“Ancora oggi il loro silenzio impotente grida sotto la spada di tanti Erode. Sopra il loro sangue campeggia oggi l’ombra degli attuali Erode”.
Papa Francesco
Il 12 febbraio si celebra, ogni anno, la Giornata Internazionale contro l’impiego dei bambini soldati.
In questa data, nel 2002, è entrato in vigore il Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, concernente il coinvolgimento dei minori nei conflitti armati.
Il suddetto Protocollo è uno strumento giuridico ad hoc ,ove viene stabilito che nessun minore di 18 anni possa essere reclutato forzatamente o utilizzato direttamente nelle ostilità, né dalle forze armate di uno Stato, né da gruppi armati.
Eppure tranne un laconico accenno fatto nei vari TG, niente è stato più detto in relazione alla vicenda dei bambini /soldati che va configurandosi sempre più come una vera tragedia umanitaria.
L’unico, che forte ha alzato la propria voce contro siffattocrimine è stato Papa Francesco, ricordando questo dramma durante l’Angelus del 12 Febbraio 2019, affermando come migliaia di bambini, costretti a combattere nei conflitti armati, sono derubati della loro infanzia.
Tale messaggio era già stato lanciato per la Giornata Mondiale della Pace attraverso l’appello ai vari paesi in guerra di porre fine ai conflitti armati e riconoscendo che “ogni guerra è una guerra contro i bambini”.
Mi ha colpito poi, che in quello stesso giorno, veniva trasmessa anche la notizia chea Napoli, dieci bambini, erano stati fermati dalla polizia, poichè corrieri della droga. Non so perché, ma la mia mente ha percepito e selezionato solo queste due notizie, con un denominatore comune: l’infanzia negata. Ho provato allora un senso di sconfitta e profondo rammarico pensando a questi bambini diventati figli di nessuno ed alla mia città, che ancora una volta appariva sulle pagine dei giornali e nei TG nazionali per tali avvenimenti di cronaca.
Apparentemente da noi non c’è la guerra, ma allora come vogliamo definire tutto ciò?Forse che i cosiddetti “muschilli” non possono anch’essi essere considerati bambini/soldati?
Io direi di sì, sperando che si inizino ad elaborare politiche per l’infanzia, concretizzando progetti volti alla prevenzione, e alla riabilitazione dei minori a rischio.
Tornando ai bambini impiegati nei conflitti armati si rileva che UNICEF USA dice che ci sono 300.000 bambini che vengono impiegati come soldati in tutto il mondo. Ma questi dati sono vecchi e l’Unicef stesso dice di non utilizzarli. In realtà le cifre non ci sono , si possono fare delle stime e, come ammettono all’UNICEF,c’è un’ampia variazione nelle stime del numero di bambini soldati coinvolti.
Inoltre non dimentichiamo che i “bambini” sono quelle persone sotto i 18 anni di età. Infatti, possiamo a questo punto considerare tali anche i 6.700 (14% ragazze) arruolati nell’esercito degli Stati Uniti e 5.528 (11% ragazze) nell’esercito inglese(alcune Nazioni , infatti,come gli Stati Uniti d’America, Olanda, Regno Unito, Nuova Zelanda, consentono e prevedono l’arruolamento nelle forze armate ai minori di anni 18).
Oggi sono 22 gli Stati che utilizzano minori nelle ostilità, in forma diretta o indiretta quali, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan, Myanmar, Filippine e Yemen. E più recentemente in Costa d’Avorio, Libia e Siria.
Eppure, a volte, il miracolo succede.Nel 2015, per esempio, l’UNICEF ha ottenuto il rilascio di oltre 10.000 bambini da parte di forze e gruppi armati, e ha contribuito a reintegrare in famiglia e nella società 8.000 di essi.
Il miracolo è accaduto a Ishamael Beah che racconta la sua storia in Memorie di un soldato bambino.
L’ex bambino-soldato Ishmael ha avuto la “fortuna” di incontrare all’ospedale Esther, capace di ascoltarlo,
di aiutarlo a riportare a galla il passato, i traumi e le ferite, di accompagnarlo nel difficile cammino della riabilitazione.
Anche Pratheepa ha vissuto il miracolo di un incontro, quello con Massimiliano Fanni Canelles e Laura Boy, presidente e vice-presidente dell’associazione @uxilia Onlus; quello con Susanna De Ciechi che ha raccolto la sua storia e ce l’ha raccontata ne La bambina con il fucile.
Dal canto suo l’Italiacon la Lista di Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile si impegna ad eliminare il traffico di bambini soldati entro il 2030.
Dobbiamo lavorare insieme per trasformare questa promessa in realtà” ha concluso l’ambasciatore Inigo Lambertini ,Vice-rappresentante Permanente per l’Italia alle Nazioni Unite.
A tal fine bisogna sottolineare che pure La Santa Sede è partner delle NazioniUnite nell’opporsi alle molte forme di violenza verso i bambini coinvolti nei conflitti armati.
“Attraverso le sue varie strutture operanti nella maggior parte delle zone in conflitto, la Chiesa cattolica è attivamente impegnata nel prendersi cura delle vittime di tale violenza”, sottolinea mons. Kassas.
Inoltre, negli anni le strutture della Santa Sede e di numerose Istituzioni cattoliche hanno collaborato con le Missioni di pace e le agenzie dell’Onu per condividere le pratiche nell’ affrontare questo flagello.
Quindi, l’auspicio che il dramma dei bambini coinvolti in conflitti porti ad un cambiamento del cuore e induca le parti a deporre le armi scegliendo, invece, “la via del dialogo”.