo la proiezione del film “Gatta Cenerentola” ci sarà la premiazione degli studenti alla presenza del procuratore capo di Napoli Giovanni Melillo, con la lettura di stralci degli scritti di Siani e commenti di Alessandro Barbano, direttore del Mattino, e Sandro Rutolo.

Le premiazioni saranno a cura di Ottavio Lucarelli, presidente dell’OdG della Campania, di Claudio Silvestri, segretario del Sindacato Unitario dei Giornalisti della Campania e dei Presidenti dell’Eav, Anm e Anci che hanno donato copie del libro “Fatti di camorra” per la preparazione ei ragazzi.

“Tante volte avere il tesserino, che sia da pubblicista o da professionista, non fa di una persona un giornalista, nel senso che sovente ci si imbatte in pennivendoli sgrammaticati amanti del denaro e della notorietà facile. Essere giornalisti è qualcosa di altro. E’ sentire l’ingiustizia del mondo sulla propria pelle, è schierarsi dalla parte della verità, è denuncia, è ricerca, è curiosità, è approfondimento, è sentirsi troppe volte ahimè spalle al muro, emarginato. Essere giornalista significa farsi amica la paura e continuare sulla propria strada perché raccontando si diventa scomodi a qualcuno”.

In queste sue parole emerge chiaro, nitido e diretto quello che era il suo messaggio: lottare per i reali valori, lottare contro la camorra, lottare usando l’arma forte ed imperitura della scrittura.

 

 


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